Politica
Si ricomponga la frattura tra sociale e sanitario
L'appello su Il Sole 24 ore. Il PNRR fornisce una straordinaria occasione per porre mano alla riforma strutturale del maggior ostacolo al buon funzionamento del welfare territoriale italiano: la persistente frattura tra sociale e sanitario. Occorre una delega per il governo unitario di tutta l’area dell’integrazione sociosanitaria, a partire dalla assegnazione delle competenze nei dicasteri del prossimo Governo. Porre attenzione ai Budget Salute
di Redazione
Anche il PNRR, come l’intera programmazione sociale e sanitaria degli ultimi vent’anni, affida alle politiche sociali e sanitarie compiti sostanzialmente convergenti, auspicandone l’integrazione nel rispetto dell’unitarietà e della centralità della persona. Si tratta di una strategia che ha mostrato ampi limiti applicativi. Riteniamo che la realizzazione del PNRR fornisca una straordinaria occasione per porre mano alla riforma strutturale del maggior ostacolo al buon funzionamento del welfare territoriale italiano: la persistente frattura tra sociale e sanitario.
Ciò avviene anche in quelle aree che, per evidenza scientifica e dettato normativo, sono caratterizzate dalla inscindibilità degli apporti professionali sanitari e sociali e dalla indivisibilità dell’impatto sugli esiti. Sono oltre 3,1 milioni in Italia le persone che presentano limitazioni, a causa di problemi di salute, nello svolgimento di attività abituali e ordinarie: sono persone anziane, con disabilità, persone con problemi di salute mentale e/o dipendenze, o con disturbi del comportamento, che hanno bisogno di progetti personalizzati di intervento sul piano terapeutico, riabilitativo, assistenziale, tutelare.
(…) La parcellizzazione e la separazione degli interventi e una rigida delimitazione delle competenze sono favorite dall’assenza di una programmazione unica nazionale e regionale, dall’accumularsi di provvedimenti legislativi a favore di gruppi in grado di esprimere maggiore visibilità e pressione, da criteri di valutazione del bisogno non sempre coerenti. Inoltre, ai LEA Sanitari (che includono gli interventi sociosanitari) non corrispondono i LEA delle Prestazioni Sociali; le fonti di finanziamento – specie nel settore sociale – sono incerte, e la ripartizione delle rispettive quote di spesa col settore sanitario è fonte di elevata conflittualità. Crediamo pertanto che la definizione di una delega per il governo unitario di tutta l’area dell’integrazione sociosanitaria, a partire dalla assegnazione delle competenze nei dicasteri del prossimo Governo, sia una delle priorità da prevedere per procedere verso le riforme necessarie al buon uso delle risorse europee. Potrebbe in questo modo assumere carattere di ordinarietà l’uso di strumenti – come il Budget di Salute, molto presente nell’attività legislativa dell’ultimo anno – che mirano a comporre a valle la frattura esistente tra i due sistemi a monte. Se il Covid ci spingerà a rivedere le modalità con cui è stata sinora gestita l’integrazione sociosanitaria e a intervenire sui punti deboli che la crisi ha evidenziato la tragedia pandemica non sarà accaduta invano.
Fabrizio Starace (Presidente Società Italiana Epidiemologia Psichiatrica), Pietro Vittorio Barbieri (Vice Presidente Gruppo 3 – Comitato Economico Sociale Europeo), Antonio Gaudioso (Segretario Generale Cittadinanza Attiva), Cristiano Gori (Professore Ordinario di Politica sociale – Università Trento), Enrica Amaturo (Professore Ordinario Sociologia – Università Federico II Napoli), Enrico Giovannini (Portavoce Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile)
Questo articolo è stato pubblicato da Il Sole 24 ore il 9 febbraio
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