Welfare

Situazione esplosiva

Le proteste non fermano il flusso di nuovi arrivi. L’unica via è l’allestimento di una tendopoli

di Redazione

Continuano senza sosta da giorni a Lampedusa gli sbarchi di migranti in fuga dal Nord Africa, il cui numero sull’isola al momento supera i 4mila, con il centro di accoglienza che ha una capienza massima di 850 posti. «Gli sbarchi sono continui, non abbiamo un numero esatto ma siamo a più di 4mila», ha detto al telefono, a Reuters, Edoardo Faiella, dell’ufficio stampa del Comando Generale della Guardia di Finanza, presente sull’isola.

«L’esodo è incessante, arrivano anche 12-13 imbarcazioni al giorno, in media con 80-100 persone per volta, e la tensione con gli abitanti di Lampedusa sta crescendo», ha aggiunto. Centinaia di lampedusani ieri, come mostrato dalle immagini tv, hanno protestato impedendo di attraccare alla nave che stava portando il materiale per allestire una prevista tendopoli da installare sull’isola visti gli arrivi e la capienza insufficiente del centro di accoglienza. Gli abitanti dell’isola, che conta meno di 5mila residenti, chiedono che Lampedusa sia decongestionata e che i migranti vengano distribuiti in altri centri in Italia.

In Sicilia sono sbarcati anche i primi libici: due imbarcazioni con a bordo circa centoventi nordafricani provenienti dalla Libia sono state intercettate la notte scorsa di fronte al litorale etneo. Sono i primi immigrati di nazionalità libica che approdano dopo lo scoppio delle tensioni in Nord Africa.

Sebbene i volontari della Croce Rossa impegnati a Lampedusa abbiano lavorato incessantemente, garantendo a tutti i nuovi arrivati la necessaria assistenza sanitaria, oggi è prevista la task force programmata dal governo regionale che invierà sull’isola un elicottero con a bordo i tecnici dell’assessorato per la Salute per valutare le reali condizioni in cui versano i cinquemila immigrati presenti a Lampedusa.

Intanto ieri a Lampedusa sono arrivati il commissario straordinario della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, e il direttore generale Patrizia Ravaioli. I due, dopo aver constatato le difficili condizioni in cui si trovano le migliaia di immigrati giunti negli scorsi giorni, lasciati circolare per il paese senza possibilità di un riparo dove rifugiarsi, hanno assicurato il rafforzamento dei servizi di assistenza sanitaria e chiesto che venga presa nuovamente in considerazione l‘ipotesi di istallare al più presto una tendopoli.

Questa soluzione, però, è osteggiata dai cittadini dell’isola, che ieri sono scesi in piazza per opporsi all’accampamento, impedendo alla nave che portava le tende di scaricare il materiale per l’istallazione. Il timore dei lampedusani, tra i quali anche il sindaco Bernardino De Rubeis, è quello di veder definitivamente compromessa la prossima stagione turistica dell’isola.

È intervenuto, sulla situazione, anche la Chiesa, attraverso il consiglio pastorale parocchiale di Lampedusa che scrive in un documento «la situazione venutasi a creare a seguito dell’incontenibile e incalcolabile flusso migratorio continua a rimanere precaria e confusionaria. L’arrivo in massa dei migranti deve essere al centro di un programma di accoglienza con la creazione di centri spalmati sul territorio italiano, in modo da non gravare solo sull’isola che rischia di trasformarsi in una polveriera. La situazione è diventata insostenibile e lo sarà sempre di più nei giorni a venire. Inascoltate, a tutt’oggi le richieste della popolazione dell’Isola di Lampedusa. Dopo l’appello del nostro arcivescovo, confidiamo nella mediazione del presidente della Repubblica, perchè lo Stato, latitante nei confronti della popolazione e delle sue legittime richieste, si faccia fattivamente presente. Non è più solo questione di tende precarie».

E mentre la situazione igienica è diventata precaria, «l’assessore regionale si limita a inviare osservatori ma riteniamo, invece, che la popolazione abbia bisogno di risposte concrete nel rispetto dei diritti degli isolani e dei migranti. A nostro avviso l’isola non e’ piu’ capace di mantenere la presenza di 10mila persone. Vanno percio’ intensificate e accelerate le turnazioni per il trasferimento dei migranti in strutture altre».

La Chiesa locale guidata da don Stefano Nastasi ha anche lanciato un appello «agli uomini di governo» ai quali è stato ricordato che i lampedusani «sono più vicini alla Libia, di qualunque cittadino italiano, e certamente più di chi siede su uno scranno di governo. Se le prospettive belliche sono preoccupanti ancora più preoccupante dovrà essere il possibile flusso migratorio che seguirà. Se così fosse Lampedusa verrebbe a trovarsi in un continuo stato d’emergenza». Appelli anche al presidente della Repubblica: «Oggi avvertiamo che l’Italia non è unita nè unica. Siamo soli», al premier e al ministro della Giustizia («la ricerca della giustizia, alla quale vi appellate, vale anche per noi. Ma qui oggi c’è giustizia?»), al ministro dell’Interno («Crediamo che i prefetti non possano sostituirla nelle scelte politiche che a lei competono. Lei ministro della Repubblica italiana e dunque anche di Lampedusa»), al ministro della Difesa («noi siamo parte della Sicilia che accoglie postazioni militari per la difesa dell’Italia, aiuti la gente del Nord a far comprendere che l’accoglienza dei migranti e il loro dislocamento nel Paese sono necessari al fine di difendere anche Lampedusa che è Italia»).

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