Sostenibilità
Si fa abbastanza per le foreste?
Alcune domande poste a Roberto Snaidero e Davide Pettenella.
di Redazione
Come può contribuire l?industria italiana del legno all?applicazione
dei regolamenti Flegt in Europa?
Snaidero:Federlegno Arredo è molto attenta alle regole internazionali e dà il buon esempio. Stiamo lavorando perché gli altri Paesi europei si mantengano fermi sull?applicazione dei Flegt. Come filiera del legno, con 80mila associati, diamo indirizzi di comportamento. E almeno nel 90% dei casi vanno a buon fine. Invitiamo a certificare i prodotti per avere la certezza che rispettino le norme italiane ed europee. Un tempo si usava la formaldeide, oggi no. La pressione è stata efficace. Per dare un segnale ai nostri soci partecipiamo anche al laboratorio di prove Catas.
Pettenella:Le imprese dovrebbero attuare codici di condotta, porre vincoli ai fornitori, fare controlli e relazioni sulle non conformità, certificarsi. Alle associazioni di settore spetta il compito di finanziare progetti di auditing, fare lobbying su governi e autorità internazionali e sanzionare. L?accordo tra Federlegno e Greenpeace del 2002 per commerciare legno legale non ha portato a nulla, perché di fronte alle prime denunce Federlegno non è riuscita a intervenire con efficacia. L?aspetto sanzionatorio è ancora troppo debole; andrebbe rivisto.
Nel Summit di Rio de Janeiro nel 92 si cercò di ottenere una convenzione internazionale a tutela delle foreste. È ancora necessaria?
Snaidero:La convenzione internazionale è molto importante, soprattutto per Paesi con grandi estensioni forestali. Contribuirebbe tra l?altro anche a incentivare gli aiuti per la sostenibilità ambientale. Le foreste sono un bene dell?umanità. Tagliare va bene, altrimenti i boschi si disperdono, ma bisogna sempre riforestare.
Pettenella:Nel Summit il mondo ambientalista cercava un accordo, ma è riuscito a indicare soltanto principi generici. Una convenzione internazionale non basterebbe. Per garantirne l?efficacia si dovrebbe sanzionare chi viola le regole e dunque coinvolgere la società civile. Siamo pieni di documenti che rimangono lettera morta nei cassetti di governo. Mancano piani d?azione e rendicontazione. Un esempio emblematico? Il programma per fermare il taglio illegale del legno approvato durante il G7 non è andato oltre l?affermazione di principi.
Cosa sta facendo l?industria italiana per contrastare il commercio illegale del legno?
Snaidero:Federcomlegno, interna a Federlegno, ha stipulato un accordo nel 2002 con Greenpeace per contrastare il commercio illegale. Quando Greenpeace ci denuncia illegalità noi le segnaliamo ai nostri associati in modo da spingerli a fornirsi altrove. Ormai siamo diventati un punto di riferimento. L?ufficio centrale di Roma è specializzato proprio nell?assistenza ai soci, che su richiesta possono ottenere qualsiasi informazione sulle modalità d?impiego e commercio dei loro fornitori.
Pettenella:L?attenzione cresce, ma le dimensioni medie del mobile-arredamento non aiutano. Il settore pasta-carta, più grande, ha più ampie responsabilità, ma la comunicazione è in ritardo. Messaggi tipo «prodotto con legno naturale, da piantagioni o materiale riciclato» sono ingannevoli. La piantagione in sé non dà garanzie: alcune sono ottenute deforestando. La ditta Saviola punta sul pannello ecologico perché riciclato. È assurdo: ben venga il legno delle foreste, ma gestite responsabilmente. E poi l?Italia è il primo importatore di scarti delle industrie del legno.
La certificazione Fsc è sufficiente a contrastare il taglio illegale e garantire una gestione sostenibile delle foreste?
Snaidero:Per la lotta all?illegalità sicuramente le certificazioni sono valide. Non esiste solo la Fsc ma anche la Pefc (Pan-European forestal certificate). Come Federlegno le seguiamo entrambi. Non posso dire che siano sufficienti, ma certamente aiutano. Sovrintendere il tutto però spetterebbe a un organismo internazionale specifico, pensato appositamente per controllare lo stato delle foreste nei singoli Paesi. Dal canto nostro lasciamo il tutto alla serietà degli associati. Entrare nella sfera di responsabilità degli altri Paesi è più difficile.
Pettenella:Se si fermasse alle imprese servirebbe solo a innestare meccanismi di competizione. Su scala mondiale invece tutto il legname non garantito andrebbe nei Paesi in via di sviluppo. Un esempio? L?Italia è il primo importatore del Camerun. Il secondo è la Cina. Se si avviasse un meccanismo volto a garantire l?export, i camerunesi non avrebbero problemi a dirottare tutta la produzione in Oriente. Allora alla certificazione si dovrebbero affiancare gli strumenti previsti in Flegt: regole doganali, accordi tra Paesi, auditing e reporting indipendenti. Ma tutto questo lo si può fare solo con una società civile più consapevole.
Secondo lei il governo è impegnato contro il commercio illegale e per
la conservazione forestale nei Paesi esportatori?
Snaidero:Al momento una commissione tecnica costituita da noi coi ministeri degli Esteri, delle Attività produttive, dell?Ambiente e delle Politiche forestali sta cercando di seguire il problema con attenzione e trovare soluzioni da portare in sede internazionale. A livello nazionale invece vorremmo l?appoggio delle istituzioni al progetto Restauro del bosco, che consentirebbe di ottenere biomassa per l?industria del pannello. E vorremmo venisse approvato un piano forestale interno. Si potrebbero così recuperare materie prime pregiate che siamo costretti a importare.
Pettenella:Assolutamente no. Non è una priorità nell?agenda di governo. La cooperazione solidaristica si è trasformata in collaborazione industriale e commerciale. Sa quando si è riunita in Italia per la prima volta la commissione sui regolamenti Flegt? Non quando sono stati approvati dal parlamento Europeo, bensì quando il WWF, per provocazione, ha mandato ai ministeri interessati un questionario per verificare il loro operato. La cooperazione decentrata agli enti locali apre qualche speranza. Ma comunque non giustifica il vuoto di iniziativa governativa.
Quale dovrebbe essere l?impegno di governo, industria e ricerca per garantire il prelievo sostenibile di legname in Centro Africa?
Snaidero:In passato abbiamo fatto una ricerca sulle foreste dell?America Latina per certificare specie poco note e valutarne la resa tecnologica. La ricerca serve sempre a valorizzare le risorse e noi come Federlegno siamo disponibili e aperti a qualsiasi collaborazione. L?Italia è un grande importatore di materia prima, ma bisogna sempre rispettare i parametri internazionali. Va bene cercare risorse, ma solo nella legalità. Il legno è un bene che non possiamo tralasciare. Dove si disbosca bisogna riforestare. Questo è il nostro codice etico assoluto.
Pettenella:Aderire a Flegt perché Flegt è un portafoglio di iniziative efficaci. Bisognerebbe dar vita ad accordi bilaterali e multilaterali per attivare meccanismi di auditing, reporting, certificazioni, codici di condotta e vincoli ai fornitori. Poi il passaggio successivo dovrebbe essere la creazione di un comitato interministeriale aperto alla società civile e alla ricerca, in modo da favorire una partnership tra capacità di coscienza e d’azione.
A cura di Chiara Sirna.
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