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Sierra Leone: il Coopi si occupa dei rifugiati

Dopo la fine della guerra è iniziato il rientro dei profughi dalla Liberia e dalla Guinea. La testimonianza degli operatori dell'ong italiana

di Stefano Arduini

?Sulla nave 359 il caldo era insopportabile e le condizioni igieniche pessime per persone che ci avevano vissuto per quattro giorni? racconta Monica Weisz, operatore di COOPI – Cooperazione Internazionale, attualmente a Freetown. ?E questa nave è la prima di una lunga serie: a partire da ieri, ogni quattro giorni arriverà una nave altrettanto carica, senza contare i numerosi convogli via terra (camion) che portano altri profughi dalla Liberia e dalla Guinea.?

Ha attraccato ieri a Freetown, in Sierra Leone, una delle navi che trasportano centinaia di profughi di ritorno in patria dopo la sanguinosa guerra civile durata oltre dieci anni che ha causato migliaia di vittime e di mutilati tra la popolazione. Sono subito stati allertati gli operatori di COOPI – che lavora in Sierra Leone dal 1967 e che dal 1999 al 2002 realizza attività di emergenza a favore dei bambini ex soldato, rapiti dai ribelli e costretti a combattere spesso anche contro i loro stessi villaggi. Oggi le attività di COOPI si concentrano sulle ragazze vittime di violenze durante la guerra.

Tra i rifugiati si aspettavano anche ragazzi separated ? separati dalle famiglie di origine – da accogliere nel centro NTC di COOPI di Freetown, in attesa di trovare i loro genitori e di ricongiungerli: una delle attività in cui COOPI in questi anni si è specializzata.

Le operazioni sono coordinate da UNHCR (agenzia ONU per i rifugiati), ma COOPI in Sierra Leone ha un ruolo chiave nella tutela dei bambini. ?Domenica Philip, colonna portante della child protection (è con COOPI da oltre quattro anni) era passato dall’ufficio per recuperare stoviglie per il centro NTC in previsione del flusso di bambini che sarebbe arrivato con le navi – continua Monica Weisz. Diceva che probabilmente l’indomani sarebbero stati solo lui e un altro operatore sociale: sono tempi duri, i fondi sono pochi e gli straordinari non sono pagati. Ma nonostante questo, la mattina dopo c?era lo staff di COOPI al completo ad aspettare la nave e a seguire le operazioni di sbarco. Prima sono saliti sulla nave per una perlustrazione, poi quando è iniziato lo sbarco, senza aspettare che i profughi si avvicinassero ai tavoli delle varie agenzie (UNHCR, ufficio immigrazione ecc.) hanno cominciato a bazzicare tra la folla, a familiarizzare con i bambini, a creare i primi contatti. Il tutto è durato dalle 8 alle 12 passate, quando abbiamo portato i bambini separated al centro NTC, per dare loro una prima assistenza medica e psicologica e per iniziare le pratica di ricerca delle loro famiglie.

PER SOSTENERE COOPI IN SIERRA LEONE
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CAUSALE: SIERRA LEONE

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