Politica

Sicurezza, i dubbi del Presidente

La promulgazione della legge accompagnata da una lunga lettera piena di rilievi e perplessità

di Franco Bomprezzi

L’unica arma politica a sua disposizione: la lunga lettera con la quale il presidente della Repubblica accompagna la promulgazione del pacchetto sicurezza votato dal Parlamento conferma i dubbi e le perplessità sulle norme varate dal Governo e in particolare su quelle volute dalla Lega: ronde e reato di clandestinità. Ecco come i giornali affrontano l’argomento.

 

 

Taglio centrale di spalla sulla prima del CORRIERE DELLA SERA per segnalare “I dubbi di Napolitano sulle ronde e i clandestini”. L’apertura infatti va allo scudo fiscale e alle pensioni, ma l’argomento è analizzato poi in due pagine, 8 e 9. Il quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli sembra apprezzare il tono e la scelta del Presidente: eloquente il commento di Massimo Franco. I provvedimenti votati dal Parlamento secondo il capo dello Stato «norme fra loro eterogenee» e «di dubbia coerenza»: “un modo garbato ma netto – chiosa l’editorialista – per far capire che, una volta applicate, potrebbero provocare una gran confusione. L’analisi puntigliosa di Napolitano non riguarda tanto i profili costituzionali, ma gli effetti pratici della legge. Il presidente della Repubblica vede in alcune disposizioni un arretramento nel contrasto all’immigrazione clandestina: contraddizioni che potrebbero peggiorare il problema, invece di risolverlo. Sono indicativi il sollievo ed il rispetto con i quali il governo ha accolto il sì del Quirinale ed accettato i suoi rilievi. Palazzo Chigi fa sapere di essere soddisfatto della promulgazione; e che terrà conto delle «notazioni e dei suggerimenti» del capo dello Stato”. E di spalla il quirinalista del Corriere, Marzio Breda, spiega il perché della lunga lettera (5 pagine) accompagnatoria alla promulgazione del pacchetto sicurezza: non c’era una situazione di “palese incostituzionalità” tale da giustificare il rinvio alle Camere, ma al tempo stesso il provvedimento destava nell’insieme troppe “perplessità e preoccupazioni” – scrive Breda – per ottenere una firma senza riserve: “ronde a parte, tra i punti da correggere – come del resto Palazzo Chigi annuncia di voler fare – il capo dello Stato segnala in particolare quello che introduce il reato di clandestinità. Un nodo di «evidente delicatezza».

“Sicurezza, legge irragionevole”: LA REPUBBLICA per il titolone sceglie i dubbi di Napolitano che ha promulgato il pacchetto Maroni con riserva, scrivendo una lettera a Berlusconi. Seguono due  pagine di servizi. Nella missiva esprime nove rilievi: la disomogeneità delle norme; le «rilevanti criticità» del reato di immigrazione clandestina; il ruolo del giudice di pace; il meccanismo delle espulsioni; l’eccesso di discrezionalità sull’acquisizione della cittadinanza; la disomogenea applicazione di attenuanti e aggravanti; il reato di oltraggio; le ronde (delle quali «appare urgente la definizione»); l’uso dello spray al peperoncino. Da Palazzo Chigi, la risposta si sforza di apparire conciliante (le osservazioni di Napolitano saranno valutate attentamente, dice una nota ufficiale). In realtà il premier sarebbe molto contrariato. La scelta di promulgare comunque la legge sarebbe legata alla volontà del presidente della Repubblica di non andare allo scontro frontale. Sul retroscena, Liana Milella: “«Rotta la tregua, non cambio nulla» il Cavaliere e il gelo con il Colle”. Nel centrodestra deborda irrefrenabile il fastidio per il presidente Napolitano. Nessuna nuova legge. Al massimo qualche precisazione sulle ronde. L’ordine di scuderia dell’entourage del premier è minimizzare. In realtà irritazione profonda. Ai suoi Berlusconi avrebbe detto: «Me l’aspettavo. Lui annuncia la tregua per il G8 e poi la rompe. Cerca in tutti i modi di condizionare la nostra azione politica. Lo ha già fatto con le intercettazioni. Ma noi andremo avanti lo stesso». Strisciante, scrive Milella, ma sta avanzando la sindrome da commissariamento.

