Politica

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Verso il 13 aprile Parla Savino Pezzotta

di Redazione

«Ho detto no. Senza ripensamenti», così diceva Savino Pezzotta nel febbraio 2006, all’indomani della sua uscita dalla Cisl. Aveva rifiutato di uscire dal palazzo di via Po per entrare in uno dei Palazzi della politica. E nel primo intervento, come notista politico di Vita, Pezzotta, analizzando l’Italia che usciva dalle elezioni nell’aprile 2006, scriveva: «Emerge, come tutti gli osservatori tendono a far notare, un’Italia divisa che renderà difficile ogni sforzo riformatore e di cambiamento. Pensare che l’unità degli italiani possa essere ricreata dalle forze politiche mi sembra una pura utopia. C’è veramente bisogno di una nuova cultura civile e di responsabilità diffuse, ma queste non possono che nascere dal basso e dalle sperimentazioni che germinano nell’ambito sociale». E nel sociale Pezzotta si è in questi due anni buttato a capofitto: presidente del Comitato italiano rifugiati; presidente della Fondazione Sud; promotore del progetto Afro per l’informazione sull’Africa e dell’associazione Communitas; portavoce del Family Day promosso da molte associazioni cattoliche. Poi, dall’estate scorsa, l’idea di un movimento per la buona politica. E nelle scorse settimane, con il precipitare della crisi di governo, la scelta di dar vita a un partito, il Movimento federativo civico popolare – che avrà come simbolo una “Rosa bianca” racchiusa tra i termini “Libertà e Solidarietà” – con Tabacci, Baccini, Folloni, Bianco e altri.

Vita: Non rischia di essere troppo brusco il passaggio dalle iniziative dal basso al partito? Perché il ritorno dentro il recinto della politica?
Savino Pezzotta: Per due anni, da quando ho lasciato la Cisl, ho fatto solo lavoro sociale senza cercare scorciatoie o posizioni di rendita. Credo che di questo mi si possa dar atto. Pensavo che dopo le elezioni del 2006 il governo riuscisse a fare qualcosa per riformare questo Paese, ma purtroppo non è stato così. Da 14 anni in qua, da che siamo entrati nel sistema bipolare, questo Paese è bloccato. Eppure, le riforme istituzionali sono necessarie anche all’azione sociale, che altrimenti perde di significato, diventa un’azione faticosa: tu cerchi di tirar su le istanze e la politica le ributta giù. Per questo ho sentito la necessità di mettermi in campo, e di vincere le resistenze all’impegno politico. Ancora una volta, però, non chiedendo di avere un posto, ma tentando di far avanzare un’idea della politica nuova, diversa. Ci interessa mandare qualche rappresentante in parlamento, ma mi creda, ci interessa di più dare una testimonianza che una politica diversa è possibile. Credo che oggi non ci si possa limitare a dire «Ha da passà ‘a nuttata», bisogna assumersi delle responsabilità anche per non lasciar spazio libero neppure più al bipolarismo, ma al bipartitismo, al bileaderismo. Non è un bene per questo Paese una concentrazione così alta di potere nelle mani di due leader che fanno, più o meno, quello che vogliono. Io credo che almeno chi ha una certa idea di democrazia debba mettere in campo qualcosa per resistere all’omologazione.

Vita: Spieghi meglio: qual è la novità della proposta politica della Rosa Bianca?
Pezzotta: Agli italiani erano state promesse la riforma e la moralizzazione del Paese attraverso un rinnovato ruolo dei cittadini; la riduzione drastica del debito pubblico che è una tassa iniqua che grava sulle nuove generazioni; la riforma in termini equitativi del sistema fiscale sempre più esoso per le famiglie, le imprese e i ceti più deboli; la riforma efficiente ed efficace del welfare riducendo spese e costi impropri; una politica industriale per rendere il nostro Paese più competitivo; l’assunzione di impegni per affrontare i problemi del Sud, del Centro – Nord e delle grandi infrastrutturazione in una ottica di unificazione e di europeizzazione dell’Italia. Ma soprattutto era stato promesso di favorire un rapporto nuovo tra le classi dirigenti, le istituzioni e i cittadini anche attraverso un federalismo solidale e sussidiario. Oggi, ogni persona onesta, di qualsiasi schieramento, se fa un bilancio di questa stagione, degli ultimi quattro anni di governo (due del centrodestra e due del centrosinistra) non può fare altro che constatare il fallimento delle promesse fatte: la povertà è aumentata e colpisce in particolare le famiglie; è cresciuto il divario tra Nord e Sud e tra l’Italia e gli altri Paesi europei; la nostra economia fa fatica a competere; Il lavoro nero è cresciuto e con esso le diverse forme di precarizzazione che mortificano la voglia di futuro dei nostri giovani; le questioni ambientali sottoposte a stress gravissimi (vedi la questione dei rifiuti in Campania, ma non solo); le problematiche energetiche e infrastrutturali sono tutte aperte; la corruzione è avanzata. Ecco, siamo in politica per metter mano a queste questioni.

