Cultura

Skopjie: le ong costrette a sospendere i progetti

I cooperanti non se ne vanno e assistono alla fuga dei perseguitati

di Redazione

Balcani polveriera d?Europa: una definizione di cent?anni fa sempre attuale. Dopo la guerra del Kosovo in Macedonia si erano rifugiati i gruppi che fuggivano dall?odio, soprattutto rom. Qui, con base a Skopjie, operano le ong italiane «Lavoriamo con i profughi, soprattutto rom fuggiti dal Kosovo», racconta Ermes Frigerio del Cesvi, «ma ora il progetto è fermo. A Tetovo c?è il coprifuoco. La gente sta scappando e non ci resta che attendere gli sviluppi». L?attività del Cesvi ha le sue basi anche a Kumanovo e Struga, ma delle due è raggiungibile solo Struga. «Però i rom che assistiamo non escono di casa, hanno paura».
«Per fortuna a Tetovo eravamo andati prima degli scontri», è il primo pensiero di Brunella Taccardi di Intersos, che in Macedonia si occupa di distribuire aiuti alimentari. «Assistiamo macedoni, quasi tutti di etnia rom. A Tetovo però erano rimasti solo gli albanesi, i macedoni erano già scappati». Brunella è reduce da uno degli incontri tra ong e agenzie Onu: «Si sta monitorando, ma il nostro lavoro non si può fermare in attesa di sviluppi». In stallo anche i progetti del Cric per i profughi e le famiglie ospitanti. Fermi i corsi professionali a Tetovo e Kumanovo. «A Skopjie si continua», assicura Nicola Belsito, «ma la gente al confine scappa». «Abbiamo registrato assenze anche ai corsi di Skopjie», confida Maria Beatrice Rosa del Cric, eppure, confida, «nella nostra sede tra macedoni, rom e albanesi non c?è tensione nelle relazioni personali. Siamo però in una città divisa che col tempo lo sta diventando sempre più».

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