Politica

Sindaci anti-alcol

Report sulle ordinanze comunali : la prostituzione esce dall'agenda

di Francesco Dente

La prostituzione esce dall’agenda sulla sicurezza dei sindaci e cede spazio alla lotta all’alcol. È questo il dato più interessante che emerge dall’ultima indagine Anci-Cittalia sulle ordinanze firmate dai sindaci nel primo semestre del 2009. A poco più di un anno dall’emanazione del decreto Maroni sui poteri dei primi cittadini in materia di ordine pubblico, inoltre, i provvedimenti adottati si sono dimezzati passando da 568 nel secondo semestre 2008 a 220 nei primi sei mesi di quest’anno.

Gli ambiti di intervento più gettonati

Che cosa è cambiato tra il secondo semestre 2008 e il primo 2009? L’anno scorso, con il 15,4%, il principale ambito di intervento delle ordinanze sulla sicurezza urbana è stato quello della prostituzione, quest’anno invece è il problema della somministrazione e consumo di alcolici che ha raggiunto il 17,1%. Il sesso a pagamento, sceso nei primi sei mesi del 2009 al 9,6%, è al sesto posto fra le preoccupazioni dei primi cittadini. Preceduto, oltre che da consumo di bevande alcoliche e da vendita di alimenti e bevande, da vandalismo 12,7%, decoro e disturbo della quiete 11,6% e abbandono di rifiuti (10,6%). Le ordinanze dei sindaci, insomma, sembrano essere rientrate nel loro alveo tradizionale. Altri temi “sensibili” sono il contrasto ai fenomeni di bivacco, gli interventi relativi all’iscrizione anagrafica e al controllo sulle condizioni abitative degli immigrati. Sebbene siano in crescita rispetto al 2008, si mantengono comunque su percentuali basse, inferiori al 7%. Ultimi i provvedimenti sui lavavetri: solo lo 0,7% contro lo 0,9 del 2008. Il quadro complessivo degli atti sindacali in materia di sicurezza nell’intero anno dall’emanazione del decreto Maroni vede al primo posto il consumo di bevande alcoliche (13,6%), al secondo la prostituzione (13%), al terzo il vandalismo (9,4%).

La distribuzione temporale

Il censimento, nel complesso, ha preso in esame le 788 ordinanze siglate dai sindaci di 445 Comuni a partire da luglio 2008. Il picco più alto nell’emanazione dei provvedimenti si è registrato tra luglio e settembre dell’anno scorso, nei mesi immediatamente successivi dunque all’approvazione della legge. In quel periodo sono state licenziate il 43% del totale delle ordinanze. È seguito un periodo di costante decrescita che ha segnato un’inversione di tendenza solo nei mesi di giugno e luglio di quest’estate.

La dimensione comunale e geografica

Il maggior numero di decisioni in materia di sicurezza è stato preso dai sindaci dei comuni di piccole e medie dimensioni. Il 30% delle ordinanze porta la firma del primo cittadino di una municipalità che conta da 15mila a 50mila abitanti contro l’8% delle città con più di 250mila anime. Anci-Cittalia, inoltre, rileva che «la percentuale delle ordinanze adottate diminuisce al crescere della taglia dimensionale». La fondazione di ricerca ha preso in esame anche la ripartizione dei comuni, sempre suddivisi per fasce demografiche, che ha emesso almeno un provvedimento. Risulta che lo ha fatto il 92% delle città più grandi, l’84% delle città tra i 100mila e i 250mila abitanti. Solo l’1,4%, invece, dei piccoli comuni.

La dimensione geografica

I sindaci più “prolifici” sono, altro dato interessante, alla guida di comuni del Nord Ovest e del Nord Est (rispettivamente il 44% e il 25%) contro il 12% del Sud. Numeri che si assottigliano ulteriormente per i comuni del Centro (11%) e delle Isole (8%). Se si scende nel dettaglio dei singoli territori emerge che la Lombardia è la regione in cui il maggior numero di amministrazioni comunali (127, pari all’8,2% dei comuni lombardi) ha emesso almeno una ordinanza. In totale nella Regione guidata da Formigoni sono state 237 le firme in calce ai provvedimenti sull’ordine pubblico. Veneto, Emilia Romagna e Toscana, invece, pur registrando un numero assoluto inferiore di ordinanze sindacali rispetto alla Lombardia, segnano tuttavia le percentuali più alte di municipi che hanno le hanno adottate. Fanalino di coda, e dunque regione più sicura, la Valle d’Aosta. Nessuno dei 74 primi cittadini ha siglato un’ordinanza che dia attuazione ai poteri concessi dal decreto Maroni.

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