Non profit

Sliding doors. Ritorno Roma/Milano via Napoli

di Elena Zanella

Ricordi il film del 1998 diretto da Peter Howitt?

Se qualcuno mi avesse detto che sarei stata sbadata fino a questo punto, prima o poi, non gli avrei creduto, ma è successo.

Quella del 15 ottobre è stata una giornata che non dimenticherò tanto facilmente, sotto diversi punti di vista. Il mio viaggio a Roma per il Nonprofit Leadership Forum ha finito con il trasformarsi in un’avventura.

La mattina parte bene. Risiedo a 20 metri da Fontana di Trevi, in un B&B davvero gradevole e molto raffinato. Faccio una colazione abbondante servita in camera. Ho tutto il tempo per ascoltare un po’ di musica e aggiornarmi un po’. Mi preparo e lascio l’hotel. Raggiungo a piedi piazza del Gesù. La mattina passa in un attimo. Approfitto della mia tappa nella capitale per incontrare alcune persone e discutere di lavoro. Conosco finalmente Antonio, collega che si occupa di finanziamenti UE e che fino a ora avevo solo incrociato sul web ma la cui stima mi ha portato a condividere un pezzettino del mio libro. Seguo la tavola rotonda sugli scenari futuri del terzo settore moderata da Gianluca, noto giornalista, e abbraccio Maria Cristina che seguo con attenzione e slancio sul web, professionista di prim’ordine, profonda conoscitrice delle dinamiche del settore.

Pranzo con alcuni vecchi amici Nino, Carlo, Nicla, Luca, e alcuni nuovi che finalmente vedo dal vivo, come Giulio, Sergio, Andrea. Passo il pomeriggio a parlare di nonprofit e prospettive sulla terrazza del bel Palazzo Altieri, sede del Banco Popolare, con l’amico Stefano che mi racconta la storia di questa splendida sede.

La giornata scivola veloce. Si avvicinano le 3 del pomeriggio e corro verso stazione Termini. Per la prima volta prendo un taxi in condivisione. Mio compagno di viaggio, un americano in Italia che mi racconta il perché ha lasciato gli States e non ritiene di doverci tornare. Per la prima volta, racconto con serenità che mi occupo di fundraising, certa che avrebbe capito al volo. Così è, appunto.

Arrivo in stazione. Il traffico è stato tanto. Troppo. Tutto molto disordinato e tutto molto caldo. Il mio treno è in procinto di partire, pronto al binario 8. Salgo di corsa sulla mia carrozza: la seconda classe è piena ma il mio posto, il 7D, è libero. Fa ancora più caldo. Mi siedo. Colgo i discorsi al telefono della persona seduta accanto a me e gli sento dire, una volta arrivati a Napoli…

Brivido. Ho capito bene? Alzo lo sguardo e lo poso sullo schermo a soffitto. Guardo al di là del vetro, il mio Frecciarossa per Milano centrale è lì, proprio accanto, ad aspettarmi. Al binario 8 come da tabellone. E io sono al 9. Sul treno. Seduta. Scatto in piedi. Raccolgo veloce il bagaglio sotto lo sguardo ilare dei miei compagni di viaggio. Nulla da fare. Le porte sono già chiuse e non si aprono.

Eccomi dunque in viaggio verso Napoli, con buona pace del mio desiderio di tornare a casa in tempi brevi. Fatti quattro conti con il capotreno, riuscirò a rientrare su Milano per le 21.30. Nella sfortuna, sono fortunata. Una volta a Napoli, il mio treno per rientrare partirà dopo soli 5 minuti.

Prego perché tutto vada bene e tutto va bene, per fortuna.

Il viaggio di andata e ritorno è stato incredibile: un Roma/Napoli in prima classe su invito del capotreno e in compagnia di un anziano professore che mi ha raccontato la storia della città vesuviana. Il suo racconto, talmente vivido, mi ha fatto vivere la città senza esserci mai stata. Era come averla davanti agli occhi. E l’ora è passata in un attimo. Nel viaggio da Napoli a Roma conosco un commerciale di un’industria del farmaco con il quale condivido i percorsi di CSR della sua azienda. Passo le successive tre ore a riposare e mi accorgo di averne assoluta necessità.

Con 4 ore di ritardo, finalmente arrivo a casa e penso che nonostante tutto c’è stato molto di bello: ho visto nuovi posti; ho conosciuto gente nuova; ho arricchito le mie relazioni di belle storie. Ringrazio tutte le persone incontrate quel giorno per questo.

La verità è che sono stata bene. Per la prima volta mi sono resa conto di essere veramente ricca, intangibilmente ricca. Per la prima volta, mi sono resa conto di non avere debiti con il passato e che forse, ma dico forse, qualche credito lo vanto. Le cose accadono e vanno accettate perché, nel bene o nel male, ne siamo i fautori e facciamo in modo che avvengano. Alcune porte si chiudono e ci portano a vivere esperienze totalmente nuove, ignote, dai tratti spesso sorprendenti e inaspettati. Relazioni nuove che sai non finire qui. E tutto questo ti dice che quello che conta è il tuo approccio alle cose e la quantità di sole che ti porti dentro.

La foto più sopra l’ho scattata in corsa dal Frecciarossa. E’ una stradina di campagna che il geolocalizzatore mi ha detto essere di Ceprano, vicino a Frosinone. Un particolare nitido in un paesaggio che si muove. Forse la metafora è un po’ questa: trovare la propria via, con obiettivi coerenti, in un contesto che muta velocemente. Non so… ma forse è l’ennesimo pensiero che alberga la mente di un fundraiser di strada, questa notte in un altro hotel.


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