IL GIORNALE dedica una pagina intera al pacchetto sicurezza. Nell’articolo «Napolitano firma con critica «insieme di norme eterogenee»” Il Giornale fa notare che, nonostante ci fossero dubbi, preoccupazioni, perplessità tecniche, mancanze di organicità e persino degli articoli che si contraddicono tra di loro, alla fine Napolitano «non trova motivi per bocciare quel voluminoso dossier parcheggiato da un paio di settimane negli uffici giuridici del Quirinale». Anzi, «Napolitano non rileva nessun profilo di incostituzionalità e nemmeno motivi per rimandare il testo alle camere». Il quotidiano diretto da Mario Giordano fa solo notare che le critiche del Colle non riguardano il contenuto del Ddl ma il modo confuso in cui la legge è stata scritta. Che la lettera di Napolitano non ha una valenza politica anti maggioranza è la tesi che emerge dall’intervista, “Sbaglia chi ci vede un attacco al governo” che Il Giornale fa ad Achille Chiappetti, ordinario di Diritto pubblico alla facoltà di Scienze politiche dell’università la Sapienza di Roma: «Il presidente della Repubblica conferma la piena costituzionalità della legge e la sua opportunità. Al tempo stesso, sottolinea la sua eterogeneità, ma questo non è certo un motivo per respingerla» ha precisato il giurista.

IL MANIFESTO apre il giornale sui dubbi di Napolitano, sotto il titolo “Sponda anomala”. L’editoriale è di Andrea Fabozzi e si intitola “La rinuncia del colle”. Fabozzi sottolinea che tra rinvio alle Camere e firma Napolitano ha scelto una terza via ma che la lettera «contiene tante e tali osservazioni critiche che la legge imposta dalla Lega al governo e dal governo al parlamento ne esce sostanzialmente a pezzi. A pezzi ma valida e in vigore proprio in virtù della firma del presidente della Repubblica». Secondo Fabozzi quella di Napolitano è una scelta politica, una scelta quasi disperata nel momento in cui riconosce la irragionevolezza e la insostenibilità della legge e poi la firma». Napolitano «ha voluto evitare lo scontro frontale con Silvio Berlusconi». «Può darsi che – rifiutando l’idea di elezioni anticipate – il capo della stato veda come unica alternativa al Berlusconi intemperante degli ultimi mesi un Berlusconi sorvegliato da vicino e ridotto a più miti consigli».

“Sicurezza, sulla legge «perplessità» del Colle”. Così apre AVVENIRE che elogia l’intervento di Napolitano in un editoriale in seconda pagina di Sergio Soave, secondo cui le differenze radicali di opinione fra maggioranza e opposizione sul tema clandestini potrebbero essere superate in un confronto di merito proprio grazie all’invito del capo dello Stato, che riconosce con grande equilibrio «il diritto del governo a legiferare», sottolineando però «l’esigenza di un elevamento del livello qualitativo dell’azione politica». La scelta do non aprire un conflitto istituzionale, pur esprimendo con «fermezza e serietà rilievi che il governo dovrà tener presenti», secondo Soave, è un esempio in questa direzione. All’argomento AVVENIRE dedica poi la pagina 7 (“Napolitano, sì con riserva. Dubbi su ronde e irregolari”) con un «memorandum» sulle nove «perplessità» manifestate dal Colle e un box sulle esternazioni contrariate di Di Pietro, con il Pdl che attraverso Lupi ribatte: (Di Pietro) insulta la Carta costituzionale; e il Pd che prende le distanze (Finocchiaro: «Tra noi e Di Pietro c’è una diversa concezione delle istituzioni  e del modo di fare opposizione»). Nel frattempo, in commissione Bilancio della Camera, si cerca di dare forma all’emendamento al dl anticrisi  che dovrebbe salvare circa 500mila colf e badanti dal neonato reato di clandestinità. Il testo firmato da Maroni e Sacconi conferma il principio della «regolarizzazione selettiva»: oltre alla tassa di 500 euro per ogni richiesta presentata  per le colf (non le badanti) sarà chiesto ai datori di lavoro un reddito minimo di 20 o 25mila euro (a seconda che il richiedente sia un singolo o un nucleo famigliare). Una scelta contesta da Giovanardi, «che vede il rischio di tagliare fuori pensionati e altre persone a basso reddito».

La lettera di Napolitano sul ddl sicurezza arriva, su IL SOLE 24 ORE, solo a pagina 16. Il titolo sottolinea subito la pars destruens dell’azione di Napolitano: «Il Colle: ddl sicurezza incoerente». Occhiello e catenaccio mettono subito in rilievo, con dei virgolettati, la posizione del Presidente sul ddl: «irragionevolezza e insostenibilità», «perplessità forti». E anche l’attacco del pezzo, firmato da Donatella Stasio, parte con una serie di altri virgolettati su un testo privo di «sistematicità e organicità», zeppo di «criticità» e «norme incoerenti»: cinque cartelle fitte, chiosa IL SOLE, «che sembrano una sentenza di incostituzionalità». Il commento è affidato a Stefano Folli. Napolitano, non firmando il ddl, «sarebbe apparso una sfida al Governo» e «sarebbe sembrato uno strumento dell’opposizione». La sua terza via era «l’unica strada, benché tortuosa, in grado di salvare il suo ruolo. […] Pretendere che Napolitano si trasformi in un militante dell’IdV, come vorrebbe Di Pietro, è un po’ troppo. E non servirebbe a nessuno».

