Welfare
Sindacati. I meccanici trovano “la quadra”
Il segretario della Cgil Epifani piega i duri della Fiom all'accordo con Fim e Uilm: per la prima volta da 4 anni c'è una piattaforma unitaria. Ma per Federmeccanica è "inaccettabile"
Riproduciamo l’articolo della collega Raffaella Malito dell’agenzia di stampa “Il Velino” che fa il punto sull’esito delle trattative dei sindacati meccanici che hanno indetto una conf stampa per annunciare la ritrovata unità.
Alla fine Guglielmo Epifani ce l?ha fatta. E? riuscito a piegare Giorgio Rinaldini, il duro della Fiom. L?intesa raggiunta tra i sindacati dei metalmeccanici per la piattaforma unitaria da presentare a Federmeccanica alla fine è arrivata. Dopo mesi di estenuante trattativa e dopo ben due contratti separati, il compromesso tra Fim-Cisl, Uilm e Fiom-Cgil è stato trovato. La richiesta di aumento salariale – pari a 130 euro – è divisa in due parti: la prima di 105 euro uguale per tutti; la seconda – distribuita a titolo di produttività e pari a 25 euro – da versare entro il 2005 a tutti i lavoratori che non hanno mai fatto contrattazione di secondo livello, mentre per quanti faranno contrattazione aziendale nel quadriennio 2005-2008 i 25 euro verrebbero assorbiti. Tutti i tre leder sindacali hanno dato la loro benedizione sull?intesa raggiunta. Ma il più soddisfatto di tutti appare proprio il leader della confederazione di Corso d?Italia. Senza l?accordo tra le tute blu il patto tra produttori sponsorizzato dall?ala riformista della Cgil e fatto proprio da Epifani non avrebbe potuto avere mai speranze di decollare. L?eventualità di un altro accordo separato tra i meccanici avrebbe finito per appesantire i rapporti tra i sindacati e di conseguenza vanificato il progetto dell?alleanza con Confindustria. Epifani invece è riuscito a piegare Rinaldini ma l?intesa sulla piattaforma unitaria è avvenuta sulla pelle dei duri della Fiom a partire da Giorgio Cremaschi, come conferma l’entità degli aumenti richiesti ben al di sotto della rivendicazione iniziale – 150 euro – della Fiom e sostanzialmente in linea con quanto ottenuto da chimici e addetti al trasporto pubblico locale. Qualcuno, a questo proposito, osserva che Epifani ha imposto quella “moderazione salariale” che piace a Confindustria e alla Banca d?Italia ma che dovrebbe piacere poco ai sindacati, a partire dalla Cgil.
Non solo. In corso tra i sindacati c?è la trattativa per riformare il sistema contrattuale. Il compromesso trovato dai metalmeccanici sui meccanismi di distribuzione degli incrementi legati alla produttività è in questo senso significativo. Non si può dire che sia un punto di partenza particolarmente significativo per riformare l?accordo del ’93 – come ha sostenuto il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi – ma sicuramente infrange un tabù ben radicato in casa Cgil. Secondo la confederazione capitanata da Epifani è il contratto nazionale che deve farsi carico di distribuire la quota di produttività aziendale e non il secondo livello. O meglio questa è stata la posizione finora sostenuta dalla Fiom. La piattaforma unitaria oggi raggiunta tra i sindacati delle tute blu prevede che la quota di 25 euro privilegi subito quanti non hanno fatto mai accordi aziendali e che diventi invece assorbibile per quanti invece faranno accordi aziendali nei prossimi quattro anni. Cioè, se prima la Fiom pretendeva che gli incrementi venissero distribuiti in maniera generalizzata per tutti i lavoratori, ora ha accettato il principio che un distinguo tra i lavoratori che godranno dell?incremento deve esserci. Certo, Fim e Uilm si sarebbero spinti ancora più in là. Tanto il leader della Cisl, Giorgio Caprioli, che il leader della Uilm, Tonino Regazzi, spingevano per le piattaforme territoriali. Il doppio livello aziendale è possibile solo nelle grandi aziende mentre per le piccole imprese la strada per la contrattazione decentrata, hanno smpre sostenuto, è quella territoriale. Che però viene stoppata dai veti degli industriali.
L?accordo di oggi dei metalmeccanici rafforza le posizioni dei sindacati al cospetto del Governo a due giorni dal faccia a faccia sulla competitività e aumenta le possibilità di intese sempre più larghe con gli industriali. Spetta ora al Governo con le misure per rilanciare la competitività mettere alla prova le parti sociali per un confronto costruttivo. Oggi il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo accompagnato dal direttore genarle Maurizio Beretta è salito a Palazzo Chigi per incontrare il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Confindustria ha messo a punto un documento con le richieste più o meno note avanzate da tempo degli industriali. Ma la richiesta prioritaria rimane concentrata sull?entità delle risorse destinate a rilanciare la competitività. I trecento milioni prospettati dalla bozza Marzano sulla competitività sono pochi, la Confindustria ne chiede di più o comunque – citando Luciano Lama – Montezemolo chiede che le poche risorse che ci sono vengano utilizzate per lo sviluppo. chiedono con insistenza un intervento pubblico. La Fiat, di cui Montezemolo è presidente, non attraversa un momento felice e i sindacati – mai come oggi aperti al confronto con la Confindustria – chiedono con insistenza un intervento pubblico per il gruppo automobilistico. C?è chi, maliziosamente, allude al doppio ruolo di presidente di Confindustria e della Fiat che Montezemolo riveste nella questione. Doppio ruolo che pesa anche sulla partita per la competitività e per il rilancio del sistema Italia.
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