Politica

Sistema duale: i soldi ci sono, l’organizzazione no

Il Pnrr punta a rafforzare il sistema di formazione professionale, in particolare stanziando 1,50 miliardi per gli ITS. Altri 0,6 miliardi sono previsti per il rafforzamento del "sistema duale" e l'apprendistato. Accanto a risorse e progettualità – entrambe ci sono nel Pnrr – per rendere concreto l'obiettivo di avvicinare giovani e lavoro, occorre però costruire solide basi organizzativo-gestionali, purtroppo oggi mancanti in gran parte del Paese

di Maurizio Drezzadore

Tra i tanti meriti del Pnrr italiano possiamo senz’altro annoverare l’aver dato nuova centralità alla formazione, che per la discontinuità delle politiche di questi ultimi decenni ed ancor più per la mancanza di processi di governance ha finito per divenire un arcipelago che oggi si fatica a chiamare sistema. Questa premessa deve servirci da riflessione nell’affrontare i punti salienti del Pnrr per prossimo quinquennio: è indispensabile infatti dotarsi non solo di risorse e di progettualità – entrambe si riscontrano nel Pnrr – ma bisogna saper costruire solide basi organizzativo-gestionali, purtroppo oggi mancanti in gran parte del Paese, per dare effettività ai nuovi obiettivi.

Giustamente è stata posta l’attenzione al rafforzamento del sistema duale di apprendimento, con l’ambizioso obiettivo di raddoppiare i percorsi formativi e gli allievi che potranno conseguire i titoli di studio nella filiera della secondaria superiore e della formazione. Il sistema duale infatti, dopo un positivo biennio di sperimentazione, sembra entrato in una fase di torpore. I 600 milioni dedicati al duale nel Pnrr sono risorse congrue per conseguire il raddoppio dei percorsi e degli allievi, ma il principale problema da affrontare riguarda non i soldi ma l’arretratezza in cui versano sul punto numerose Regioni. Già oggi – quando le risorse annue disponibili erogate alla Regioni sono circa la metà di quelle che arriveranno nei prossimi cinque anni – il Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali sta definanziando e recuperando finanziamenti assegnati negli anni precedenti che non sono stati utilizzati. Che cosa succederà quindi se raddoppiando le risorse annue destinate al duale nei prossimi cinque anni si passerà da 125 a 250 milioni?

Anche dal punto di vista della natura dei percorsi da programmare bisognerà fare una adeguata riflessione, riorganizzando l’offerta formativa in modo più coerente con gli obiettivi del Pnrr. Ad oggi sono solo cinque le Regioni che hanno dato vita a percorsi quadriennali nel sistema duale per il diploma professionale e solo tre quelle che hanno programmato percorsi di quinto anno per il conseguimento del certificato di specializzazione tecnico superiore. Insomma, sopravvive una concezione obsoleta della formazione che viene incanalata in modo pressoché totalitario verso le figure di “operai qualificati” (il titolo di qualifica si consegue al terzo anno), quando invece le sfide della transizione ecologica e digitale vorrebbero poter disporre di figure tecniche. Ignorando che solo con percorsi di diploma e specializzazione risulterebbe possibile offrire una riqualificazione ai giovani Neet, che spesso non mancano di titoli di studio ma che sono inadeguati al fabbisogno del mercato del lavoro.

Una ulteriore complicazione è rappresentata dagli attori sociali in campo. In questi ultimi vent’anni in particolare al Sud molti Enti storici di formazione sono entrati in crisi. In gran misura queste crisi sono derivate dal malfunzionamento della governance pubblica dei sistemi, in particolare per l’enorme ritardo che si era venuto cumulando nelle verifiche amministrative e conseguentemente nelle erogazioni finanziarie. Non sono mancati tuttavia numerosi esempi di inadeguatezza del management degli stessi enti di Terzo settore, derivante da regole del tutto incongrue nell’individuazione delle risorse umane dedicate alla conduzione di attività economiche che comportavano, sovente, la gestione di bilanci significativamente cospicui. La conseguenza di tali condizioni ci porta oggi a sollevare un grande interrogativo: chi tra Stato, Regioni ed Enti si sta preoccupando di creare condizioni di fattibilità per i programmi di formazione previsti dal Pnrr nel Mezzogiorno?

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Il numero di VITA di novembre, "Il Pnrr nel mirino", grazie agli esperti delle varie reti, ha analizzato cosa va e cosa non va nel Pnrr su dieci grandi temi, avanzando delle proposte: Non autosufficienza; Sud; Case della Comunità; Disabilità; Formazione professionale; Servizio civile; Povertà; Asili nido; Dispersione scolastica e Volontariato. Nei prossimi giorni pubblicheremo questi focus, nell'ottica di informare, monitorare, condividere e provocare.

*Maurizio Drezzadore è consulente di formazione

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