Salute

Sla, annunciata indagine sui calciatori

La ricerca triennale annunciata nel corso di un convegno promosso dall'Istituto Mario Negri. Obiettivo verificare un eventuale nesso tra pratica professionistica del gioco del calcio e l'insorgere della Sla

di Redazione

Una ricerca triennale che coinvolgerà i giocatori di calcio, residenti in Lombardia, di serie A, B e C dal 1970 a oggi, è stata annunciata nel corso della seconda edizione del convegno “Sclerosi laterale amiotrofica (Sla): i malati e la ricerca”. Organizzato dall’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri, il convegno fa parte dei diversi incontri promossi dall’Istituto con l’obiettivo di dar voce ai pazienti, in modo da facilitare un dialogo tra loro e i ricercatori capace di orientare la ricerca alle loro necessità e bisogni. A dare l’annuncio dell’avvio di questa ricerca Ettore Beghi, responsabile del Laboratorio di Malattie Neurologiche dell’Istituto Mario Negri, l’obiettivo è quello di verificare l’esistenza di un eventuale nesso tra pratica professionistica del gioco del calcio e l’insorgere della Sla.

Con l’assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Mario Melazzini, e il Direttore dell’Istituto Mario Negri, Silvio Garattini, sono intervenuti studiosi impegnati nella cura e nelle ricerche e rappresentanti di associazioni che si occupano dei malati di Sla per fare il punto sui risultati riguardanti le cause e anche gli avanzamenti sperimentali in campo terapeutico.
La Sla è una grave malattia dai meccanismi ancora poco conosciuti, che ha come condizione necessaria una predisposizione genetica, non ancora completamente conosciuta, ma dove anche i fattori esterni possono giocare un ruolo fondamentale. Le ricerche su questo punto hanno finora prodotto risultati non univoci, da qui l’esigenza di ulteriori studi più grandi e multicentrici. Di questa categoria fa parte lo studio presentato da Elisabetta Pupillo del Laboratorio di Malattie Neurologiche dell’Istituto Mario Negri, che ha esaminato 575 pazienti affetti da Sla in base a 7 Registri europei (Inghilterra Irlanda, Serbia, Piemonte e Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria, Puglia) allo scopo di individuare le relazioni tra attività sportive e lavorative più o meno intense e il manifestarsi della patologia.
«Dalla ricerca – spiega  Elisabetta Pupillo – emergono chiare indicazioni sul ruolo positivo dell’aver effettuato attività fisica rispetto all’insorgere della Sla».

Sempre nel corso del convegno sono stati presentati i risultati di una sperimentazione clinica mediante la somministrazione di acetilcarnitina abbinata a riluzolo, su 82 malati. La terapia ha significativamente rallentato la progressione della malattia, anche se sono necessari ulteriori studi con un maggior numero di pazienti.

 


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