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Il decreto anti crisi e la «più fai, meno versi»

di Maurizio Regosa

«Questo articolo, finora passato inosservato, potrebbe essere un significativo stimolo alla cittadinanza attiva»: si riferisce all’articolo 23 del decreto legge anti crisi da poco diventato legge Gregorio Arena, professore di Diritto amministrativo a Trento e presidente del Laboratorio per la sussidiarietà. In effetti, prevedendo una detassazione dei microprogetti «di arredo urbano o di interesse locale operati dalla società civile nello spirito della sussidiarietà», questa norma – voluta espressamente dal ministro Giulio Tremonti – potrebbe avere una portata innovativa. Promuovendo nuovi stili di cittadinanza e l’assunzione diretta della responsabilità: «Se lavori per sistemare l’ambiente che ti circonda, vuol dire che ti senti a casa tua. Ti senti padrone di casa della Repubblica», commenta il professore, che è soddisfatto anche per un altro motivo: «Il testo non lo dice, ma implicitamente si riconosce ai cittadini di decidere, o quanto meno di suggerire delle priorità». In effetti l’articolo prevede che «per la realizzazione di opere di interesse locale, gruppi di cittadini organizzati» (definizione che andrebbe approfondita) possano formulare «proposte operative di pronta realizzabilità», «indicandone i costi ed i mezzi di finanziamento, senza oneri» per l’ente locale territoriale.
Dunque di fatto possono indicare una loro opinione sull’importanza (e la priorità) di questa o di quell’opera, avanzando proposte cui il Comune, se d’accordo, potrà fornire «prescrizioni e assistenza». In altri termini, i cittadini potranno individuare autonomamente e suggerire che progetti realizzare e questa dal punto di vista della sussidiarietà è senz’altro una buona notizia. Avranno poi la possibilità di detrarre dall’imposta sul reddito le spese sostenute. E questa è una buona notizia per i loro portafogli. Il fatto che l’articolo adotti una formulazione generica («opere di interesse locale») potrebbe anche costituire un interessante passepartout per applicare tali detrazioni a iniziative che esulano dall’arredo urbano. Un secondo passo, positivo, sarebbe quello di allargare il principio dall’Irpef all’Iva (ancora oggi, ed è un vero paradosso, le non profit che acquistano beni necessari per realizzare i loro scopi statutari – ad esempio giocattoli per minori – devono versare l’Iva).
Staremo a vedere. Anche per capire come funzionerà concretamente la norma, che prevede la possibilità per gli enti locali di predisporre un regolamento specifico. «Come Laboratorio per la sussidiarietà», conclude Arena, «stiamo elaborando una bozza di regolamento: la proporremo all’Anci, magari coinvolgendo il ministro dell’Economia».


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