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Siamo entrati nell’era del razzismo normativo e istituzionale. Ecco perchè

Nei mesi scorsi la propaganda ha degradato il discorso pubblico a livelli mai raggiunti sdoganando accenti xenofobi mai sopportati prima. Ora siamo entrati, dalla data di entrata in vigore del Decreto sicurezza, votato dal Parlamento e firmato senza fiatare dal presidente Mattarella, nella stagione delle leggi e delle norme. Norme che a chi scrive sembrano norme razziste perché discriminatorie verso chi non è italiano.

di Riccardo Bonacina

Qualche mese avevo già scritto del crescendo propagandistico del ministro dell’Interno su temi socialmente sensibili. A suon di “Bacioni” e “lo dico da papà”, ma anche di “io me ne frego” e “tanti nemici tanto onore”, nei mesi scorsi abbiamo assistito ad un crescendo in cui le categorie più deboli venivano attaccate e denigrate, esposte al pubblico ludibrio, da parte di colui che dovrebbe essere il garante dell’ordine. I migranti, i sinti, i volontari che spesso li soccorrono, sono via via assurti a nemici del “popolo”, rei della loro condizione di fragilità. Mai una sfumatura di pietas, si trattasse di donne o minori, donne trattenute per giorni su una nave della nostra guardia costiera, o bambini rom di una baracca buttata giù con le ruspe. Ma sino a qui eravamo, appunto, nella propaganda. Nefasta, certo, perché sdoganava accenti xenofobi (recita il vocabolario: Odio per gli stranieri, avversione contro tutto ciò che non appartiene alla propria nazione o etnia; ostilità pregiudiziale per gli stranieri) degradando il discorso pubblico a livelli mai raggiunti prima.

Ma ora siamo entrati, dal 1 dicembre scorso, data di entrata in vigore del Decreto sicurezza (Dl 113/ 4 ottobre 2018), votato dal Parlamento e firmato senza fiatare dal presidente Mattarella nella stagione delle leggi e delle norme. Norme che a chi scrive sembrano senza ombra di dubbio norme razziste perché discriminatorie verso chi non è italiano.

Il Dizionario Sabatini Coletti definisce così il razzismo: Ideologia che, fondata su un'arbitraria distinzione dell'uomo in razze, giustifica la supremazia di un'etnia sulle altre e intende realizzarla attraverso politiche discriminatorie e persecutorie.

Proviamo mettere in fila le discriminazioni previste dalle nuove norme chiedendoci dove esse discriminano gli stranieri. Seguitemi e fatevi una vostra idea:

Decreto sicurezza

Sono numerosissimi i punti discriminatori presenti nel Decreto legge.
Abolizione della protezione umanitaria – Il decreto prevede l’abolizione della concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari previsto dal Testo unico sull’immigrazione (legge 286/98). Nonostante l’Articolo 10 della Costituzione reciti che: “L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali”. Un articolo che stabilisce un diritto fondamentale che riguarda non i cittadini ma gli stranieri. Nonostante la stessa Cassazione citi spesso le disposizioni internazionali che parlano di permessi per “protezione umanitaria” come mezzi di attuazione della disposizione costituzionale, col Decreto sicurezzasi passa all’eliminazione totale di questo status: la protezione umanitaria viene abrogata e sostituita da ipotesi specifiche.

Revoca del diritto d’asilo – Si allunga l’elenco di reati che comportano la sospensione della domanda di asilo e causano l’espulsione immediata dello straniero. Tra questi anche il furto e la minaccia a pubblico ufficiale. Nel decreto è prevista la revoca dello status dopo la sola condanna di primo grado: nella nostra Costituzione è però prevista la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Siamo di fronte all’abolizione della presunzione di non colpevolezza che è un principio di civiltà che è sancito dall’articolo 27 della nostra Costituzione. E non si fa certo differenza tra cittadini e stranieri (si riferisce in generale all’«imputato»).

Cittadinanza, alle domande risposte dopo 4 anni! – Dalla data della presentazione della domanda, l'articolo 14 decreto "Sicurezza" prevede debbano passare 48 mesi. Detto altrimenti: 4 anni. Detto ancora altrimenti: una legislatura. Si prevede, quindi, che per l'intera legistlatura vi sarà un blocco nella concessione delle cittadinanze agli aventi diritto. Non si era mai visto che una previsione di tal genere fosse stabilita da una legge!

Certificati di Stato civile – Ma c'è anche altro, i cittadini stranieri vengono discriminati anche per via burocratica. Sempre all'articolo 14, il comma 2 che recita così: dopo «il termine per il rilascio degli estratti e dei certificati di stato civile occorrenti ai fini del riconoscimento della cittadinanza italiana è stabilito in sei mesi dalla data di presentazione della richiesta da parte di persone in possesso di cittadinanza straniera». Ovvero gli italiani potranno avere i certificati subito, gli stranieri no!
Una norma assolutamente discriminante e fuorviante, che istituzionalizza i cronici ritardi della burocrazia. Li rende norma, prevedendo 6 mesi per il rilascio di un certificato di stato civile.

