Politica

Si chiama integrazione la “via lucana” alla cittadinanza sociale

Basilicata/ Il nuovo sistema regionale dei servizi sociali, di Francesco Dente

di Redazione

Superare il gap fra le politiche sociali e le politiche sanitarie. È l?obiettivo a cui punta la legge n. 4 del 2007 sul sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali approvata dal Consiglio regionale della Basilicata. La normativa, che sostituisce il riordino del sistema socio-assistenziale varato dieci anni fa (lr 25/1997), colma il ritardo accumulato dalla Regione nell?attuazione della legge 328 del 2000.

Un ritardo, in realtà, più formale che sostanziale. La Basilicata, infatti, nonostante il mancato adeguamento alla legge quadro nazionale, aveva approvato nel 1999 il primo piano sociale regionale e introdotto dal 2002 i piani comunali di zona. Due provvedimenti ispirati ai principi e alle linee guida della 328. «L?assenza della normativa regionale», afferma Rocco Colangelo, assessore regionale alla Salute, sicurezza e solidarietà sociale, servizi alla persona e alla comunità, «è stata per certi versi un?opportunità, perché di fatto non ci ha impedito di sperimentare sul campo la programmazione associata fra le istituzioni locali e gli attori sociali e perché, soprattutto, ci ha consentito, grazie alle competenze legislative trasferite dalla riforma costituzionale in materia di politiche sociali, di elaborare una legge che superasse la 328».

Il limite della legge quadro nazionale, secondo Colangelo, è la debolezza del raccordo istituzionale fra le Aziende sanitarie locali e i Comuni. «Con la normativa regionale delineiamo invece un percorso ?forzoso? di cooperazione fra la programmazione delle politiche sociali e sanitarie sia a livello centrale che locale. Potremmo chiamarla la ?via lucana? all?integrazione socio-sanitaria: rendere obbligatoria la collaborazione fra i due attori senza tuttavia creare una nuova istituzione come, ad esempio, le Società della salute istituite in Toscana».

Non ci saranno più, dunque, il piano sociale regionale e quello sanitario ma soltanto il piano socio-sanitario. Idem in periferia. I piani comunali di zona elaborati dalle municipalità e il Pat, il Programma delle attività territoriali redatto dalle Asl, si fonderanno nel Piano intercomunale dei servizi sociali e socio-sanitari.

Prima però dovranno essere ridisegnati e ampliati i confini dei distretti socio-sanitari. Attualmente, infatti, gli ambiti comunali che elaborano i piani di zona non coincidono con il territorio di competenza dei distretti. «Puntiamo anche a rafforzare la figura del direttore del distretto», aggiunge l?assessore Colangelo.

Significative anche altre due novità introdotte dagli articoli 14 e 27 della legge. Il primo riconosce al Forum regionale del terzo settore il ruolo di organo di consultazione e di concertazione; il secondo prevede la creazione di Fondazioni comunitarie che contribuiscano a reperire le risorse per le politiche sociali.

Info: www.basilicatanet.it


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