Welfare

Siriani a Milano, l’accoglienza a rischio “sold out”

A Milano quasi tutte le notti i profughi siriani raggiungono il limite dell'accoglienza. Ieri nuovi arrivi ad aiutarli gli operatori di Fondazione Progetto Arca. Majorino: «Al posto del ministro Alfano sarebbe meglio avere qualcuno di Progetto Arca»

di Antonietta Nembri

La Milano dell’accoglienza da una settimana è quasi sempre sold out. È successo anche ieri, giovedì 8 maggio, quando un gruppo di una settantina di profughi siriani sono approdati alla Stazione di Porta Garibaldi. I posti di accoglienza in città sono 700: una goccia nel mare.

Avvisati dall’ormai tradizionale rete informale gli operatori di Fondazione Progetto Arca sono pronti. E dopo un primissimo saluto e la constatazione che il numero delle persone scese dal treno proveniente da Reggio Calabria è superiore alle notizie giunte via telefono, gli operatori di Arca accompagnano in Stazione Centrale i profughi siriani. Lì dove c’è un’area adatta all’accoglienza di queste persone nell’ammezzato a balconata del salone di ingresso.
Nel tragitto in metropolitana (l'Atm collabora con il Comune nell'accoglienza dei profughi) l’incontro casuale con l’assessore Pier Francesco Majorino, anche lui diretto alla stazione Centrale (in serata è intervenuto al Salone del Libro di Torino) . Gli operatori della Fondazione lo conoscono, parlottano un po’ e poi iniziano le telefonate. Si chiama il centro di via Aldini (luogo privilegiato di accoglienza dei nuclei familiari gestito dalla Fondazione) e soprattutto gli uffici comunali preposti al coordinamento della rete di accoglienza che coinvolge altre realtà sociali milanesi.

«Siamo molto vicini al limite» dice Fabio Pasiani di Fondazione Progetto Arca tra una telefonata e l’altra. Una dozzina di uomini delle settanta persone giunte ieri (tanti come sempre i bambini) sono stati accolti poi dalla Fondazione Fratelli di San Francesco che però non è in grado di accogliere i nuclei familiari (tra le realtà impegnate nell'accoglienza anche Farsi Prossimo, Casa della Carità, Caritas Ambrosiana).
E gli arrivi continuano, tutti i giorni. Preavviso un paio d’ore grazie alla rete informale composta soprattutto dai giovani musulmani. «Stiamo operando nella totale assenza dello Stato» dice un amareggiato assessore Majorino «Sono otto mesi che chiediamo un coordinamento, ma non succede nulla, non viene organizzata l’accoglienza».

Per l’assessore del Comune di Milano parlare di quanto sta succedendo alla Stazione Centrale è come spargere sale sulle ferite.
Assessore,  se i posti per l’accoglienza in città sono al limite, cosa succede se si supera questo limite? «Dormiranno in stazione» è la sconsolata risposta.
È vero che il turnover è molto rapido, perché la mèta per tutti non è Milano, basti pensare che sui circa 6000 profughi accolti da ottobre a oggi meno di dieci hanno chiesto asilo qui, ma i numeri degli sbarchi e di quanti sono in fuga dalla guerra siriana sono immensi.

Prima di prendere il suo treno Majorino non si lascia sfuggire un commento amaro sulla situazione che definisce «allucinante»: «Il ministro Alfano non fa nulla per questa emergenza, forse sarebbe meglio mettere al suo posto qualcuno di Fondazione Progetto Arca o dei giovani musulmani. Sicuramente ci guadagniamo». Nel tardo pomeriggio sul suo profilo Fb l’assessore scrive «… stanotte torneremo a toccare quota settecento. Dal ministro Alfano nulla di nuovo. Che vergogna».

«Domani (oggi – ndr.)  riattiveremo il presidio in Stazione Centrale» annuncia Pasiani di Fondazione Progetto Arca.
I weekend sono i momenti in cui si ha sempre un maggior afflusso. E l’emergenza quotidiana continua…
 


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