Non profit

Siccità: cercansi 1000 Comuni salva-acqua

Il Cipsi lancia un appello da Civitas

di Gabriella Meroni

“Con la stagione estiva cominciano già le interruzioni idriche in molte città italiane. Per questo, a partire della piattaforma sottoscritta al primo Forum alternativo mondiale dell’acqua di Firenze, da associazioni e movimenti di tutto il mondo, chiederemo, da Civitas, a 100 comuni italiani di sottoscrivere pubblicamente tre impegni con i propri cittadini contro la gestione attuale dell’acqua”. Rosario Lembo, presidente del Cipsi, federazione di 30 ong italiane, tra gli organizzatori del Forum mondiale dell’acqua, anticipa i contenuti del proprio intervento al seminario che si terrà domani 3 maggio a Padova, nell’ambito di Civitas: “Le mani sull’oro blu: le politiche e le ricerche sull’acqua, la gestione sostenibile della risorsa idrica”, promosso da Cipsi, Legambiente e Wwf Italia, in collaborazione con il Comitato italiano per il Contratto Mondiale dell’acqua. L’Italia, in teoria, è un paese ricco d’acqua dolce, avendo una disponibilità teorica di 155 miliardi di metri cubi d’acqua ogni anno, 2.700 ogni giorno. Eppure la natura irregolare dei deflussi ne abbassa la disponibilità a 2.000 metri cubi, e gli acquedotti in cattivo stato fanno il resto. Risultato: ogni cittadino può contare, in media, ogni anno soltanto su 920 metri cubi d?acqua. Come tutti i Paesi mediterranei l’acqua italiana, però, serve soprattutto per irrigare i campi. Ne scorrono tra i solchi 20.137 milioni di metri cubi ogni anno, contro i 7.940 per uso civile, i 7.986 per uso industriale e i 5.919 per scopi energetici. L’acqua utilizzata non è quasi mai “recuperata”: 16 milioni di cittadini sono allacciati alla rete fognaria ma i loro scarichi non vengono depurati, e 25 milioni non risultano nemmeno allacciati. Città come Milano e Firenze non hanno impianti di depurazione in esercizio in grado di coprire l’intero ciclo. Come promuovere comportamenti responsabili da parte delle istituzioni, nel momento in cui molte città del sud d’Italia già vivono in condizioni di emergenza idrica? Il Cipsi propone a 100 comuni italiani di cominciare a difendere l’acqua come bene comune a partire da tre impegni concreti: Comunicare ai propri cittadini lo “stato dell’acqua” della propria città: disponibilità, stato degli acquedotti, dispersione, livello dell’accesso al servizio, modello di gestione in atto, tariffe applicate, come primo passo verso l’elaborazione di una “Carta dei servizi d’acqua”, parte integrante di una “Carta locale dei beni comuni e dei servizi pubblici”; organizzare delle campagne di sensibilizzazione presso ogni famiglia, per contenere i consumi di acqua potabile e ridurre gli sprechi; attivare sistema di finanziamento pubblico locale dell’accesso all’acqua, con tariffe differenziate per livelli di consumo e di destinazione d?uso, fondato su un sistema fiscale progressivo, a finalità ridistributiva e solidale, e sulla creazione di casse di risparmio e di fondi mutui regionali ed interregionali a finalità pubblica e sociale; ridare presenza all’acqua nei luoghi pubblici come piazze, stazioni, giardini, aeroporti, stadi, scuole, realizzando “punti d’acqua ” e di “ristoro” accessibili e gratuiti ” Comuni e Enti locali sono, infatti, – spiega Rosario Lembo – soggetti capaci di innovazioni e cambiamenti, a partire dal coinvolgimento dei singoli cittadini, per una nuova politica dell?acqua fondata su modelli di solidarietà partecipata. Auspichiamo il moltiplicarsi di interventi di cooperazione decentrata, che partano dai Comuni italiani a sostegno delle città e dei villaggi che soffrono la sete, per di garantire l?accesso all?acqua anche a che non c?è l?ha, in Italia e nel mondo intero”.


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