Discriminazioni e cattiverie per via burocratica

Le discriminazioni e cattiverie contro gli stranieri non solo solo quelle previste per legge (sic) ma anche quelle per via burocratica. Vediamole assieme.

Carta Famiglia – Niente sconti agli stranieri. Niente più sconti su beni e servizi alle famiglie numerose composte da cittadini extracomunitari. Lo ha deciso un emendamento alla Manovra appena approvato che modifica la norma della legge di stabilità 2016 che ha introdotto la carta famiglia, destinata ai nuclei con almeno tre figli e con un Isee inferiore ai 30 mila. Uno strumento che permette di accedere ad una serie di agevolazioni su beni alimentari e non e servizi come i contratti di fornitura di luce e gas. Agli stranieri sarà vietata.

Fondi Sprar – Il primo luglio dal ministero dell’Interno doveva arrivare la firma ai nuovi posti Sprar – il sistema di accoglienza diffusa che chiama in causa direttamente i Comuni e fondamentalmente svuotato con il Decreto (varrà solo per chi ha lo status di rifugiato – con le rispettive coperture economiche. Lo prevede il decreto ministeriale del 10 agosto 2016, che ha come oggetto le “modalità di accesso da parte degli enti locali ai finanziamenti del Fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell’asilo”. Invece, ben quattro mesi, tutto è ancora fermo: non sono state pubblicate le graduatorie dei nuovi centri, né stabilite le coperture economiche necessarie.

Progetti Pon per l’integrazione – L’integrazione degli alunni stranieri? È in stand by da sedici mesi. Da tanto infatti le 2.326 scuole che hanno presentato un progetti per il PON “Integrazione e accoglienza” attendono la pubblicazione delle graduatorie. L’avviso – 50 milioni di euro – è stato pubblicato il 27 aprile 2017, con scadenza 17 luglio 2017. Si tratta dell’avviso che affidava alla scuola «la responsabilità educativa di valorizzare le differenze, promuovere l’integrazione, il dialogo interreligioso e interculturale, al fine di costruire una maggiore coesione sociale». Leggi articolo

Tassa sulle rimesse – Dal primo di gennaio 2019 saranno tassati con un’aliquota dell’1,5%, per ogni singola operazione, tutti i trasferimenti di denaro verso i paesi extra Ue, a partire da importi minimi superiori a 10 euro. Il rischio è l'aumento delle transazioni informali e quindi illegali. Intanto però nessuno parla più della Tassa sulle Transazioni Finanziarie. Leggi articolo

Assistenza sanitaria agli stranieri non iscritti al SSN – Dal 2019 le Regioni potranno spendere anche per altri scopi i fondi finora vincolati a garantire l'assistenza sanitaria agli stranieri non iscritti al Servizio sanitario nazionale. Questo almeno è quanto previsto da un emendamento dei relatori alla legge di bilancio approvata ieri in Commissione. I 30,99 milioni ad oggi "vincolati" all'assistenza agli immigrati con questo articolo, a partire dal 2019, "confluiranno nella quota indistinta del fabbisogno sanitario standard nazionale". Saranno quindi ripartiti tra le Regioni secondo criteri e modalità "in materia di costi standard". In pratica, ogni Regione procederà in autonomia ma non ci saranno più garanzie per l'assistenza nei confronti di una delle fasce meno protette della popolazione.

Fondi FAMI – Il “Fondo asilo migrazione e integrazione 2014-2020” (Fami)” è uno strumento finanziario istituito con Regolamento UE n. 516/2014 con l’obiettivo di promuovere una gestione integrata dei flussi migratori sostenendo tutti gli aspetti del fenomeno: asilo, integrazione e rimpatrio.

Si tratta di Fondi europei vincolati a degli obiettivi, tra i quali: promuovere l’effettiva integrazione dei cittadini di Paesi terzi nelle società ospitanti. Ad oggi, la dotazione finanziaria comunitaria complessivamente attribuita all’Italia è pari ad € 381.488.100,00. Ad oggi, essendo che i programmi 2018 vanno a scadenza il prossimo 31/12 non si hanno notizie sui programmi 2019.

Tranne due avvisi: Il primo “Realizzazione di interventi di RVA&R per favorire il processo di reinserimento dei rimpatriati nei Paesi di origine”, a valere sull’Obiettivo Specifico 3 Rimpatrio – Obiettivo nazionale 2 Misure di rimpatrio – lett. g), del Programma nazionale FAMI, riguarda interventi per favorire il rimpatrio volontario e assistito (RVA) di almeno 2700 destinatari nei Paesi

Il secondo avviso, “Qualificazione dei servizi pubblici a supporto dei cittadini di Paesi terzi (capacity building)” per il quale sono messi a disposizione 20 milioni, copo di migliorare, e monitorare, la gestione del fenomeno migratorio sotto l'aspetto della programmazione ed erogazione dei servizi amministrativi. Vai poi a spiegare ai cittadini straniere delle zeppe amministrative messe nel Decreto sicurezza.

Insomma nulla che riguardi l'integrazione degli stranieri. Non a caso sabato 8 nella prima manifestazione indetta da un ministro degli Interni si intitola “Prima gli italiani, dalle parole ai fatti”. Appunto!

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