Non profit

Si riparte dalle reti. E da Sud

Bilancio dell'Assemblea nazionale di Roma. La lista delle priorità

di Maurizio Regosa

C’è voglia di lavorare insieme, di elaborare il Libro verde, dice il portavoce del Forum, Olivero. Intanto, ecco un documento condiviso. Il cui protagonista è il Meridione «Basta con l’afasia. Vogliamo prendere la parola, stare sulla scena pubblica e ridare voce a questo mondo così variegato». È il bilancio di Andrea Olivero, portavoce del Forum del terzo settore, che è soddisfatto dell’Assemblea del volontariato italiano, promossa anche dalla Consulta del volontariato presso il Forum, da Convol e CSVnet. «C’è voglia di lavorare insieme, di elaborare il Libro verde per presentare le nostre istanze e portare avanti le nostre scelte. Confortati anche dall’invito del presidente della Repubblica, Napolitano che ci ha esortato a investire sulle reti». Si apre, quindi, la stagione costituente.

Tornare alle origini?
Riprendere la parola, sì. Ma in quale direzione? Per comprenderlo è opportuno guardare indietro, ascoltando gli esperti intervenuti in assemblea (Piero Fantozzi, Mauro Magatti, Marco Revelli). E quindi tornare agli anni 70 e poi agli 80, decennio in cui il volontariato cominciò a essere quel che è.
Tornare alle ragioni della nascita del movimento: le diseguaglianze; l’incertezza che cominciava a insinuarsi; l’assenza dello Stato su troppi fronti; la crisi delle comunità. E ancora: il desiderio di superare la dicotomia Stato/mercato e progettare dal basso una diversa società.
«Il volontariato nasce da una eccedenza concreta, qualcosa che è insieme critica e donazione sociale», ha spiegato Magatti. Ora, non è che le ragioni di allora siano state superate. «Nella triplice crisi del nostro tempo, di socialità, di partecipazione ed economica» (Revelli), il volontariato ha molte cose da pensare (e non solo da fare).
Da qui l’urgenza di un rilancio identitario e culturale, pragmatico e politico. Giacché in un Paese sempre più pieno di conflitti e di interessi, la testimonianza del volontariato è sempre più necessaria (il rischio Revelli lo aveva anticipato a Vita e l’ha confermato in assemblea: la nazionalizzazione). Confermando la propria vocazione alla gratuità («strumento della credibilità», ricorda Emma Cavallaro), all’innovazione e alla terzietà, «una logica qualitativamente diversa, che produce socialità, una risorsa sempre più scarsa» (ancora Revelli).
Un rilancio che non poteva che passare attraverso un documento condiviso con il quale l’assemblea ha individuato le priorità per il lavoro futuro.
Le priorità dell’assemblea
Si parte dal fronte interno. Armonizzazione e semplificazione normativa (stabilizzazione del 5 per mille), istituzione di un registro nazionale delle organizzazioni di volontariato, consolidamento del servizio civile e del ruolo dei Csv, il lavoro preparatorio per il 2011, Anno europeo del volontariato, e per la Conferenza nazionale annunciata dal ministro Maurizio Sacconi. Per poi chiedere politiche pubbliche contro le disuguaglianze; il rafforzamento del fondo per le politiche sociali e di quello per la non autosufficienza; interventi per l’integrazione delle persone disabili; un cambiamento di rotta nei confronti dell’immigrazione, del diritto d’asilo e di cittadinanza; il ripensamento del ruolo della protezione civile.

Il volontariato al Sud
Non manca, nel documento, un riferimento al Meridione. In effetti, «fare volontariato al Sud», ribadisce Carlo Borgomeo, neopresidente della Fondazione per il Sud, «significa entrare nel cuore dello sviluppo. E cioè ricostruire un tessuto civile». Un’urgenza che non riguarda il solo Mezzogiorno. «Non esiste sviluppo senza responsabilità, senza partecipazione». E da questo punto di vista l’impegno di infrastrutturazione sociale della fondazione (che ha appena approvato due nuove fondazioni di comunità, a Napoli e Messina) «rafforza il terzo settore e il volontariato dentro un quadro di sviluppo del Sud e quindi può consolidare questo processo». «Non c’è dubbio», conferma Olivero, «il Mezzogiorno sarà per tutto il volontariato italiano un banco di prova per tanti motivi». Fra i quali, lo sperimentare un rapporto più ambizioso e complessivo con la politica.

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