Welfare

Silver life, la seconda vita dei borghi biellesi

Un nuovo progetto, promosso da Fondazione Biellezza, con il Consorzio Sociale Il Filo da Tessere, aderente a Confcooperative Piemonte, insieme ad alcuni studiosi del Politecnico di Milano, alla Scuola di Economia Civile, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e GAL Montagne Biellesi per prendersi cura della natura e dei beni comuni

di Elena Granata

Tornano a Sordevolo, nella valle Cervo, a Viverone, a Lessona o a Candelo dopo una vita trascorsa a Torino o a Milano. Una vita senza festivi né tempo libero. Tornano dopo avere giurato a se stessi che non sarebbero mai più tornati. Tornano con un master all’estero o il titolo di dottore conquistato in qualche prestigiosa università europea; tornano dopo anni di vita a Londra, vite da pendolari, piene di stimoli e di vibrazioni. Tornano sotto il richiamo di qualcosa che spesso non sanno neppure che nome abbia.

Alessandro ha recuperato la vecchia casa dei nonni, luogo delle sue vacanze estive, e ne ha fatto il punto di partenza per un’attività imprenditoriale legata al turismo montano e di qualità. Non offre solo metri quadrati di appartamenti rifiniti e in stile alpino, propone un’esperienza di incontro, lontana dai rumori della città. Daniele ha passato una vita a Torino, sempre in viaggio con responsabilità civili e culturali. Poi ha scelto di tornare a Biella, perché è lì che immagina la vita di suo figlio bambino, vicino alla natura e con più spazio di socialità intorno.

Altri arrivano, non sono in cerca delle radici.
Cercano casa nei borghi biellesi con il gusto dei pionieri. Sordevolo, Lessona, Candelo sono alcuni dei nomi dei borghi di Biella, sono più vicini alle grandi città del lavoro di quanto possiamo immaginare. Quello che fino a pochi mesi fa era un limite – la grande offerta immobiliare a fronte di una domanda davvero limitata, prezzi bassi, tra i più bassi d’Italia – sta diventando un elemento di richiamo. Appartamenti ma anche case isolate con giardino, cascine e alpeggi sono immersi in un paesaggio che ha mantenuto intatto il suo pregio, proprio perché ci troviamo lontano dalle più note località turistiche piemontesi o valdostane, ma i servizi sono vicini e promettono soggiorni confortevoli.

I nuovi abitanti temporanei delle valli del biellese sono cittadini liberi di lavorare lontani dai centri urbani, almeno in alcuni giorni della settimana, perché lo smart working lo consente; liberi di trascorrere periodi più lunghi nei luoghi di vacanza e liberi di cercare un contatto più diretto con la natura e tempi di vita più lenti. È la Silver Life, la seconda vita dell’età adulta che regala più margini di scelta e di desiderio. Parzialmente liberate dalle incombenze familiari e lavorative molte coppie e famiglie optano per una vita-fuori-città ma vicina alle città, per una vita nella natura ma con i confort e i servizi della vita urbana.

Sono abitanti esigenti che vale la pena di ascoltare perché ci raccontano molto di quello che sta capitando nelle grandi città e nei borghi, delle nuove domande d’abitare che si levano dal basso. Sono attenti alla salute che collegano ad uno stile di vita più sano: nella natura, in relazione con le comunità, con tempi di vita più rilassati. Non sono predatori, come un tempo lo erano i turisti del mordi e fuggi, delle seconde case estive o delle vacanze agostane; sono disponibili a dedicare tempo e energie alle comunità che li ospitano, a fare amicizia con valli che non conoscono; amano la bicicletta e gli sport compatibili con il paesaggio. Adorano il cibo locale, i prodotti della terra, gli acquisti direttamente dal contadino.

Perché dovremmo occuparci delle scelte di vita di cittadini in libera uscita?
Perché esprimono una domanda di abitare nuova che può sollecitare le amministrazioni locali a un cambio di passo. Dopo avere sofferto spopolamento e abbandono, degrado degli immobili e loro svalutazione economica i piccoli Comuni possono cominciare a investire su questi nuovi abitanti, facilitandone l’arrivo, promuovendo un nuovo mercato immobiliare basato sul recupero dei manufatti abbandonati e un nuovo mercato dell’affitto stagionale.

Una nuova idea di benessere e salute, strettamente legata alla nostra capacità di prenderci cura della natura e dei beni comuni: è questa l’ispirazione di “The Silver Life. Abitare i Borghi di Biella”, il nuovo progetto, promosso da Fondazione Biellezza, che vede il coinvolgimento del Consorzio Sociale Il Filo da Tessere, aderente a Confcooperative Piemonte, insieme ad alcuni studiosi del Politecnico di Milano, alla Scuola di Economia Civile, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e GAL Montagne Biellesi.

Silver Life è una ricerca: condotta per capire meglio la nuova domanda di abitare nei borghi biellesi ma si è fatta anche protagonista di un progetto per mettere in rete servizi e reti di sostegno all’abitare e promuovere una nuova narrazione del territorio. Se prima il biellese era legato al solo immaginario industriale e produttivo e poi alla crisi e alla dismissione, oggi può comunicare qualità di vita, servizi, benessere, prossimità con la natura. Un rovesciamento di valori che spesso viene percepito soprattutto da chi scopre il biellese per la prima volta, stupendosi di quanta natura, boschi, biodiversità, acque, alpeggi, strade di montagna siano rimasti così inesplorati.

