Sostenibilità

Sicurezza:meglio la natura dei missili?

Alcune domande poste ad Antonio Gaspari(direttore Master in Scienze ambientali alla Regina Apostolorum)e a Marino Gatto (Ordinario di Ecologia al Politecnico di Milano).

di Redazione

Se dovesse dare una definizione del concetto
di sicurezza, quale sarebbe?

Gaspari:Credibile di sicuro, perché l?Italia continuerà a fare ogni sforzo per aiutare i Paesi poveri. Non possiamo commettere l?errore di non considerare la cooperazione allo sviluppo una chiave di volta per il nostro futuro. Il futuro dei Paesi più poveri, il nostro futuro, dipendono dalla capacità di aiutare e di essere solidali con chi ne ha bisogno. Aiutare loro è contribuire al futuro dell?umanità.

Gatto:Non ci può essere una definizione unica. C?è la sicurezza sul posto di lavoro, la sicurezza del posto di lavoro, la sicurezza dal punto di vista economico, dal punto di vista della salute umana, la sicurezza dai reati, di poter vivere in un mondo dove la natura è rispettata. È un concetto soggettivo. Ognuno di noi dà più importanza a uno o all?altro degli aspetti che ho ricordato sopra.

Per lei è necessario ridefinire il concetto di sicurezza come lo conosciamo e come è inteso dai governi?
Gaspari:Dalla conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg si è compreso che è il sottosviluppo che penalizza la sicurezza. Si incrementa la sicurezza con veri piani di sviluppo. I Paesi emergenti ad esempio chiedono di commerciare senza gli enormi dazi che l?Ue mantiene per difendere i propri mercati.

Gatto:Sarebbe necessario secondo me dare maggiore preminenza alla sicurezza di vivere in un mondo in cui la natura è conservata e rispettata.

Pensa che il benessere degli esseri umani e delle società ed economie umane dipenda, in qualche misura, dalla natura?
Gaspari:Il nostro pianeta è sopravvissuto a fenomeni estremi. È vero che nella storia l?umanità ha sempre preso dalla natura, ma ha anche reinvestito, piantato alberi, drenato fiumi, bonificato territori. Il progresso, quando non si perde in utopie scientiste, favorisce il sempre minor utilizzo della natura.

Gatto:La natura fornisceuna quantità di servizi all?umanità: purificazione naturale delle acque e dei suoli, risorse alimentari, nuovi principi medicinali dalla banca della biodiversità. E la natura va conservata perché non è un serbatoio infinito. Un approccio puramente tecnologico è perdente.

È d?accordo sul fatto che si faccia di tutto perché esista una ?contabilità ambientale? che affianchi quella economica?
Gaspari:L?utilitarismo economicista è da respingere. La terra è un bene da gestire secondo criteri diversi dagli interessi speculativi, e con l?impegno a svilupparlo e moltiplicarlo. Bisogna però guardare alla contabilità ambientale con un po? di cautela. Ho l?impressione che si esageri sul ?valore ambientale? denigrando le opere umane. C?è il rischio di utilizzare categorie ideologiche. Un criterio più universale per valutare l?impatto delle attività economiche potrebbe essere quello del ?bene per l?umanità?.

Gatto:Non credo che il problema sia soprattutto quello della contabilità. La biodiversità degli anfibi non è importante perché non possiamo contabilizzarla? La contabilità inoltre presuppone che si raccolgano con rigore i dati ambientali, e questo non avviene. L?Istat pubblica dati ambientali, ma hanno valore relativo. Per una contabilità ambientale attendibile ci vuole un monitoraggio continuo e scientifico dell?ambiente compiuto da organi tecnici pubblici indipendenti.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.