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Sinodo, “Ecco cosa diremo”

Dal 4 ottobre a Roma. I temi del summit anticipati dall'arcivescovo sudafricano Wilfrid Napier

di Emanuela Citterio

La povertà, gli effetti della crisi globale, i conflitti che scoppiano sopra la testa dei popoli per l’accaparramento delle risorse, e infine l’Aids che non arretra e continua a mietere vittime. Non sono i temi ufficiali, ma quelli che sarà inevitabile trattare durante il secondo sinodo per l’Africa, che si apre il 4 ottobre a Roma. A dirlo a Vita è uno dei sedici cardinali del continente, Wilfrid Napier, 68 anni, arcivescovo di Durban (nella foto a sinistra). «Sono sicuro che nel prossimo futuro ci sarà un’occasione in cui la chiesa cattolica si confronterà sui temi economici» anticipa. «Questa è l’aspettativa, dopo l’enciclica sociale Caritas in Veritate. Qui in Africa il problema più pressante negli ultimi tempi è la povertà. I contraccolpi della crisi globale sono pesanti». Il primo sinodo per l’Africa si era svolto in un periodo caldissimo per il Sudafrica, nell’aprile del 1994, proprio durante il crollo dell’apartheid (le prime elezioni democratiche si terranno il 27 aprile). Per il secondo, che vedrà riuniti per quasi un mese a Roma tutti i vescovi africani (fino al 25 ottobre), Benedetto XVI ha scelto il tema “La chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”.

Cosa si aspetta da questo secondo sinodo?

Credo che avremo una fotografia migliore di quello che la chiesa sta facendo in Africa, specialmente in situazioni di conflitto o post-conflitto, dove sono in atto tentativi per ricostruire le relazioni attraverso iniziative di riconciliazione. La mia seconda aspettativa riguarda i media: spero che potranno accorgersi di tutte le cose positive che stanno accadendo in Africa, invece di raccontare solo le calamità. Infine come per ogni convegno, il sinodo sarà importante per conoscersi. Per noi vescovi africani sarà un’occasione per sapere cosa si sta facendo in altri Paesi, scambiare esperienze e informazioni.

Che ruolo ha la chiesa cattolica nei processi di riconciliazione in Africa?

A causa dell’esperienza che abbiamo avuto qui in Sudafrica durante e dopo l’apartheid, altri vescovi africani ci chiedono di andare da loro e aiutarli. Per esempio due settimane due vescovi sudafricani e alcuni esperti dell’istituto Denis Hurley Peace di Pretoria sono andati in Sierra Leone, per aiutare le persone lì nel percorso di giustizia e riconciliazione (nel 2001 è terminata una guerra decennale per il controllo delle risorse che ha causato 200mila morti, ndr). Credo che in diverse situazioni in Africa le chiese stiano facendo un buon lavoro sotto questo punto di vista, creando anche delle strutture che aiutano questi processi a livello locale.

È vero che la preparazione di questo secondo sinodo ha coinvolto poco le comunità?

Il problema è che c’è stato poco tempo. I documenti del sinodo sono stati consegnati ai vescovi, che sono i diretti interessati. La consultazione nelle comunità avrebbe dovuto avvenire prima, durante la fase preparatoria. Comunque il Papa ha scelto il tema della riconciliazione perché emerso dalle diverse conferenze episcopali del continente.

Si è anche detto che il fenomeno del moltiplicarsi delle sette in Africa doveva essere più al centro di questo sinodo…

Non possiamo mettere tutto dentro il Sinodo. Per esempio qualcuno potrebbe dire che il Sinodo non parla della povertà in Africa, che è il problema più pressante per noi e che con la crisi economica globale è diventato ancora più preoccupante. Il tema della riconciliazione è emerso dalle conferenze episcopali per essere discusso a livello di chiesa universale. Sono sicuro però che ci sarà presto un’occasione in cui la chiesa si focalizzerà sui temi economici e in particolare sul problema della povertà. La crisi economica sta avendo effetti molto gravi in Africa.

Pensa il tema della giustizia economica sarà affrontato comunque durante i lavori sinodali?

In molti casi i conflitti in Africa riguardano le risorse, scoppiano perché diversi attori lottano per accaparrarsi le materie prime, e i benefici non ricadono sulle popolazioni locali. Sono sicuro che ne parleremo. Discuteremo della povertà che si allarga, dell’equo utilizzo delle risorse e di cosa può fare la chiesa.

Quali sono le sfide che attendono il Sudafrica?

Abbiamo vissuto profondi cambiamenti Al sinodo dirò come le relazioni fra bianchi e neri sono cambiate dal 1994. Nella vita normale di tutti i giorni l’atteggiamento delle persone è irriconoscibile rispetto a 15 anni fa. Vedo soprattutto ottimismo fra i giovani, che dicono “Siamo tutti sudafricani, siamo tutti insieme, rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo per costruire il nostro Paese”. Il lato negativo della medaglia è l’Aids. In Sudafrica c’è stato un miglioramento sul fronte delle cure e dei servizi offerti agli ammalati, ma il numero di persone che continuano a morire è altissimo, inaccettabile.


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