Vita: Scusi Pezzotta, ma con Baccini, Tabacci, Bianco, dove sta la novità?
Pezzotta: La novità sta nel modo in cui queste persone si sono poste, la novità è che queste persone, che avrebbero avuto un seggio sia di qua sia di là, hanno scelto di scendere dal carro dei vincitori o dei possibili vincitori per mettersi in gioco. Mentre assistiamo una volta di più al mercanteggiamento dei posti, questa è una grande novità, è segno di gente che vuol cambiare davvero e che crede in qualcosa per sé e per gli altri. C’è un gruppo di persone che sceglie una politica diversa, fatta non più di posti ma di ideali. La novità non sta nei volti ma nei gesti politici che fai.

Vita: Lo slogan del vostro simbolo, «Libertà e solidarietà», mette in relazione due valori spesso disgiunti?
Pezzotta: È così. Noi siamo stati abituati in questi anni a sottolineare o il tema della libertà sino al liberalismo e al neoliberismo, o, dall’altra parte, una solidarietà che senza libertà mortificava la responsabilità e si faceva statalismo. Il nostro programma indica proprio questa necessità, quella di coniugare questi due valori: la libertà che non esiste se non nella relazione con gli altri e la solidarietà che è innanzitutto responsabilità, anche personale. Noi vogliamo proporre così anche un’idea di persona e di società. Diciamo che crediamo nella persona non nella sua dimensione individualistica ma nella sua capacità di iniziativa e di connessione anche sociale. Il nostro modello non è il modello liberista né quello statalista, è un modello europeo pluralista che prevede le forme dell’economia sociale di mercato e che lascia spazio, oltre al pubblico e al privato, anche all’economico sociale e non profit.

Vita: Mi permetta un’altra obiezione: quelli della Rosa Bianca saranno anche personaggi esperti, stimabili, che hanno fatto una scelta non comoda, ma certo sono destinati ad essere irrilevanti…
Pezzotta: Non è possibile che quando c’è da fare la critica o sottolineare le forme dell’antipolitica tutti danno il loro contributo, e poi quando si va a votare si votano sempre gli stessi. Il voto è sprecato se ripremio quelli che hanno governato in questi 15 anni o se scelgo una via nuova? Se scegliamo gli stessi che hanno governato, però, non lamentiamoci più. Capisco che sentendo i dibattiti elettorali sembra che questo Paese non l’abbia governato nessuno in questi 14 anni, ma è evidente che non è così. C’erano Prodi e Veltroni, Berlusconi e Fini, gli stessi che oggi dicono «Se non votate noi, il vostro voto è inutile»…

Vita: Ancora un’obiezione. C’è chi dice, riecco il partito cattolico? Insomma, la vecchia Dc che ci riprova…
Pezzotta: È vero che nel nostro manifesto dichiariamo di essere un movimento di ispirazione cristiana, ma è altrettanto vero che diciamo anche di essere un movimento che si ispira all’umanesimo laico. Vorremmo essere uno dei luoghi dove cattolici e laici si possono incontrare e dialogare. Il nostro richiamarci all’esperienza del movimento cattolico in questo Paese vuole sottolineare l’urgenza che sentiamo nel tenere viva quell’esperienza che rischia di esaurirsi a prezzi di saldo e che invece crediamo necessaria alla ripresa di questo Paese. Per il resto siamo un partito laico e aconfessionale, come è nella migliore tradizione del cattolicesimo italiano impegnato in politica. Oltrettutto riconosciamo come esplicito valore il pluralismo delle opzioni dei cattolici in politica.

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