Politica

Signori, si chiude. Anche con l’Onu

Il sottosegretario agli Esteri, Baccini ha sospeso i contributi alle Nazioni Unite.

di Paolo Manzo

«Si tratta dell?ennesimo carico da undici contro la cooperazione internazionale e agli aiuti pubblici allo sviluppo», spiega a Vita uno sconsolato Valerio Calzolaio, deputato dei Ds e membro della commissione Esteri della Camera. «Martedì 16 novembre, l?incredibile è stato raggiunto quando il disegno di legge del governo che finanzia i fondi internazionali destinati alla cooperazione e allo sviluppo è stato stoppato da Mario Baccini, sottosegretario agli Esteri con delega per l?America latina», si sfoga Calzolaio. Il decreto – aggiungiamo noi – era già stato approvato dal Senato e avanzava (seppur con lentezza) alla Camera. La sospensione chiesta dal sottosegretario Baccini rischia di ritardare ulteriormente, se non annullare, gli impegni assunti dallo Stato italiano con alcune agenzie delle Nazioni Unite. Il ministero degli Esteri aveva promesso che le risorse del 2003 ai fondi Ifad (per combattere la fame), Gef (per proteggere l?ambiente), e ad altre agenzie e istituzioni dell?Onu sarebbero state ripristinate al più presto. Il fatto curioso è che il sottosegretario Baccini ha giustificato la sospensione chiamando in causa il ministero dell?Economia, e i tagli di 200 milioni operati da Siniscalco ai danni della Farnesina nella Finanziaria in discussione. In sostanza è stato detto: sospendiamo anche i pagamenti del 2003, per vedere quanti soldi abbiamo in cassa. Insomma, un?altra brutta storia che dimostra – se ce ne fosse bisogno – come la cooperazione allo sviluppo non sia una priorità dell?Italia. Dopo i cento milioni al Global Fund per la lotta ad Aids, tbc e malaria che ancora mancano all?appello e gli altrettanti stanziati (ma non erogati) dalla Finanziaria 2004, il ?decrescendo rossiniano? della cooperazione allo sviluppo italiana continua. «Credo che il problema dipenda anche da una cultura dell?apparire da parte della società civile. Come spiegare altrimenti che quando noi denunciamo che non partecipiamo al Global Fund perché mancano i fondi, non ci sia la reazione dell?opinione pubblica che sarebbe logico attendersi?», si sfoga – sempre con Vita – Alfredo Mantica, raggiunto all?Ispi in occasione delle Giornate per la cooperazione italiana. Anche lui sottosegretario agli Esteri, ma con delega per l?Africa, Mantica ha le idee chiare sul tema: «Dobbiamo intenderci bene quando parliamo di cooperazione e sviluppo, perché se si traduce tutto in denaro, è evidente che questi soldi in qualche modo devono saltar fuori. Del resto sarebbe inutile implorare l?intervento dell?Italia in Darfur, se poi non ci sono neanche i fondi per pagare il biglietto. Questa è la dimensione del problema?». L?altro deficit da colmare è che, oltre al ministero dell?Economia, neanche la società italiana sembra considerare strategica la cooperazione. «Quanti da noi si chiedono perché un ragazzo di 20 anni parte dalla Somalia e si macina 2.500 chilometri a piedi nel deserto per venire in Italia? Prima della mancanza dei fondi, pure importantissima, è questa la cartina di tornasole per svoltare con la cooperazione italiana». Mantica, comunque, promette (entro fine 2004, l?aspettiamo al varco) il versamento dei ?famosi? cento milioni al Global Fund.


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