Si vota dunque. Per le Europee, d’accordo. E tuttavia, in un modo poco prevedibile, è diventato un referendum su Berlusconi. Un nuovo 1948, ma un 48 rosa, dove lo scontro non è più fra dittatura e libertà, comunismo e democrazia, ma fra morigeratezza dei costumi e tendenza senile a circondarsi di ragazze. Fra moglie tradita (Veronica) che si vendica e dunque dà fiato all’opposizione e marito libertino (Silvio) ma addolorato che rischia la leadership. Detta così, sembra una commedia degli inganni, la cui battuta chiave era sempre: «Cielo, mio marito!». E infatti ci sono particolari degni della benemerita redazione goliardica del Vernacoliere. Prendete il presidente della Repubblica Ceca, Topolanek, ripreso nudo nel giardino di Villa Certosa in Sardegna, durante una vacanza offerta dal nostro premier. Battutaccia inevitabile: che Topolanek sia un intenditore di topa? E che dire del “ciellino” (secondo Libero), capo della sicurezza di Villa Macherio, sempre attento alle spalle di Veronica? Il pettegolezzo e la notizia, due mondi distinti che si ritrovano a braccetto?
Epperò c’è un aspetto terribilmente serio in queste cronache che tanto si prestano all’umorismo. È l’aspetto della lotta (violenta e spietata) per il potere, che tenta di usare tutto, la vita privata innanzitutto, per togliere credibilità e reputazione all’avversario politico. E dunque visto che abbiamo citato il 48, ecco il grande paragone nell’inizio del dopoguerra: il caso Montesi. Allora, 1954, Attilio Piccioni finisce sul nascere una carriera politica e la Dc perde l’8% alle elezioni. Ne sono contenti i “giovani turchi” dello scudocrociato di allora (Fanfani era ministro degli Interni). Il primo dei tanti scandali rosa che diventano neri e influenzano, quando addirittura non “fanno” la lotta politica del nostro Paese. Finirà così anche con lo scandalo Noemi? Non è da escludere. E comunque è questa la partita vera alle prossime elezioni. Certo sarà importante il nuovo e largo consenso all’Idv di Di Pietro, che punta a capitalizzare i voti della vera opposizione a Berlusconi. Come il dato della Lega Nord, da sola in Europa. E ovviamente quelli dei due partiti maggiori, Pdl e Pd. In fondo sono Berlusconi e Franceschini che si giocano la scommessa più dura, che riguarda la loro personale leadership. Il primo, che due mesi fa vantava una grande popolarità (dopo il caso Eluana e la reazione al terremoto), rischia grosso proprio sul piano dell’immagine. Il secondo ha giocato tutto sul tavolo verde dell’alleanza con Carlo De Benedetti e il Gruppo Repubblica, trasformando il Pd in una specie di Partito “Repubblicano” di massa.
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