Welfare
Silvia Della Monica si “candida” per un secondo mandato?
Il 13 febbraio scade il mandato triennale della vicepresidente della Cai: «Io questa pulizia nelle adozioni la voglio fare, non sono io che mi tirerò indietro, non l’ho mai fatto nella mia vita. Renzi è stato sempre accanto a me, lo è stata Maria Elena Boschi, non esiste zizzania in casa, tutti siamo legati da questa linea di legalità e lo è anche Paolo Gentiloni». Fra i bambini arrivati dal Congo, ha rivelato Della Monica, c'è chi ha genitori, fratelli e sorelle. E apre anche la pagina Etiopia.
Silvia Della Monica rilancia. Alla vigilia della scadenza del suo mandato triennale come vicepresidente della Commissione Adozioni Internazionali (13 febbraio), intervenendo al convegno “Adozioni internazionali misura di protezione dell’infanzia. Etica e legalità” (qui il video integrale), Silvia Della Monica ha riaffermato la centralità della legalità delle adozioni internazionali italiane nel suo mandato e ha affermato che «io questa pulizia la voglio fare, non sono io che mi tirerò indietro. Non l’ho mai fatto nella mia vita. […] Renzi è stato sempre accanto a me, lo è stato Delrio e lo è stata Maria Elena Boschi, non esiste zizzania in casa, tutti siamo legati da questa linea di legalità e lo è anche Paolo Gentiloni. Io agisco per il Governo, non in proprio. Lo ripeto una volta ancora, ho anche motivazioni che derivano dalla mia vita, ho fatto un pezzo di cammino con Falcone e Borsellino, mai abbiamo pensato di tirarci indietro». Una frase che suona come una disponibilità esplicita del magistrato a un secondo mandato, salutata da una standing ovation del pubblico in sala.
Il lungo intervento di Silvia Della Monica ha ricalcato, nei contenuti, quello già fatto in Commissione Giustizia del Senato. «Non è possibile pensare che le adozioni internazionali non debbano essere etiche e pulite e se la Commissione non riesce ad esprimere completamente questo principio significa che non può fare questo lavoro, deve desistere, e noi non vogliamo desistere», ha esordito la vicepresidente. «Perché allora una struttura che cerca di qualificarsi in questo modo non può fare il proprio lavoro? Non lo può fare perché c’è una situazione che si è stratificata nel tempo, con un sopravvento da parte di alcuni enti rispetto alla funzione pubblica delle adozioni come tutela del minore, con una sostituzione e confusione di ruoli preoccupante».
La vicepresidente ha riparlato di «enti seri» ed «enti non seri», delle «favole» che «hanno accompagnato la vita della Commissione» in questi tre anni, ha ripetuto le esplicite accuse ad AiBi (qui il dossier difensivo di AiBi), ha ripercorso le vicende della Bielorussia e del Congo, una «pagina di orrori» che «mette l’Italia in primo piano, come un paese trafficante di bambini». Senza mezzi termini, la presidente della Commissione Adozioni ha confermato oggi che fra i bambini adottati in Congo ci sono bambini che raccontano di avere una famiglia, genitori, fratelli e sorelle: «dopo l’arrivo dei bambini, famiglie disperate hanno denunciato situazioni che non augurerei a nessuno. Non si possono portare via bambini che hanno genitori, dividerli da fratelli e sorelle, minacciandoli che se parleranno succederà loro qualcosa di terribile. Sono felici questi bambini? E queste famiglie? Che deve fare la Commissione oltre a denunziare in sede giudiziaria? Forse deve andare in fondo, fino alla fine. Ma siamo tutti d’accordo che la Commissione possa andare fino alla fine e con un’inchiesta amministrativa chiudere questa pagina di orrori? […] Procedure apparentemente regolari possono nascondere irregolarità sostanziali: noi questo dobbiamo pretendere, che le procedure siano sostanzialmente regolari e per questo dobbiamo avere la possibilità di controllare effettivamente gli enti».
L’ipotesi di adozioni irregolari realizzate dall’Italia che Silvia Della Monica ha ancora una volta adombrato non riguarda solo il Congo, ma anche – ha detto la vicepresidente – l’Etiopia. «Ma non gli enti che sono stati oggetti di continue notizie giornalistiche perché non hanno portato a compimento le procedure, no quelli che le hanno portato a compimento, perché per l’Etiopia ci dobbiamo chiedere perché alcuni enti portano a compimento e altri no? E chiediamoci anche perché l’Italia nel 2011 ha avuto un picco di adozioni mentre tutti gli altri Paesi diminuivano? Forse perché ha fatto adozioni irregolari? Io me lo chiederei se tutte quelle adozioni erano regolari».
Una critica esplicita è stata mossa anche al Forum delle Associazioni Familiari, accusato di «sfacciataggine e arroganza», che «mette in forse la vita della Commissione» e che rieleggendo rappresentanti di AiBi nel proprio direttivo, successivamente al dpcm Delrio, «sbeffeggia» il dpcm e con esso il Governo. Il Forum esprime un commissario in Cai in base al regolamento della Commissione stessa e il conflitto di interessi del Forum, che ha nella sua compagine associativa alcuni enti autorizzati e in particolare AiBi nel suo direttivo, è il motivo per cui la vicepresidente non ha mai convocato la Commissione in questi tre anni, dopo la riunione di insediamento. «Possiamo andare avanti con questo conflitto di interessi inammissibile?», ha detto Della Monica: «Io non so chi deve essere imbarazzato di questa situazione, io no».
In conclusione, Silvia Della Monica ha chiesto una riduzione dei commissari della CAI e che le autorizzazioni degli enti autorizzati abbiano non durata permanente, ma biennale o triennale e che al termine di quel periodo sia onere dell’ente dimostrare di essere ancora in possesso dei requisiti, non della Cai di dimostrare che quei requisiti sono venuti meno: «non possiamo pensare che una Commissione non si possa liberare dei conflitti di interesse né degli enti che lavorano in maniera scorretta. Noi lavoriamo notte e giorno, ma siamo stretti in questa morsa fra il conflitto d’interessi e il non poter fare un provvedimento che abbia effetto immediato».
Foto Federico Scoppa/Getty Images
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