Cultura

Sicilia: obbligatorio il trasporto gratuito per studenti disabili

A chiederlo è il Tribunale di Modica in una sentenza del 5 maggio. Lo rende noto con un contributo che qui pubblichiamo Francesco Marcellino, avvocato e consulemte legale Anffas

di Chiara Sirna

Un’importante sentenza del Tribunale di Modica, in Sicilia, obbliga i Comuni della Regione ad erogare il servizio di trasporto gratuito per gli studenti con disabilità e consente anche di riflettere su quanto sia necessario da parte di tutti – dalle istituzioni alle famiglie – lottare per il riconoscimento dei diritti

Con un’importante e chiara statuizione giudiziaria a conclusione di un procedimento civile – che chi scrive ha avuto l’onore di patrocinare – il Giudice del Tribunale di Modica (Ragusa) ha riconosciuto il 5 maggio scorso, ad uno studente minore con grave disabilità, che il servizio di trasporto è un diritto soggettivo perfetto – quale esplicazione e garanzia del diritto all’istruzione costituzionalmente garantito – e che i Comuni siciliani, grazie a un considerevole numero di atti normativi nazionali e regionali, sono obbligati a fornirlo ai propri cittadini con disabilità.

Nella suddetta pronucia del Tribunale – aderendo alla normativa vigente, nonché alla tesi manifestata dalla difesa – si è in sostanza riconosciuto che gli Enti Pubblici (i Comuni per le scuole dell’obbligo, le Province per le cosiddette “scuole superiori”) non hanno potere discrezionale sulla valutazione e l’erogazione del servizio di trasporto (ad esempio a causa di esigenze di bilancio), ma l’obbligo di erogare il servizio di trasporto gratuito per gli studenti con disabilità.

Rinviando ad altra sede eventuali ulteriori approfondimenti e riflessioni, vorrei qui tuttavia evidenziare come la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità tuteli in maniera chiara e forte la libertà e il diritto alla mobilità dei cittadini con disabilità. E quindi, ad esclusiva tutela delle persone con disabilità, come sia auspicabile una veloce ratifica dell’atto internazionale anche da parte del nostro ordinamento giuridico.

In realtà la normativa nazionale e della Regione Sicilia in tema di tutela delle persone con disabilità è di ottima fattura, ma troppo spesso disattesa o male applicata/interpretata.
Anche questo, così – insieme a molti altri fattori e cofattori – conduce a creare situazioni di emarginazione o di svantaggio sociale che stigmatizzano e discriminano il soggetto con disabilità.
Ricordo, ad esempio, che nel nostro ordinamento giuridico, con la Legge Nazionale 67/06, intitolata Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni (un commento di chi scrive è leggibile all’indirizzo internet disponibile cliccando qui), il Legislatore ha donato alle persone con disabilità un forte strumento di tutela.
Ad oggi, però, non sembrano sussistere precedenti giurisprudenziali sull’argomento. Ovviamente auspico che tale assenza sia da imputare all’esistenza di un sistema sociale di tutela della persona con disabilità, ma se così non fosse, occorrerebbe far meglio conoscere taluni strumenti legislativi a tutela della qualità di vita delle persone con disabilità e alla loro piena integrazione sociale (oltre che al rispetto della loro “dignità”).

A tal proposito, ricordo ancora e auspico una sempre maggiore applicazione dell’articolo 14 della Legge 328/00 il quale, prevedendo che i Comuni predispongano il «progetto di vita individuale per le persone disabili», permetterebbe una personalizzazione dei trattamenti e dei servizi necessari al cittadino e, altresì, un’eventuale maggiore efficacia rivendicativa innanzi agli organi giudiziari, allorquando i servizi e le prestazioni non siano forniti dagli organi competenti.

Ritengo vivamente che la “vittoria di una persona con disabilità” sia la vittoria di tutte le persone con disabilità. L’intento, così, è quello di desiderare che “non accada mai più”. Nascere o diventare persone con disabilità non è una colpa. Credo dunque che le persone con disabilità, la società e le istituzioni debbano avere ben presente la distinzione tra atti di pietismo, favori concessi o privilegi riconosciuti e, invece, i diritti: tra essi vi sono grandi differenze.
Tutti – dalle famiglie alla società alle istituzioni – dobbiamo lottare per il riconoscimento dei diritti, soprattutto in via preventiva e non solo giudiziaria affinché le persone con disabilità e le loro famiglie non debbano sopportare ulteriori pesi e fatiche, ma essere agevolati (non già favoriti o privilegiati) nell’agire quotidiano.

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