Qualità, filiera corta e risparmio. Queste, in sintesi, le ragioni del successo che ha accompagnato la nascita dei primi gruppi d’acquisto solidali istituiti all’interno delle sezioni del Movimento Consumatori.
L’occasione per trasformare un’idea singolare in un progetto di consumo concreto fu l’insofferenza dei consumatori verso il cartello delle multinazionali sui prodotti per l’infanzia. Prezzi alle stelle, nessuna concorrenza. Soprattutto in Italia. Su tutti, i pannolini e il latte in polvere, le cui quote di mercato sono quasi totalmente nelle mani delle multinazionali. Era il 2004 quando si costituì nella sezione MC di Milano il Gruppo d’acquisto Lattemiele. L’idea alla base era semplice: unirsi per comprare dove costa meno abbattendo le spese. Per un solo consumatore, infatti, andare a comprare i pannolini in Austria dove arrivavano a costare la metà rispetto all’Italia, non sarebbe economico. Lattemiele ha consentito ai consumatori di unirsi e, con un solo ordine, effettuare acquisti oltre confine dividendo le spese. Lattemiele ha riscosso in pochi mesi un successo enorme. «Il nostro gruppo», racconta Cristiano Maccabruni, responsabile di Lattemiele Milano, «è arrivato a contare più di mille famiglie. Ha rappresentato una svolta per il panorama consumeristico lombardo. In maniera concreta si consentiva ai consumatori di risparmiare e di mettere pressione alle grandi multinazionali. A pochi anni dalla costituzione di Lattemiele, la grande distribuzione ha recepito il messaggio e ha abbassato drasticamente i prezzi. Lattemiele continua nella sua opera per quelle famiglie che ancora trovano conveniente acquistare in modo collettivo».
«Anche in Piemonte siamo partiti nel 2004», spiega Alessandro Mostaccio, presidente regionale di MC Piemonte, «con il gruppo di acquisto per le famiglie che devono ricorrere al latte in polvere per l’alimentazione dei propri figli. Abbiamo raggiunto più di 100 famiglie e lo strumento si è dimostrato particolarmente efficace. Spese di spedizione incluse, ogni famiglia riesce a risparmiare circa 80-90 euro al mese».
«L’esperienza maturata ci ha consentito di creare nel 2007 il gruppo d’acquisto Collettivo è meglio», racconta Mostaccio, «e di puntare sui prodotti biologici legati al territorio. Le ragioni di questa decisione sono molteplici: abbattimento dell’incidenza dei costi di trasporto sul prezzo finale delle merci; abbattimento del costo energetico e ambientale del trasporto; sviluppo delle coltivazioni tradizionali e dei prodotti tipici; sviluppo delle relazioni interpersonali tra i soggetti della filiera alimentare; rilancio di una dimensione collettiva dell’etica della responsabilità».
E chi pensa che a tavola ci si debba accontentare, sbaglia. La lista dei prodotti disponibili è ben congegnata e comprende, oltre ai classici pane, pasta, farina e tutta la frutta e la verdura di stagione, anche golosità come pane con cereali e patate, grissini di riso, miele di tiglio, cous cous integrale… La Provincia di Torino si è dimostrata sensibile al tema, finanziando il progetto.
A Torino si punta molto anche sulla qualità e sulla fiducia, scegliendo con cura produttori e fornitori e garantendo controlli periodici sui prodotti venduti, a cura di MC. In nessun caso è stata riscontrata la presenza di pesticidi o diserbanti tossici. Il prodotto biologico di prossimità, inoltre, risente meno dell’inflazione. Il motivo? Se si pensa che i costi del carburante, dei prodotti chimici utilizzati in agricoltura (fertilizzanti, pesticidi?) sono i più soggetti alle speculazioni e quindi ai rincari, il conto è presto fatto. A giocare sul prezzo c’è anche la filiera decisamente più corta che abbatte le spese intermedie. La richiesta crescente di pane, pasta e farina è il segno che gli stili di vita consapevoli stanno diventando – finalmente – un affare quotidiano.
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