È un progetto: che esplora un nuovo modo di concepire i piccoli borghi, trasformando le criticità in punti di forza e costruendo un patto abitativo tra istituzioni locali, risorse private, terzo settore e nuovi abitanti. Il progetto si propone di lavorare sulla silver life, rivolgendosi a chi decide di vivere diversamente questa seconda parte della propria vita.

È una proposta: tutto il sistema territoriale deve mettersi in rete per creare condizioni di abitabilità. Creare le condizioni di un nuovo patto sociale che non lavora solo sul mercato abitativo e turistico ma sulla rinascita dei borghi e la loro valorizzazione, sulla creazione di legami di comunità, sulla promozione di un turismo sostenibile. Per questo chiama a raccolta la cooperazione con l’offerta di servizi alla persona, le imprese per favorire un nuovo modello di sviluppo, la politica locale e naturalmente le fondazioni locali (Fondazione Biellezza, da cui il progetto ha preso le mosse, Fondazione Pistoletto e una rete di altri attori culturali del territorio).

Per questo sul sito silver-life.it è possibile firmare il Manifesto dei Borghi di Biella, uno spazio di collaborazione e confronto tra tutti coloro che hanno a cuore il destino e la rinascita di questi territori.

«La cooperazione è chiamata a un nuovo protagonismo. In questo territorio è già in grado di offrire servizi alla persona, che vanno dalla spesa a casa alle pratiche di cura e assistenza, e supporto all’abitare, con un ruolo di intermediazione in collaborazione con privati cittadini, amministratori, imprese a vocazione civile», spiega Enrico Pesce, Presidente di Confcooperative Federsolidarietà Piemonte e Presidente del Consorzio Il Filo da Tessere di Biella, che ha sempre creduto nella forza di questa collaborazione. «La ricerca ci ha fatto guardare in modo nuovo al nostro territorio, scoprendo bellezze di cui neppure noi eravamo pienamente consapevoli».

Per una nuova narrazione dei borghi
La pandemia ha dato una spinta alle scelte abitative delle persone ma non dobbiamo lasciar fare tutto al virus. Questi processi e queste scelte, che sono individuali, possono diventare delle dinamiche collettive. La cooperazione può mettersi al servizio di questo nuovo stile di abitare e le amministrazioni locali possono sfruttare l’occasione per recuperare quei borghi meravigliosi ma talvolta abbandonati. È un’occasione che non possiamo perdere.

E tutto nasce cominciando a raccontare i borghi di Biella e il loro paesaggio in modo nuovo. Biella non è solo la sua storia industriale, gli anni fortunati del benessere economico e poi gli anni della crisi e della dismissione. C’è una natura che è rimasta nell’ombra e che oggi può essere riscoperta, un sistema di sentieri, di acque, di biodiversità che merita di essere visitato. E nuovamente abitato.

«Il progetto – spiega Fiore de Lettera (Politecnico/PlanetB) – è certamente legato al benessere e alla salute, alla vita attiva e alle possibilità di praticare attività fisica, alla diagnostica precoce, all’educazione alimentare… ma l’Italia non sarà mai una piccola California. Sta emergendo una domanda sempre più forte di proiezione comunitaria e di presa in carico del mondo. Perché sempre più comprendiamo, a tutte le età, che il nostro benessere è legato non soltanto alle aspettative di salute ma anche alla nostra realizzazione umana. Anche il paesaggio richiede attenzione e cura nuove. La riscoperta di questo paesaggio vivente spinge a riflettere in modo creativo sulla figura del turista urbano in cerca di natura e a cui rivolgere un’offerta esperienziale nuova: non si tratta (solo) di un turista occasionale ma di un vero e proprio abitante temporaneo che può decidere – se trova un habitat stimolante – di trascorrere lontano dalla città o dal suo primo luogo di vita. Un luogo a cui dedicare tempo e capacità».

Restituire e prendersi cura. La nostra seconda vita
È un modo per restituire in forme creative alla comunità quello che si è ricevuto nella prima parte della vita. Give Back, dicono gli americani. Dai indietro. E se hai ricevuto molto – dalla scuola, dall’università, dalla tua azienda – restituisci molto. Potremmo tradurre il concetto anche con gratitudine, se la parola fosse meno poetica e più pragmatica e ci aiutasse a dire: sono grato per quanto ho ricevuto e dunque mi adopero per restituire alla mia comunità un po' della mia fortuna.

La restituzione presuppone l’impegno verso l’anonimo, lo sconosciuto, la comunità in senso lato. Può avvenire nella forma del mecenatismo, della donazione, della dedizione gratuita a qualche attività sociale o culturale, dell’impegno per le nuove generazioni. Non viene demandata alla stagione della pensione, quando l’impegno volontario è più diffuso e comprensibile, ma è parte del proprio impegno di persone attive e nel pieno delle forze.

Una chiamata alle armi per noi generazione di mezzo a cui potremo rispondere con un progetto di vita che tenga insieme il proprio stare bene con la cura del mondo.

Giovedì 15 luglio si terrà la presentazione del progetto, sarà l’occasione per ascoltare tante storie di giovani imprenditori e imprenditrici, che, dopo aver lasciato questo territorio, hanno deciso di tornare a vivere e investire nel biellese.


La presentazione del progetto:
15 Luglio, ore 18-20, a Palazzo Gromo Losa (Biella).
Streaming sulla pagina facebook della Scuola di Economia Civile.
Info: 342 0302745, info@ilfilodatessere.com


*Elena Granata, professore associato del Politecnico di Milano Dipartimento di Architettura e Studi Urbani

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