Volontariato

Siamo tutti personaggi di Loach

Il regista inglese dà una visione diversa della realtà dell’immigrazione. Non con commiserazione, ma cogliendo la questione centrale: le opportunità di lavoro (di Hassan Bruneo).

di Redazione

Nel suo ultimo film Ken Loach affronta la tematica dell?immigrazione in chiave attuale e riportandola alla società che ospita gli immigrati e al mondo del lavoro. La storia si svolge a Londra e vede come protagonista una ragazza (interpretata da Kierston Wareing) da che lavora per una società di lavoro interinale. La prerogativa di questa società è quella di fornirsi di mano d?opera nei Paesi dell?Est Europa, svolgendo le selezioni nei Paesi d?origine degli immigrati, soprattutto in quelle zone dove la disoccupazione ha dei tassi elevatissimi. La promessa è quella di un lavoro, una sistemazione accogliente e di un futuro con delle prospettive. Al ritorno in Inghilterra la protagonista del film viene licenziata e decide così di mettere a frutto le conoscenze acquisite presso le società di lavoro interinale per aprire una propria agenzia di lavoro, insieme alla sua amica e coinquilina. Il film mette a nudo le dinamiche per cui Angie (la protagonista), nonostante abbia avuto modo di vedere come le imprese abbiano sistematicamente disatteso le aspettative dei lavoratori sfruttandoli e promettendo più di quello che avrebbero loro dato, si ritrova ad agire nella stessa maniera. In contrapposizione c?è un?umanità proveniente dai più vari Paesi: dalla Polonia all?Iraq, dall?Afghanistan alla Romania. Si mescolano così persone con origini profondamente diverse ma con lo stesso sogno, gli stessi desideri: trovare delle condizioni di vita migliori. Così accettano di lavorare per 200 sterline a settimana, vivere in baracche, rifugi improvvisati perché queste sistemazioni sono comunque meglio rispetto a come vivevano precedentemente.Senza voler scadere nel buonismo o nelle generalizzazioni, il film di Ken Loach dà una visione diversa della realtà dell?immigrazione. In un dialogo un ragazzo polacco racconta di come la gente, incrociando per strada il suo sguardo, si spaventasse perché viene dall?Est, quindi una persona cattiva e un potenziale criminale. Vederlo nel film sembra quasi una sciocchezza ma in realtà succede tutti i giorni. Accade a volte anche a ragazzi come noi che, seppur nati in Italia, avendo lineamenti o magari anche solo un nome diverso, accendono i pensieri più strani e stereotipati nella mente della gente che, purtroppo, si forma le proprie idee solo guardando i tg o leggendo i giornali. Ma questi non corrispondono alla totale realtà! In questo mondo libero, riprendendo il titolo del film di Ken Loach, dovremmo essere davvero liberi, senza i vincoli degli stereotipi, con la possibilità di acquisire informazioni e conoscenza a 360 gradi. Perché la diversità è ricchezza, la conoscenza si basa sulla scoperta di qualcosa di nuovo, di inesplorato. E la tutela della propria identità favorisce proprio questa ricchezza perché aiuta a conservare la diversità. Nel film questi temi sono ripresi nell?ottica dell?immigrazione finalizzata al miglioramento delle proprie condizioni di vita, e il regista riesce a dare una dimensione paritetica, una uguale dignità a tutti gli attori e alla varia umanità presente.

Hassan Bruneo


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