Welfare
Si autorizza colloquio tra detenuto e cane
Dentro/Fuori - E' il fax arrivato di recente dalla Procura di Palermo al carcere Pagliarelli
«Senza la bianca non avrei sparato». Così si intitola la testimonianza di un detenuto, Michele Ferraro, pubblicata su L?Oblò, giornale del reparto per tossicodipendenti ?La Nave? di San Vittore, a Milano. Una testimonianza che spiega come, a volte, la violenza nasce da quel disastro che si chiama droga, la ?bianca? appunto.
«Sono nato in Sicilia, venuto al Nord per lavorare, e qui ho conosciuto la cocaina. Dopo sei giorni di cantiere come muratore, tiravo qualche sniffata. Insomma, solo una volta ogni tanto, ?una trasgressione? mi dicevo. ?Tanto, smetto quando voglio?. Eh già. Una sera a soldi finiti non restava che una rapina. E così di notte tardi un tabaccaio è diventato la preda incolpevole di una mente annebbiata. Sono entrato, ho chiesto i soldi e chissà in che stato ero perché subito gli avventori del locale mi hanno aggredito, e io che ero così sopra le righe e così in tensione da sussultare a ogni piccolo rumore, ho sparato. Mi sono chiesto tante volte, in questi quattro anni, se avrei sparato se non fossi stato pieno di coca. E oggi sono certo della mia risposta: no, non avrei sparato. Adesso la mia mente è libera dalla nebbia, ma ricordare come mi ero ridotto e i danni che ho fatto alle persone oltre che a me, ancora mi sgomenta».
Qui Palermo
Dalla Procura di Palermo è arrivato di recente al carcere Pagliarelli un fax: «Si autorizza un colloquio fra l?indagato e il suo cane». L?indagato in questione è Francesco Ingrassia, accusato di essere uno dei trafficanti che hanno rifornito di cocaina ed ecstasy le discoteche di mezza Sicilia. Il sostituto procuratore Maurizio Agnello, che ha concesso il ?colloquio?, ha poi dichiarato: «La pena non deve essere inutilmente afflittiva, anche per i familiari del detenuto. E perché no, pure per quell?animale che è affezionato al suo padrone e si sta lasciando morire».
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