Famiglia

Single, quindi non s’adotta

Una ricerca del network ChildOnEurope ha rivelato una scelta radicale della legislazione italiana. Che sconta ancora il dibattito ideologico su coppie di fatto e gay.

di Benedetta Verrini

Qualche personaggio pubblico, da Dalila Di Lazzaro a Sabrina Ferilli, ne ha fatto una battaglia personale. Alcuni si sono semplicemente rassegnati. Altri ancora hanno trovato, c?è sempre chi lo fa, qualche escamotage: prendere la residenza all?estero, adottare sul posto e rientrare con un figlio. Pur essendo single.
Su 23 paesi europei, l?Italia è l?unico che non consente l?adozione a persone sole. A sostenerlo non è un gruppo di attivisti che difende interessi di parte, ma ChildOnEurope, ovvero il network europeo degli Osservatori sull?infanzia, che a fine gennaio si è riunito a Firenze, all?Istituto degli Innocenti, per un confronto sulla disciplina normativa esistente nei paesi Ue che regola l?adozione nazionale e internazionale.
Ogni Stato, dalla Spagna fino all?Ungheria, «ha elaborato dei propri criteri per definire la cosiddetta ?suitability? degli aspiranti all?adozione, cioè i criteri predittivi per una buona genitorialità adottiva», spiega Raffaella Pregliasco, giurista che ha elaborato il report per l?Istituto degli Innocenti. «Il fatto che il nostro paese sia l?unico che non prevede per i single la possibilità di adottare è un dato significativo. Ritengo che dipenda da una questione culturale, da un sentire pubblico su cui poi si riflette anche l?assetto normativo».

Il ?nodo? degli omosessuali
Il ?sentire pubblico? che in questi anni ha alimentato il dibattito sull?adozione dei single staziona in un campo minato: si è sovrapposto, infatti, al riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto e delle coppie gay.
In realtà, proprio per gli omosessuali va fatto un discorso a parte, perché se in 14 paesi è previsto esplicitamente che l?orientamento sessuale del single non può essere motivo di discriminazione, in altri (come in Portogallo, in Francia, in Polonia), emerge in modo esplicito che gli omosessuali non possono adottare. Oppure, capita che essi possano adottare come single, ma non come coppia (ad esempio, in Germania).
A prescindere da questo aspetto specifico, i ?margini giuridici? che restano a una persona non sposata, in Italia, per diventare genitore adottivo sono ridotti ai casi ?speciali? previsti dall?art. 44 della legge 184 sulle adozioni (parenti entro il sesto grado di un orfano o legati da rapporto stabile e duraturo preesistente alla perdita dei genitori; casi di impossibilità di affidamento preadottivo, per minori con handicap o gravemente malati). E poi, sul piano dell?accoglienza tout court, resta aperta anche la possibilità dell?affido.
Ne sa qualcosa Carla Forcolin, scrittrice e fondatrice dell?associazione ?La Gabbianella e altri animali?, che da persona single porta avanti il dibattito culturale su questo tema e nella sua vita ha ?accompagnato? tanti bambini in difficoltà, pur non potendo mai coronare il sogno di essere mamma adottiva. «L?impossibilità di adottare per le persone sole nel nostro paese è figlia di un pesante preconcetto. Penso che un genitore solo sia sempre meglio di niente, soprattutto nei casi, e sono tanti, in cui non si sono trovate coppie disponibili a farsi carico di una storia particolarmente difficile», dice. E aggiunge: «La condizione di single non è comunque definitiva, può evolvere in una coppia. Così come capita che una famiglia adottiva si separi, e il minore si trovi a vivere con un genitore solo».

La scelta dei giudiciDiversa la posizione di Marco Griffini, fondatore di AiBi, uno dei maggiori enti autorizzati alle adozioni internazionali. «Con la recente presa di posizione della Corte costituzionale, che ha ammesso l?adozione per casi speciali anche in ambito internazionale», commenta, «non direi che l?adozione ai single non è prevista o è impossibile. Anzi, ben venga la loro disponibilità per tutti quei bambini che non sono accettati dalle coppie. Detto questo, credo sia giusto uscire da un falso ideologico: se questo è un modo per affermare che un single è equiparabile a una famiglia, allora non sono proprio d?accordo».
Il confronto, su questo terreno, resta accesissimo. Marco Scarpati, avvocato esperto di adozioni, rileva che in questi ultimi anni molte innovazioni consolidate in campo europeo non siano state recepite dal diritto di famiglia italiano per il timore di urtare i valori e il sentimento cattolico. Ma nella pratica, «il fatto di garantire una volta per tutte ai single di adottare non significa che adotteranno», sottolinea l?avvocato. «Non dimentichiamo, infatti, che qualsiasi giudice che per un bambino ha a disposizione la scelta tra una coppia e una persona singola, sceglierà la coppia. Ci sono tantissimi buoni motivi per preferirla, da quello economico al rischio di malattia e mortalità, fino alle dinamiche educative. Detto questo, ritengo che sia assurdo che chi è solo non possa adottare, soprattutto se pensiamo al grande numero di minori grandicelli o con problemi che restano negli istituti. Tutto questo è davvero nell?interesse superiore dei minori?».

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