Le perplessità del capo dello Stato in merito al pacchetto sicurezza, sono ben riassunte nel titolo, “Napolitano, ma quale sicurezza” che ITALIA OGGI pubblica nella sezione Primo Piano. Scrive Italia Oggi: «Ragionando con le parole di Napolitano, la legge sulla scurezza di fatto potrebbe spingere i clandestini ad affrontare un doppio sbarco sulle coste italiane sicuri che la seconda volta ad attenderli non ci sarà più la cella di un carcere ma soltanto il pagamento di una multa». Ma per il capo dello Stato non è solo una questione di mera sicurezza. Delle cinque pagine inviate al Governo, Italia Oggi riporta un pensiero di Napolitano che affronta il rapporto tra istituzioni e cittadini: «È doveroso» ha scritto il capo dello Stato «ribadire che è indispensabile porre termine a simili prassi. Specie quando si legifera su temi che, come accade per diverse norme di questo provvedimento, riguardano i diritti costituzionalmente garantiti e coinvolgono aspetti qualificanti della convivenza civile e della coesione sociale. E’ in gioco la qualità e sostenibilità del nostro modo di legiferare».

«Il Cavaliere dovrà riflettere sulle incognite di questa nuova convivenza con l’inquilino del Colle che, a sorpresa, ha fatto insieme una mossa politica e un passo in avanti in direzione del presidenzialismo». Nell’editoriale “Una mossa presidenzialista” Marcello Sorgi su LA STAMPA analizza la decisione di Giorgio Napolitano di accompagnare una lettera di cinque pagine alla promulgazione del pacchetto sicurezza. A convincere il capo dello Stato è stata «la presenza nel pacchetto delle norme antimafia che inaspriscono gli strumenti a disposizione delle forze dell’ordine per il contrasto della criminalità organizzata», il presidente ha valutato che il rinvio alle camere «potesse provocare un danno maggiore che la promulgazione critica». Resta da vedere se la lettera del Quirinale, che sottolinea tutte le contraddizioni all’interno del pacchetto, servirà e provocherà delle revisioni. Per Antonio Di Pietro (Idv) è solo «un grido al vento», riferisce LA STAMPA nell’articolo di cronaca che apre un Primo Piano all’interno dell’edizione di oggi. Le contraddizioni evidenziate dal Quirinale riguardano il reato di clandestinità, il problema delle badanti e le ronde di cittadini. Quella più eclatante per LA STAMPA è la prima: paradossalmente la nuova norma potrebbe facilitare invece che frenare l’ingresso clandestino in Italia. In base al principio secondo il quale nessuno può essere condannato due volte per lo stesso reato, un clandestino espulso potrebbe rientrare nuovamente in Italia e non essere più processabile. LA STAMPA dice anche che Napolitano deve aver tenuto conto oltre delle perplessità sorte del Consiglio superiore della Magistratura anche dello «sconcerto dei giudici di pace» che dovrebbero occuparsi del reato di clandestinità.

E inoltre sui giornali di oggi:

BADANTI
LA REPUBBLICA – “Sanatoria badanti, carcere a chi falsifica reddito di 20mila euro per assumere una colf”. Nel paese in cui metà degli italiani dichiara un reddito sotto i 15mila euro (come da dichiarazioni dei redditi 2007  rese pubbliche due giorni fa dal ministero dell’Economia), non è facile fissare un tetto minimo per poter assumere una colf o una badante. Il reddito minimo ora è fissato a quota 20mila se il percettore è singolo, 25mila per il nucleo familiare. Serve un certificato medico che attesti la patologia dell’assistito. Chi dovesse far domanda avvalendosi di documenti falsi verrà punito con il carcere da 1 a 6 anni. Dal 1 al 30 settembre sarà possibile fare, solo on line, una “dichiarazione di emersione” (se la badante è al lavoro da almeno 3 mesi). C’è poi la tassa di 500 euro, che Famiglia cristiana ha definito “vessatoria”.

ABORTO
LA REPUBBLICA – Sì alla moratoria dell’Onu. Passa la mozione Udc-Pdl, respinta quella Pd per un voto: il governo italiano si impegnerà a promuovere una «moratoria sull’aborto obbligatorio». Soddisfatto il primo firmatario, Buttiglione: «è ora di contrastare sia chi è contro la vita sia chi è contro la scelta». Entusiasta il cardinale Renato Martino («è un sì alla vita»).

