Quelli che curano chi cura

Siracusa, così i caregiver possono ritrovare se stessi

Nei Centri di prossimità della Fondazione Ebbene nella Provincia Nord di Siracusa sta prendendo avvio il progetto "I care" che intende supportare chi si prende cura di una persona non autosufficiente. Non servirà avere la 104 o attendere la burocrazia: l'iniziativa vuole accogliere i beneficiari appena ne hanno bisogno, subito dopo la diagnosi

di Veronica Rossi

Giulia (nome di fantasia) è una doppia caregiver: suo figlio è nello spettro autistico e ha alto bisogno di assistenza, suo marito ha una patologia degenerativa. Ha organizzato le sue giornate in modo che il ragazzo – che ora ha 28 anni – riesca a seguire la mattina le attività di un centro che si trova a 30km da casa, per poi andare in un’altra struttura un paio d’ore nel pomeriggio. Una vita di corsa, una vita al servizio dei suoi cari. Quando al centro di prossimità della Fondazione Ebbene hanno chiesto a Giulia se voleva partecipare ai gruppo di auto-aiuto del progetto “I care”, nato per supportare i caregiver nel territorio di Siracusa, lei si è commossa. «Avere un momento in cui mi posso sfogare, posso raccontare e posso ascoltare è quello che ho sempre voluto».

L’iniziativa è messa in campo dalla cooperativa Health &Senectus come capofila di un ricco parternatiato pubblico-privato che vede coinvolti anche l’Asp di Siracusa e il Comune di Lentini ed è sostenuta da Fondazione Con il Sud nell’ambito del bando socio-sanitario. Si svolge nel distretto sociosanitario siciliano 49, nella Provincia Nord di Siracusa – in particolare nei Comuni di Lentini, Carlentini, Augusta e Francofonte -, dove sono situati due centri di prossimità, luoghi di prima accoglienza, di orientamento e di accesso ai servizi di progetto. «Il nostro obiettivo è rendere le persone autonome nell’alleggerire il peso di cura», dice Alessio Bufalino, uno dei coordinatori del progetto, «ma anche nel trovare spazi per ritornare a essere componenti del proprio nucleo familiare – mogli, figli, madri, padri – a prescindere dal ruolo di cura». Nei cinque mesi dall’inizio delle attività, gli operatori hanno incontrato circa 40 caregiver. Di questi, 30 sono donne. «Stanno però iniziando a esserci più uomini e anche nuclei di due genitori che partecipano assieme», commenta Bufalino. «Stiamo studiando dei servizi dedicati proprio ai papà». Intanto, il centro di prossimità sta facendo degli incontri per definire i bisogni specifici e iniziare a categorizzare i servizi da offrire. Ci saranno gruppi per genitori di bambini disabili, gruppi per genitori di adulti disabili, gruppi solo di papà, gruppi dedicati ai malati oncologici e alle talassemie – malattie del sangue tipiche della Sicilia –, grazie a un partner di progetto che li porterà avanti. Ognuno di essi sarà seguito da uno psicologo con competenze che si adattano alla specifica categoria di persone che gli verrà affidata.

Il progetto, che avrà la durata di 40 mesi, prevede infatti anche un supporto psicologico, in gruppo o individuale. «Ci ha sorpresi la grande risposta positiva dei caregiver», continua il coordinatore, «sono tutti pronti a incontrarsi, a parlare e a fare gruppo; sono previsti anche momenti di sollievo per consentire alle persone di partecipare a una serie di attività legate al mutuo aiuto, ma anche alla ginnastica dolce o alla danza, per esempio». I caregiver rischiano spesso di sentirsi soli e abbandonati: per questo è importantissimo riuscire a far gruppo, offrire degli spazi per riappropriarsi di se stesso a chi si ritrova a gestire 24 ore al giorno la cura di un altro essere umano.

Anche l’orientamento è fondamentale: quest’anno, per esempio, ci sono delle novità rispetto all’Home care premium, bando dell’Inps che finanzia progetti di assistenza domiciliare per dipendenti pubblici – o ex dipendenti pubblici pensionati – e loro familiari. Solo nel territorio della provincia Nord di Siracusa sono 100 i nuclei che ne beneficiano e che si devono riorganizzare con le nuove regole o orientarsi verso un altro servizio. È proprio qui che entra in campo il Centro di prossimità, che supporta i caregiver nei passaggi da seguire e nella comprensione dei regolamenti appena adottati.

Tra i partner di progetto, anche Isnet, ente di sviluppo e ricerca sui temi dell’impesa sociale a cui è affidato il monitoraggio delle attività e dei risultati e Fradi impresa sociale, che offrirà formazione e orientamento nel campo del welfare territoriale e aziendale.

I coordinatori del progetto “I care” intendono dare aiuto a circa 400 caregiver. «Molti li agganceremo negli ospedali», continua Bufalino, «così, appena scoperta la condizione patologica, immediatamente potranno beneficiare di uno sportello che li accolga e li orienti nella burocrazia. Per questo la 104 non sarà un requisito fondamentale: vogliamo agire quando la condizione di caregiver nasce, non quando viene certificata. Ci basterà un documento medico che dimostri che la persona di cui ci si deve prendere cura ha un’autonomia ridotta».

Foto in apertura da Unsplash

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