Salute

Sister 2 Sister: “Rompere il silenzio sull’HIV”

Ricercatrice di un vaccino contro l'AIDS tra gli organizzatori della Conferenza Internazionale in Sud Africa

di Giuseppe Lanzi

CERES (Sud Africa): E’ la deus ex machina della conferenza; ha lavorato nella stesura dei contenuti, nella scelta dei relatori e, nonostante il suo volto da bambina, è sicuramente la più preparata sul tema HIV/AIDS attorno al quale ruota anche la sua vita professionale. Wendy Burgers, 30 anni, ricercatrice medica sudafricana, fa parte di un gruppo di lavoro che lavora alla ricerca di un vaccino in grado di sconfiggere l’HIV; allo stesso tempo presta la sua opera di volontaria presso la ONG SHADE ed è praticamente l’organizzatrice della conferenza Sister 2 Sister alla quale ha collaborato fin dalla prima edizione. La incontriamo tra una sessione e l’altra dei lavori, costringendola a fermarsi un secondo per rispondere alle nostre domande. Vita: Wendy, iniziamo da questo Jamboree Sister 2 Sister; di cosa si tratta esattamente? Wendy: E’ un incontro tra donne che desiderano coinvolgersi nella guerra contro l’HIV. Noi esponiamo loro tante possibilità di intervento ai più disparati livelli; saranno poi loro a decidere come e dove impegnarsi. Vengono da diversi paesi ed è arricchente per tutti la condivisione delle loro esperienze sul campo. Vita: Cosa pensi che si possa trasmettere a queste donne che vivono realtà così diverse tra loro? Wendy Davanti al comune problema AIDS, è necessario dare delle risposte diverse a seconda del contesto culturale nel quale si è chiamati ad operare. E’ quindi importante anche per noi conoscere le diverse culture africane. Possiamo aiutarle nel prendere contatto e stabile network con le altre donne impegnate nel loro paese, magari in zone diverse, o fare da ponte per contatti transnazionali. Il Jamboree non è il punto di arrivo ma anzi un punto di partenza dove possono confrontarsi con esperti, ricevere materiale che potranno poi utilizzare nella loro attività quotidiana Vita: Nessuna delle delegate può essere considerata una “esperta” di AIDS; cosa possono fare, in che modo possono aiutare a sconfiggere il virus? Wendy Credo che la cosa più importante sia rompere il silenzio ed iniziare a parlare del tema con i loro mariti, colleghi, amici, figli… Necessitano fondamentalmente due cose: informazioni e il coraggio di rompere il silenzio. Il silenzio è il problema non solo per hiv ma anche per altri temi come il sesso, la sessualità e tutto quanto ruota intorno a questi argomenti. Ripeto: è necessario rompere il silenzio per ipotizzare delle soluzioni a qualunque problema. Vita: La battaglia contro il virus fa parte completamente della tua vita al punto che fai parte di un gruppo di studio per un vaccino contro l’AIDS; ci spieghi di cosa si tratta? Wendy Qualche anno fa in sa il governo ha realizzato la necessita di un vaccino. Esistono diversi tipi di virus; per esempio in Africa abbiamo il sottotipo “C” mentre in europa abbiamo il “B”. E’ stato quindi creato la “Southafrican AIDS Vaccine Initiative” con il mandato di sviluppare un sicuro effettivo vaccino contro l’HIV per il Sud africa. Io faccio parte di questo gruppo di lavoro. In particolare sono direttamente coinvolta nella sperimentazione su animali e nelle procedure per l’approvazione della sperimentazione umana; attualmente abbiamo un vaccino che stiamo sviluppando in laboratorio che dovrebbe entrare nella sperimentazione umana l’anno prossimo. Vita: Cosa devono aspettarsi in un immediato futuro tutte le persone affette dalla malattia? Wendy Purtroppo bisogna essere concreti e dire chiaramente che i vaccini sui quali si sta lavorando sono di tipo preventivo e che comunque dovremo aspettare almeno 10 anni prima di sapere se effetivamente funziona… Per chi è affetto oggi, il trattamento medicale è l’unica opzione. In Sud Africa è concreto un impegno da parte del governo di mettere a dispoizione di tutti i farmaci antiretrovirali. Non è certo una cosa semplice; basti pensare ai costi strrutturali della distribuzione sistematica e al fatto che i pazienti in trattamento debbano essere costantemente monitorati. Vita: Una battaglia persa in partenza quindi? Wendy Assolutamente no se tutti fanno la loro parte. E’ necessario che tutti diventino attivisti e si uniscano nella battaglia contro l’hiv che ci concerne tutti nessuno escluso. Il modo più semplice per fare qualcosa è rompere il silenzio! Info: Sister2sister GALLERIA FOTOGRAFICA


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