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Siria, ancora vittime di tortura

In occasione della Giornata per il sostegno alle vittime di tortura il SNHR ha pubblicato il suododicesimo report. Dal 2011 a oggi oltre 15mila persone hanno perso la vita in seguito adabusi

di Asmae Dachan

“Solo perché ho documentato le atrocità in Siria per il Syrian Center for Media and Freedom of Expression il regime di Assad mi ha fatto sparire con la forza e mi ha torturato ogni giorno per nove mesi, anche con scosse elettriche, percosse con manganelli e cavi elettrici, abusi verbali, privazione di cibo, medicine e sonno. Non ho mai visto la luce del sole né mi è stato concesso un minuto fuori dalla mia cella sotterranea. Oggi, il danno delle torture che ho subito sembra molto più grande di quando sono stato rilasciato”. Sono le parole con cui Mansour al Omari, vittima di tortura, LLM in Giustizia di Transizione e consulente di Reporters sans Frontières in Siria ha commentato la ricorrenza del 26 giugno, Giornata Internazionale in supporto delle vittime di tortura, istituita dalle Nazioni Unite con la soluzione 52/149 del 12 dicembre 1997.

Per il dodicesimo anno consecutivo il Syrian Network for Human Rights, Snhr, ha pubblicato un rapporto sulla situazione in Siria (qui il link al documento). Secondo quanto emerge dal documento, dal 2011, anno in cui sono iniziate le proteste antigovernative, represse poi nel sangue dando inizio alla guerra, oltre 15mila persone sono morte in Siria sotto tortura o a causa di negligenza medica all’interno delle prigioni. Tra le vittime ci sono 198 bambini e 113 donne. Il rapporto fa luce su un gran numero di episodi di tortura e resoconti di sopravvissuti alla tortura di ex prigionieri, nonché episodi di morte dovuti a tortura che sono stati documentati nell'ultimo anno, dal 26 giugno 2022. Sono nell’ultimo anno i casi registrati sono 62. Alla luce di questi fatti la legge n. 16 che criminalizza la tortura, promulgata dal regime siriano il 30 marzo del 2022, “non ha senso”, si legge nel documento.

Oggi, oltre 155mila persone sono ancora detenute e/o fatte sparire forzatamente per mano delle parti in conflitto e delle forze di controllo in Siria. Il regime siriano, secondo quanto emerge dal report del Snhr, è responsabile dell'88% di tutti i casi di sparizione forzata. Il report evidenzia che la stragrande maggioranza di questi detenuti sono prigionieri politici, detenuti nel contesto della rivolta popolare, e sottoposti a una o più forme di tortura per anni. Tra i responsabili di questi crimini ci sono poi le formazioni terroristiche dell’Isis e di Hayat Tahrir al Sham, Hts, ma anche fazioni di opposizione come il Syrian National Army, Sna le Syrian Democratic Forces, Sdf, e altre formazioni combattenti.

“Questo rapporto arriva in un momento in cui alcuni Stati arabi hanno deciso di ripristinare i rapporti con il regime siriano. Vogliamo che questo rapporto dimostri a quegli e ad altri Stati che il regime siriano sta ancora praticando i metodi più orrendi di tortura contro donne, bambini e tutte le vittime arbitrariamente detenute”, ha commentato Fadel Abdul Ghany, direttore esecutivo del Snhr.

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