Cultura

Si moltiplicano gli episodi di violenza contro islamici

il ministro della giustizia, John Ashcroft, ha spiegato che l'Fbi sta indagando su almeno 40 casi di violenza. Bush visita una comunità islamica

di Redazione

Si continuano a moltiplicare in questi giorni gli appelli affinché la caccia ai terroristi responsabili delle stragi a New York e Washington non si tramuti in una sorta di guerra di religione. L’orrore suscitato da quegli eventi, tuttavia, ha creato un clima di forte tensione, che in varie parti del mondo sta scatenando vere e proprie persecuzioni ai danni delle comunità musulmane. L’elenco degli episodi è lunghissimo e coinvolge Paesi di vari continenti. Si va dalla Gran Bretagna, dove ieri un taxista di origine afghana è stato pestato selvaggiamente ed è rimasto paralizzato a causa delle lesioni riportate, all’Olanda, teatro di incendi dolosi appiccati a una moschea e a una scuola coranica, fino alla Polonia e alla Danimarca, dove altri luoghi di culto islamici sono stati oggetto di attacchi. Aggressioni e minacce sono stati segnalati anche in America Latina (ad esempio in Cile) ma i fatti più gravi sono certamente accaduti negli Stati Uniti. Gruppi di giustizieri avrebbero ucciso un pakistano e un indiano e lo stesso ministro della giustizia, John Ashcroft, ha spiegato che l’Fbi (Ufficio federale di investigazione) sta indagando su almeno una quarantina di casi di violenza contro cittadini statunitensi di origine araba. Nel tentativo di fermare sul nascere quella che rischia di trasformarsi in una assurda caccia alle streghe è intervenuto personalmente il presidente George Bush, il quale nel pomeriggio di ieri ha perfino voluto visitare un centro islamico a Washington, manifestando solidarietà nei confronti dei musulmani d’America e lanciando un appello alla popolazione affinché si astenga da attacchi di natura razzista. Nei giorni scorsi, la Conferenza episcopale cattolica degli Stati Uniti e una serie di organizzazioni islamiche degli Usa avevano emesso un documento comune, in cui si condannavano gli attentati dell’11 settembre, definendoli “malvagi” e “diametralmente opposti alla vera religion”. Nel testo veniva anche chiesto agli americani di trovare maggiore coesione di fronte a una simile tragedia nazionale, incoraggiando la cooperazione fra tutti i gruppi etnici, culturali, razziali e religiosi che compongono il mosaico della società statunitense.


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