Economia

SJ. Lavorare in rete, sì ma in modo nuovo

L'impresa sociale a confronto con il territorio

di Redazione

L’impresa sociale è un fenomeno che per essere compreso in profondità richiede una lettura a partire da diversi punti di vista. Uno di questi è la capacità di queste imprese di ?fare rete?, sia fra se stesse sia con altri soggetti pubblici e privati. In questi ultimi anni le imprese sociali hanno fortemente investito sulla loro capacità di networking: consorzi, associazioni d?impresa, partnership di sviluppo, ?tavoli? di programmazione, ecc. Si tratta di strutture molto diverse per finalità e assetto, ma con una caratteristica in comune, ovvero la volontà di costruire e rafforzare legami fra organizzazioni diverse per il raggiungimento di obiettivi comuni.

Ma si può ancora contare sulla capacità di far rete dell?imprenditoria sociale per sostenere il suo sviluppo? La sfida consiste nel coniugare due tendenze divergenti: da un lato l?istituzionalizzazione dell?impresa sociale come fenomeno imprenditoriale che ha superato la fase pionieristica, dall?altro è necessario confrontarsi con la crescente eterogeneità delle forme che la stessa imprenditoria sociale può e potrà assumere (per forma giuridica, ambito di attività, organizzazione, governance, ecc.) anche grazie alle recenti innovazioni normative.
Le reti delle imprese sociali assumono sempre più spesso la conformazione di ?filiere progettuali? che si compongono e ricompongono su basi territoriali inedite e con il contributo attivo di diversi stakeholder.

Si possono identificare alcune questioni che il management è chiamato ad affrontare, o almeno ad esplicitare, in modo da optare per un modello il più possibile definito. La prima tocca la mission delle reti delle imprese sociali, cercando di stabilire quanto la finalità di ?interesse generale della comunità? che caratterizza le singole imprese sia attribuibile anche al network. La seconda questione riguarda invece le attività. A fronte di un numero crescente e sempre più diversificato di attività svolte ?in rete? si pone un classico problema organizzativo del ?make or buy?, ovvero quanto le reti siano in grado di gestire in proprio, oppure si pongano come intermediatori di relazioni con interlocutori strategici a cui delegare una parte – anche rilevante – della produzione.

Terza questione riguarda la natura dei legami tra i nodi delle reti fra imprese sociali. Il pensiero fin qui dominante ha sottolineato il carattere lasco di relazioni che si attivano intorno a questioni specifiche, poggiando su una consistente dimensione interpersonale. A fronte di un simile assetto si pone la questione di contemperare il carattere ?naturale? con meccanismi che aumentano il livello di interdipendenza tra i nodi delle reti agendo in due direzioni.
La prima è la gerarchia, attraverso cui si organizzano in senso verticale reti ?piatte? con nodi relativamente autonomi. La seconda è la filiera, ovvero forme di interdipendenza funzionali alla produzione di beni complessi che prevedono elevati livelli di specializzazione e forme articolate di coordinamento. Infine, esiste una questione che riguarda la governance delle reti. Ad un?osservazione generale sembra che le imprese sociali finora abbiano saputo costruire soprattutto reti fra simili con compiti tipicamente mutualistici (la rappresentanza degli interessi, l?incapsulamento del mercato, ecc.).

Se però le reti assumono le finalità tipiche dell?impresa sociale, occorrerà prevedere percorsi per realizzare, anche a questo livello, forme di governo che prevedono la presenza di diversi portatori di interesse. Ed è proprio la rete multistakeholder che prefigura una forma inedita di impresa sociale basata sul coordinamento funzionale su base territoriale tra diverse unità imprenditoriali e i loro stakeholders.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA