Economia

SJ. Itaca, l’isola del bene comune compie 15 anni

Tempo di bilanci per la cooperativa sociale di Pordenone

di Elisa Cozzarini

Rapida e armoniosa. Così è stata la crescita della cooperativa Itaca, nata a Pordenone 15 anni fa. Nel 1992 c?erano 43 soci, oggi sono più di mille e il fatturato è passato da 68.550 euro a 21.520.667 al 31 dicembre 2006. «Tra le esperienze, ci ha stupito forse più di tutte quella della casa albergo per anziani a Cimolais. Il Comune ci ha dato la struttura in comodato, ma noi all?inizio eravamo perplessi. Pensavamo che non avrebbe funzionato, in un piccolo paese a un?ora e mezza di auto da Pordenone», racconta Orietta Antonini, direttrice della cooperativa.
Orietta è immigrata in Friuli tanti anni fa. Già dal 1988 lavora alla Coop Service Noncello, da cui appunto è nata Itaca. «Alla gente di qui piace la tranquillità, ecco perché nella casa di Cimolais i 27 anziani sono felici di starsene in montagna e sono anche molto integrati nella piccola comunità locale. Li vedi girare per il paese. Forse quelli più scontenti sono gli operatori, che devono andare fin lassù?».

Itaca è una cooperativa di tipo A, attiva soprattutto in Friuli-Venezia Giulia. Si occupa di servizi per la prima infanzia, centri estivi, disabilità, aggregazione giovanile, servizi socio-educativi a minori, per persone tossicodipendenti, salute mentale e, appunto, agli anziani. Opera inoltre nelle province venete di Treviso, Venezia, Belluno e a Merano (Bolzano), con esperienze sporadiche anche più lontano, come a Novara e Parma, ma resta molto legata al territorio. «Ci piace lavorare nel piccolo, perché così si riescono a curare meglio i rapporti con le persone», continua Orietta.

Infatti, oltre che a Cimolais, anche la casa albergo di Valvasone, sempre in provincia di Pordenone, in appalto ormai dal 1994, ha solo 26 posti anche se ce ne starebbero di più. «In generale nel 2007 abbiamo organizzato molte iniziative per festeggiare il quindicesimo anniversario, ma ci sono sempre occasioni di convivialità in tutte le nostre strutture. A Valvasone d?estate gli infermieri fanno una grande grigliata. Ci viene mezzo paese, con tanto di orchestra. Insomma, per noi è importante anche il contatto con le famiglie, gli amici e la popolazione locale. Questo avviene anche grazie alle capacità di relazione dei nostri operatori», affermano in coro Orietta e Leo Tomarchio, il presidente.

In 15 anni di progetti, uno dei più belli e innovativi, ma non per questo remunerativi, è stato, secondo Orietta e Leo, Contatto. Quattro operatori di strada, perfettamente confusi con i potenziali utenti, erano impiegati sul campo, nelle discoteche, sale gioco, locali notturni, per agganciare i giovani e fare prevenzione delle dipendenze. «Poi il committente, in quel caso la Asl, ha deciso di non investire più nel progetto e si è bloccato tutto. Un vero peccato. Per questo stiamo cercando, dal 2001, di orientare la nostra crescita indipendentemente dalle gare d?appalto. Così abbiamo iniziato ad acquistare immobili e creare servizi in proprio. Ma il nostro resta comunque un servizio di utilità pubblica e l?interlocutore sono i Servizi sociali», afferma Orietta.

Così, tra le altre cose, Itaca oggi ha aperto cinque comunità psichiatriche. «In Friuli Venezia Giulia si sente molto l?eredità di Basaglia e se in tutta Italia l?applicazione della legge 180 è in ritardo, da noi forse lo è un po? meno. Comunque abbiamo imparato che per creare servizi di questo tipo, bisogna farlo di nascosto, senza che i vicini lo sappiano fino all?ultimo momento. Alla fine, a Ronchis di Latisana la gente è pure venuta all?inaugurazione e d?estate si fa una festa a cui partecipa tutto il paese».
Oggi che Itaca è diventata una grande realtà, ci si pone anche il problema di come mantenere un rapporto di mutualità con mille soci. «Ci proviamo organizzando assemblee territoriali, dove è più facile per tutti esprimersi», dice Leo. Per la relazione sociale del 2006 è stato chiesto a un campione di soci cosa pensasse della cooperativa. Tra i punti di forza è emerso che i lavoratori si sentono coinvolti nel processo decisionale. Ma un punto negativo è che non si usano incentivi economici per motivare il socio lavoratore.

Itaca ha sostenuto e accolto con favore le recenti norme regionali sulla cooperazione: la legge regionale 6/2006, attuativa della legge quadro 328 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, e la 20/2006. «Così la Regione dimostra di riconoscere il ruolo della cooperazione», dice Orietta. «La legge regionale 20/2006 stabilisce norme più stringenti per un corretto affidamento dei servizi e trattamento del personale. Sono norme spesso aggirate, soprattutto per la presenza di soggetti atipici. A Itaca da sempre ci teniamo al trattamento economico equo del lavoratore, perché il lavoro sociale non è volontariato». La direttrice conclude energica: «Da noi l?85% dei dipendenti sono donne. Ogni anno il 10% va tranquillamente in maternità, ricevendo il 100% dell?indennnità Inps, anziché il 70% come prevede il contratto. Così realizziamo la parità di genere».

www.itaca.coopsoc.it

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