Economia

Si chiama fiduciabl’investimentobche rende di più

Lo sboom Alessandra Viscovi, direttore di Etica Sgr

di Redazione

«È la lezione che arriva dalla finanza etica. Una lezione supportata dai numeri, visto che i fondi responsabili sono stati gli unici a tenere nel grande terremoto. Ma che l’Italia finanziaria si ostina a non imparare» F inanza ed etica. Alla fine di questo 2008, annus horribilis dei mercati di tutto il mondo, che ha visto un esodo senza precedenti dal risparmio gestito, sembra un’impresa impossibile tenere insieme questi due termini. Alessandra Viscovi, direttore generale di Etica Sgr, è di tutt’altro parere: «Per me non esiste altra finanza che la finanza etica. Dobbiamo fare in modo che questa crisi lasci un segno positivo. E quindi riportare la finanza al suo significato originario, cioè consentire ai risparmiatori di puntare su aziende che decidono di andare in Borsa per essere sostenute dagli investitori. Quel che non va è la speculazione, l’utilizzo della Borsa per arricchirsi in maniera veloce e senza scrupoli».
Vita: Secondo lei nel 2009 finirà l’era della finanziarizzazione esasperata, dei prodotti finanziari incomprensibili, dei derivati dei derivati, delle scatole vuote?
Alessandra Viscovi: Mi piacerebbe rispondere di sì. In realtà dipende da tanti fattori. Il primo sono le banche. Esistono eccome le esperienze di banca in cui ha dominato la prudenza : in questi anni mi sono trovata ad avere rapporti con banche locali che non hanno mai pensato di investire in finanza creativa né hanno mai offerto ai propri clienti prodotti di questo tipo. Si tratta di banche molto legate al territorio, alla quotidianità del cliente. Le banche multinazionali, dove la finanza creativa si è sviluppata e ha proliferato, difficilmente potranno cambiare rotta, a meno che il legislatore non ponga dei limiti. Bisogna ritornare a considerare i bisogni primari del risparmiatore e questa ingegneria finanziaria non mi sembra che sia tra i bisogni primari del risparmiatore medio. Il ritorno a una semplicità di offerta è fondamentale: noi di Etica Sgr abbiamo quattro fondi. È assurdo che ci siano casi di gestione che hanno 150-200 fondi. Questa diversificazione così esasperata alla fine crea tantissima confusione. Quando la media di tutti i fondi comuni fa il meno 31% e noi ci fermiamo al meno 25% un motivo ci sarà?
Vita: Qual è il motivo?
Viscovi: Da sempre teniamo fuori dal portafoglio due settori, quello dell’oil e quello del financial, due settori tra i più soggetti alle speculazioni. Quindi non abbiamo beneficiato dei momenti di grandissimo rialzo, ma riusciamo anche a stare al riparo da quelli di grande ribasso. D’altra parte abbiamo una politica molto attiva di gestione, facciamo un lavoro certosino, siamo un piccolo laboratorio artigianale della finanza. La finanza etica può essere un modello per tutto il sistema. Perché unisce una serietà professionale e un approccio estremamente tecnico nell’analisi delle aziende a una altrettanta seria analisi sulla responsabilità sociale. E la cosa strana è che mentre le imprese hanno ormai tutte quante un bilancio sociale, un rapporto di sostenibilità, delle certificazioni, una sollecitazione a una governance sostenibile, la finanza italiana continua a guardare con un’aria di superiorità chi invece si permette di fare investimenti tenendo conto anche di questi criteri. La cosa assurda è questa mancanza di lungimiranza delle case di investimento.
Vita: Una mancanza di lungimiranza che oggi stanno pagando a caro prezzo…
Viscovi: Sì, soprattutto in termini di carenza di fiducia. Se spieghi a chi sta investendo che esiste un modo diverso di investire, lui torna a casa più contento, perché capisce di avere qualcosa in più. Ed è per questo che in un anno come il 2008, che è stato veramente tremendo, la nostra clientela ha tenuto, è addirittura aumentata: questo settore non ha avuto la crisi della fiducia. Siamo l’unica società di gestione che può dire di aver tenuto a livello di raccolta: mentre gli altri hanno perso il 30% dei propri assets, noi abbiamo perso lo 0,7%; mentre gli altri hanno perso centinaia di migliaia di clienti, noi ne abbiamo guadagnato qualche migliaio.
Vita: Non ha la sensazione di essere a bordo di una piccola barca in mezzo ai marosi, che però resiste mentre vede le altre, le grandi corazzate, che affondano?
Viscovi: In realtà nessuno può sentirsi al sicuro. La nostra fortuna è la frammentazione del nostro patrimonio in 10mila piccoli clienti. Ma la preoccupazione c’è ed è fortissima, perché non credo che il crollo degli altri faccia bene a noi. Io credo che si debba andare tutti insieme verso un miglioramento del sistema. Quello che mi piacerebbe è che ci fosse più conoscenza di queste tematiche. E meno ideologia. Il fatto di chiamarla finanza etica spesso è stato un deterrente, perché si fa una grande confusione con il non profit. In realtà è un approccio scientifico a una modalità di investimento che ha gli stessi rischi e le stesse problematiche dei fondi tradizionali ma che abbina all’analisi tradizionale anche un’analisi della responsabilità sociale dell’impresa, che può dare nel medio – lungo periodo una maggiore possibilità di tenuta dell’azienda stessa, proprio perché meno esposta a rischi reputazionali, meno esposta a rischi ambientali e più sollecitata dal di dentro dagli stessi azionisti, dagli stessi fondi comuni a condotte virtuose.
Vita: Il discorso sulla mancanza di lungimiranza delle case di investimento si incrocia profondamente con il suo percorso di vita, avendo avuto un passato nella finanza “classica”, prima di approdare a Etica Sgr?
Viscovi: Sono entrata nel risparmio gestito nell’89, per passione. Il passaggio alla finanza etica per me è stato un passaggio intellettuale. Ho scelto di puntare su un filone veramente innovativo. Oggi la soddisfazione più grande è l’aver posto delle basi professionali a questa attività e l’aver riscontrato anche che questa modalità di operare è molto comune all’estero: in Europa il mercato Sri è di 2.165 miliardi di euro e ha superato il mercato Usa.
Vita: Prima dell’incontro con Etica Sgr conosceva questo mondo?
Viscovi: Un po’ come san Paolo sulla via di Damasco sono rimasta abbastanza toccata dalla lettura del libro di Muhammad Yunus. Scoprire che ci potessero essere delle forme di utilizzo dello strumento finanza per fare del bene, per coniugare dei valori, sicuramente è una cosa che mi ha solleticato moltissimo dal punto di vista intellettuale e anche professionale. Arrivata a un certo punto della mia vita, mi sono detta: «O faccio per altri 20 anni prospetti informativi e contratti con investitori istituzionali oppure tento un’avventura che ha sicuramente dei rischi evidenti, non calcolati, però anche una grande possibilità di creatività». Continuo a crederci, continuo a pensare che ci sia veramente tantissimo da imparare. Ho due figli adolescenti. È importante trasmettere loro una coerenza tra quello che faccio nel lavoro e quello che sono come persona. Siamo la stessa persona, fuori e dentro l’azienda. Per me poter portare avanti determinati valori, sia fuori dall’azienda sia dentro, è fondamentale.


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