Welfare
Sicurezza sul lavoro, i numeri dellemergenza
Il rapporto per i Diritti globali 2008 appena pubblicato contiene un capitolo su questo dramma. Allindomani dellennesima strage è utile rileggerlo. Ecco che cosa spiega
Nel 2007 sono stati 1260. Quattro morti al giorno. Ogni sei ore una vittima. Oggi ancora tre vittime, appena due giorni dopo la strage in sicilia. Per il 2008 è presto fare i bilanci, ma tragedie come quella di ieri a Mineo fanno capire che la questione cicurezza sul lavoro è un?emrgenza nazionale. Una «strage» titolano oggi molti giornali, una «battaglia» che fa più vittime delle guerre guerreggiate. «Dal 2003 al 2007 i morti sul lavoro in Italia sono stati almeno 6.654. Nello stesso periodo, in Iraq sono rimasti uccisi 4.213 soldati della coalizione internazionale. Vale a dire che un muratore, un metalmeccanico o un agricoltore del nostro Paese ha molte più probabilità di morire di un soldato attivo in una zona di guerra», commenta il Rapporto sui diritti globali 2008, appena pubblicato dall?Associazione SocietàINformazione.
Se i caduti del 2007 sono stati 1260 (dei quali 295 nell?edilizia e 1130 nell?industria e nei servizi), il numero degli incidenti sul lavoro (quelli denunciati, ovviamente) sfiora quasi il milione: 913.500 (poco di meno del 2006 anno in cui se ne verificarono 928.158, con 1341 morti).
Costi umani, costi sociali
È inutile precisare un costo umano cosa sia. Diverso per quello sociale, cui si pensa meno. L?Inail lo ha quantificato in 45 miliardi e mezzo nel 2005 (il che vuol dire il 3,21% del Pil). Cifra cui gli esperti sono arrivati sommando gli 11.760 miliardi di costi assicurativi, i 14.377 miliardi per gli interventi e i dispositivi di prevenzione e i 19.307 per altre spese legate ai danni da lavoro (dal tempo impiegato per soccorrere le vittime ai guasti delle macchine alla perdita d?immagine). Se si sommassero le spese medico-cliniche, quelle sanitarie, quelle per la riabilitazione, gli indennizzi per invalidità temporanea e le pensioni d?invalidità, si avrebbe una dimensione realistica dell?impatto economico della sicurezza trascurata.
Il quadro legislativo
«Dobbiamo realizzare un’impresa tra Stato, Regioni e parti sociali per stabilire azioni concrete che servano a creare un ambiente sicuro. Le regole da sole non bastano», ha detto stamani il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, annunciando il varo di un Piano straordinario. Ha ragione. Come pure non hanno torto i sindacati che sollecitano più controlli. Ma certo dalle regole non si può prescindere. E il quadro legislativo, modificato dal governo Prodi, alcune norme le fissa, rafforzando le sanzioni ma non solo (estendendo il campo di applicazione a tutte le tipologie contrattuali). Il Testo unico approvato nell?aprile 2008 oltre introdurre temi come la formazione e alla prevenzione, disciplina fra l?altro il sistema degli appalti, facendo formale divieto di procedere a gare al massimo ribasso (a scapito della sicurezza), introducendo il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e creando un fondo presso l?Inail per sostenere le piccole e medie imprese.
Deregulation & sicurezza
Un piano straordinario, dunque, annuncia Sacconi. Naturalmente occorre aspettarne i contenuti, ma una cosa va probabilmente sottolineata: più deregulation non può voler dire meno sicurezza. Proprio ieri, i giornali riportavano l?intenzione del governo di riformare il mercato del lavoro, procedendo in due direzioni: deregolamentare e semplificare. Tra gli esempi di pratiche burocratiche, il Sole 24Ore citava «il superamento dei libri paga e matricola». Documenti che, secondo la Finanziaria 2007, i «datori di lavoro soggetti all?obbligo dell?assicurazione infortuni sul lavoro e contro le malattie devono tenere».
Va bene quindi deregolamentare, ma con la necessaria cautela e senza sfruttare le emergenze, sottolineano quanti hanno notato che l?articolo 18 del Decreto per i rifiuti campani (23 maggio 2008) prevede alcune deroghe. Fra le leggi elencate, vi è anche quella che riguarda la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
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