Volontariato
Si scrive Italia,si legge Arcobaleno
Nel capoluogo lombardo è in funzione la prima scuola materna multietnica dEuropa. A Bologna il sindacato dei poliziotti organizza corsi di antirazzismo. E a Badolato i cittadini hanno deciso di dar
Giro, girotondo per i bambini di tutto il mondo. Succede, alla periferia Nord-est di Milano, in piazza Firenze, nell?imponente edificio dell?Opera nazionale dei piccoli di padre Beccaria, che da settembre è stato trasformato nella prima scuola materna multietnica d?Europa. Qui, dove l?integrazione razziale è diventata una realtà. Cinquanta bambini di venti Paesi diversi, che vengono a imparare i giochi italiani, i verbi francesi, le canzoni filippine e a mangiare i cibi cinesi. Vengono dall?Africa, dall?America latina, dalle Filippine e dalla Cina. Succede qui, dove Mohammed, che ha sei anni e un padre musulmano, ha mangiato per caso il salame, ha visto che è andato giù e ora non ne può più fare a meno. O dove Norma, occhi a mandorla e aria da cantastorie insegna il tagalog, la lingua filippina, suona la chitarra e rende felici grandi e bambini con le sue storie. E ancora, dove la piccola Rebecca, della Costa d?Avorio, mille treccine e due perle di occhi, balla come una principessina. O April, una filippina Down che assorbe la lezione in silenzio per raccontarla, più tardi, a modo suo, a casa. Non ci sono discriminazioni in piazza Firenze, né razzismo: l?esperimento multietnico è stato affidato a padre Ferdinando Colombo, della segreteria esteri della Caritas, un grande interprete dei flussi silenziosi che ogni giorno portano decine di clandestini alle porte di Milano.
Ed è proprio una recente indagine della Caritas a rivelare che nell?anno scolastico 1994-1995 nelle scuole italiane sono arrivati quasi 40 mila stranieri, ben 13 mila in più rispetto all?anno precedente. L?aumento continua a ritmo elevato. Così qui, in piazza Firenze, «si può osservare il volto della società del futuro», dice Suor Chiara, la direttrice della scuola. «La retta è di 200 mila lire al mese, ma privilegiamo le famiglie in difficoltà e se i genitori non lavorano, diamo loro una mano; la maggior parte dei bambini italiani, invece, viene da famiglie benestanti che vogliono far crescere i loro figli nel rispetto della tolleranza e della diversità».
Nelle aule non ci sono crocefissi e nella scuola elementare che aprirà il prossimo settembre nello stesso istituto l?ora di religione diventerà ora di cultura religiosa, mentre «la storia dovrà essere la storia non più vista dall?Europa, ma dal punto di vista di tutti i popoli», afferma con entusiasmo suor Chiara.
A lezione di tagalog quindi, in piazza Firenze dove gli insegnanti sono della stessa nazionalità degli alunni. Norma, la maestra, intona il primo canto. Poi i bimbi, filippini, iniziano a parlare. Micaela, bellissima, che preferisce l?Italia perché nel villaggio dove abitava non c?erano le giostre; Russel, occhi sgranati e capelli rapati, dice sottovoce che in Italia può finalmente mangiare carne; così Ryan, il più sveglio di tutti che vuole tornare al suo Paese, ma spiega in un bisbiglio che gli piace la frutta e nelle Filippine sono troppo poveri. E poi c?è April, la piccola Down, cui i piccoli amici cantano per gioco la musica degli ?April Boys?.
«Padre Colombo mi ha detto: non essere razzista, vieni a insegnare da noi», dice ridendo con gli occhi Norma, anche lei immigrata dalle Filippine, che insegna inglese, oltre al tagalog. «E così sono venuta qui, dove oltre a insegnare imparo parecchio perché i bambini mi correggono sempre gli accenti quando parlo italiano».
Segni di una società multietnica anche a Bologna, dove per la prima volta centoventi poliziotti sono andati a scuola di antirazzismo e sui banchi del Siulp, il sindacato di polizia che ha partecipato all?anno contro il razzismo indetto dall?Unione Europea. Hanno ascoltato docenti universitari parlare di flussi migratori, disquisire sulle discriminazioni subite dagli italiani emigrati all?estero, insieme si sono straniti davanti ai risultati di un?indagine sulla stampa sensazionalista che, quando scrive di stranieri, viola tutte le norme deontologiche. Poliziotti, vigili urbani, finanzieri e anche funzionari che hanno incontrato i loro colleghi inglesi, per sapere che in Gran Bretagna ci sono degli uffici appositi dove vengono deposte le denunce di ?incidenti razziali? da parte della polizia. Poliziotti italiani, così spesso inconsapevoli, che hanno esclamato sorpresi: «Ma forse siamo razzisti senza saperlo!». E che si sono trovati davanti a strani questionari con domande tipo: «Cosa le viene in mente quando ferma uno straniero?», «Cosa le piace e cosa non le piace degli stranieri?».
«Al terzo giorno, abbiamo preso in esame un caso di razzismo», spiega l?ispettore Rita Parisi, segretario provinciale del Siulp di Bologna. «Un cittadino del Camerun entrato in banca per cambiare 4 milioni di lire e finito in manette perché sospettato ingiustamente di essere in possesso di soldi falsi, e tutti hanno reagito scandalizzati. L?abbiamo considerato un grande successo. Ora il corso di aggiornamento interrazziale è al vaglio del ministero degli Interni per verificare l?eventualità di inserirlo nelle Scuole di polizia. Ma è stato un grande passo in avanti perché viviamo in una società multietnica e la polizia deve tutelare i deboli e non danneggiarli».
A Badolato L?integrazione che vien dal basso. Sì, perché proprio dalla Calabria viene una grande lezione di umanità in termini di integrazione razziale che viene dalla società stessa, da una società peraltro povera. Da un paese di 600 anime, svuotato dall?immigrazione e dallo spettro della povertà che il gennaio scorso ha ritrovato la vita grazie ai profughi curdi, riempiendo le piazze di giovani e bambini. A Badolato dove i cittadini hanno consegnato al Comune dieci case vuote da ristrutturare e mettere a disposizione dei cittadini arrivati dalla Turchia e dal Kurdistan, che altrimenti sarebbero finiti in un campo profughi. E invece, a Badolato, un vero e proprio popolo di emigranti calabri che ha sofferto sulla propria pelle il rifiuto e la discriminazione in Germania o al Nord d?Italia, ha deciso dopo un?assemblea cittadina di ospitare 17 famiglie. Ma anche gli altri duecento curdi che stanno per arrivare dal vicino paese di Soverato, dove i campi profughi chiudono, o dai container, da cui i clandestini appena possono scappano.
«Qui a Soverato i curdi hanno ripopolato il paese, è tornata la gioia per tutti, e il paese si è rivestito dell?antico splendore», dice Francesco Crimiti del Comune di Badolato.Vivevamo in un paese fantasma, dove regnava solo il silenzio e oggi la gente è di nuovo felice».
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