AVVENIRE – “Il diritto di non abortire” è il titolo che contende l’apertura alla legge sulla sicurezza. Alla mozione approvata alla Camera per una moratoria internazionale dell’aborto inteso come «strumento di controllo demografico» è dedicato l’editoriale di Marina Corradi. L’Italia promuoverà presso le Nazioni Unite una risoluzione che condanni l’aborto obbligato: quello utilizzato nel Terzo mondo per limitare le nascite, quello selettivo in Cina, in India e altri paesi, e che tuttavia «appare quasi , senza che si osi dirlo apertamente, come l’inevitabile applicazione di una necessaria ragion di Stato». Il che è «intollerabile» anche per «quella libertà delle donne tanto sostenuta dai pro-choice». Di qui, l’idea di trovare una minima comune intesa: anche chi è a favore dell’aborto, non può essere a favore dell’aborto «imposto». Questa l’idea di Rocco Buttiglione che ha proposto la mozione.

FAMIGLIA
AVVENIRE – È stato presentato ieri il servizio informativo Tuttofamiglia, con lo slogan «Soluzioni casa per casa». Si tratta di un servizio di “consulenza telefonica” messo in campo da Giovanardi insieme all’Inps. A disposizione dei cittadini, un call center (n. 803164) e un sito: www.tuttofamiglia.info, per ricevere informazioni su tutte le tematiche che riguardano la maternità e la paternità, assegni e bonus famigliari, fondo per nuovi nati, bonus per l’energia elettrica e la regolarizzazione delle badanti (sulla quale le richieste di chiarimento sono già moltissime fanno sapere dal ministero). Partito a marzo in fase sperimentale, Tuttofamiglia, ha già registrato 50mila chiamate  a maggio, salite a 100mila con giugno e nei primi giorni di luglio era già a quota 40mila.  

GRILLO

CORRIERE DELLA SERA – Lunga intervista a pag. 13 di Gian Antonio Stella: “Ho votato Di Pietro, sarò un ologramma al congresso del Pd”. Una fra le tante risposte di Grillo: “Non posso andare dove non mi vogliono. Prendo atto che per loro sono un movimento ostile. Il fatto è che questi qui, quando tornano  a casa, si tolgono i baffi, si tolgono i capelli e sono uguali a Berlusconi”.

CASO SANDRI

IL MANIFESTO – “La giustizia con la divisa”, si intitola una riflessione di Giuliano Pisapia a margine della sentenza sul caso Sandri. «Altro che giustizia eguale per tutti! Tre anni di reclusione per aver rubato un pacco di biscotti (prezzo un euro e 29 centesimi); 2 anni e 8 mesi a un “ladro” di 74 anni per il furto di un etto di prosciutto. Tre anni e 6 mesi per i poliziotti che hanno ucciso, a colpi di manganellate, Federico Aldrovandi; sei anni per l’agente di polizia che ha spezzato la vita di Gabriele Sandri. In carcere chi viola la legge per fame; a piede libero chi tronca la vita con una violenza inaudita. Sentenze emesse in nome del popolo italiano, mentre la maggioranza parlamentare approvava una legge che, tra le altre nefandezze giuridiche e sociali, punisce con 5 anni di carcere i migranti che non ottemperano all’ordine di espulsione, allunga fino a 6 mesi la detenzione amministrativa; modifica (creando nuovi reati e nuove aggravanti) intere parti del codice penale (…) Com’è possibile considerare colposo un omicidio da parte di chi, agente di polizia, freddamente, impugna la pistola, la punta e spara mirando un ragazzo seduto in auto? E come si può parlare di eccesso colposo in legittima difesa in un caso, come quello di Federico Aldrovandi, in cui più poliziotti hanno infierito con violenza inaudita sul suo corpo? La regressione è intollerabile. La giustizia, giorno dopo giorno, ritorna ad essere forte con i deboli e debole con i forti».

CECENIA

LA STAMPA – “Uccisa l’erede della Politkovskaya”. Una foto in prima pagina della reporter russa Natalia Esterimova rapita a Grozny il cui corpo è stato ritrovato crivellato di colpi poche ore dopo. Aveva ricevuto il premio intitolato ad Anna Politkovskaya, ammazzata da un killer nel 2006. Documentava in modo minuzioso tutte le violazioni, i rapimenti, le persone fatte sparire in Cecenia e faceva parte di Memorial, l’associazione per i diritti umani fondata da Andrey Sakharov per svelare i crimini del Gulag ma oggi in prima linea nella lotta alla repressione nella Russia contemporanea, soprattutto nel Caucaso. Natalia aveva decunciato un peggioramento della situazione in Cecenia nelle ultime settimane dicendo che i rapporti della polizia sui «mercenari stranieri» scovati e uccisi in Cecenia servivano a coprire i massacri di abitanti della Cecenia sospettati di essere avversi al regime filorusso di Ramzan Kadyrov. Quattro uomini l’hanno prelevata al mattino appena uscita di casa.

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