Non profit
Siamo come londa. Dove arriviamo cambiamo le cose
Qui Europa. Storia di Deron, Wuda,Talia e Alex.
C'è Wuda, perizoma rosso degli indigeni Trio e Gps in mano, che cartografa la foresta pluviale del Suriname spedendo i dati a Google Maps per quantificare, e proteggere, la terra appartenente alla sua tribù. C?è Talia Delgado, 29 anni, che a Bucarest s?è inventata un web magazine,<a href="http://www.brainstorming.info">Das Brainstorming Konzept erweitern</a>, dedicato alle nuove frontiere dell?attivismo giovanile. E poi ci sono Deron Triff ed Alex Hofmann che su <a href="http://www.changents.com">Changents</a>, online da luglio, intrecciano le storie di Wuda e Talia a quelle di altri 20enni e 30enni socialmente impegnati al grido di know it, talk it up, make it happen! Scoprilo, parlane in giro, implementalo!. Oggetto del motto è il cambiamento sociale. Da fiutare, interpretare, inventare, realizzare e raccontare come più aggrada. Cosa sono Deron, Wuda,Talia e Alex: volontari, attivisti, imprenditori sociali? «Robin Hoodies», li chiamano gli esperti di marketing, ricorrendo alla figura del bandito idealista per tentare di inquadrare una generazione molto diversa dagli intransigenti no global anni 90. Una generazione che antepone efficienza ed efficacia all?idealismo duro e puro, come dimostra il lancio di MySpace Impact. Il 26 novembre, il portale di social newtorking MySpace vara una sezione interamente dedicata ai volontari, che il quotidiano inglese The Guardian provoca così: sicuri di voler usare un sito di proprietà del magnate Rubert Murdoch? La risposta che riceve è una lezione di pragmatismo: «Con <a href="http://think.mtv.com">Think MTV</a>, MySpace è il sito di social networking più efficace che c?è: vanta 109 milioni di utenti nel mondo». L?identikit dei Robin Hoodies? Ventenni che hanno scelto il libro How to change the world di David Bornstein come manifesto e che considerano l?impresa sociale come naturale proseguimento di un?esperienza di volontariato piuttosto che la sua negazione. È la prima regola di bibbie per l?attivismo da terzo millennio come <a href="http://www.socialedge.org">Social Entrepeneurs</a> e <a href="http://www.change.org">www.change.org</a>: meglio rendere il proprio progetto sociale economicamente sostenibile che dipendere da fondi pubblici. Ed è ?proprio? una delle parole chiave per decifrare i volontari del 2007: battitori liberi che non sentono più il bisogno di appoggiarsi ad un ente non profit già esistente, spesso zavorrato da alti costi di struttura, per rendere il mondo un posto migliore. Il cambiamento sociale oggi è self made: cucito addosso all?attivista di turno. E in più agile e a buon mercato, grazie alla tecnologia. See it, film it, change it, vedilo, filmalo e cambialo, recita l?homepage del Beta Hub (<a href="http://hub.witness.org">The Hub</a>), spazio perennemente in progress su cui chiunque può pubblicare video, foto ed articoli di denuncia sul tema dei diritti umani. Stessa musica o, meglio, vodcast e podcast, su <a href="http://www.engagemedia.org">EngageMedia</a>, incentrato sul tema della giustizia sociale nel Sud – Est asiatico. Finita l?era in cui si bussava alla porta di un?associazione, o del suo sito web, per trovare un?opportunità di migliorare il mondo? Non proprio. <a href="http://www.volunteermatch.org">VolunteerMatch</a>, uno dei più grandi portali di cerco-offro lavoro volontario, continua ad essere cliccatissimo. Sulla sua homepage, però, mentre scriviamo, lampeggia la richiesta per un ?MySpace & Facebook Manager? per la charity Art AIDS Art. Tempo di impiego stimato: 3 ore a settimana. Età minima: 16 anni. Luogo di lavoro: Second Life, Facebook e MySpace. Realtà virtuali in cui ong, associazioni e fondazioni si affannano a rincorrere i volontari 2.0. Imprendibili, perché indipendenti e imprevedibili, come Robin Hood. Al massimo, ne afferrano la scia. O, meglio, il ?ripple?, come Deron Triff ed Alex Hofmann, i due giovani fondatori di Changents.com, definiscono l?onda di impatto positivo che si crea diffondendo una best practice sociale: «Il volano di noi volontari e filantropi della nuova generazione».
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