Partecipazione

Referendum, cittadinanza sì, autonomia no. Consulta agrodolce per le associazioni

La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito per l’abrogazione della riforma sulla autonomia differenziata e ammissibili altri cinque, tra cui quello sulla riforma per la cittadinanza. Le riflessioni di Cittadinanzattiva, Arci e Acli che hanno aderito a entrambi i comitati promotori

di Daria Capitani

La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum per l’abrogazione della riforma sulla autonomia differenziata e ammissibili altri cinque, tra cui quello sulla riforma per la cittadinanza. Due percorsi di partecipazione diversi che negli scorsi mesi hanno impegnato il discorso pubblico, caratterizzati entrambi da un ampio successo di raccolta firme e da un lavoro di rete capillare. Cittadinanzattiva, Arci e Acli hanno aderito a entrambi i comitati promotori.

Cittadinanza, è soltanto l’inizio

Ridurre da dieci a cinque gli anni di residenza legale in Italia richiesti agli stranieri extra Ue per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai figli minorenni. Il referendum abrogativo ammesso ieri potrebbe cambiare la vita di circa 2,5 milioni di persone.

«La nostra gioia in questo momento è immensa: stiamo facendo la storia. Abbiamo la reale possibilità di cambiare in meglio il volto del nostro Paese». Sono le parole che campeggiano sul sito per il referendum cittadinanza, una campagna a cui hanno aderito 75 associazioni e partiti, sindaci, artisti e oltre 637mila firmatari. È la risposta all’annuncio di ieri della Corte costituzionale che, in attesa del deposito delle sentenze, ha ritenuto ammissibile il quesito “perché le richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario”.

L’Arci è tra le organizzazioni che sin da subito ha sostenuto la raccolta firme: «Continueremo a lavorare a fianco delle organizzazioni dei giovani di origine straniera per modificare una legge fuori dal tempo e discriminatoria», sottolinea il presidente nazionale Walter Massa.

Per Laura Liberto, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva, va evidenziata la grande sinergia che ha caratterizzato sinora la campagna: «Questa è un’iniziativa che parte dal basso, per la quale sono arrivate numerosissime firme nel giro di pochi giorni. Adesso occorrerà intensificare l’impegno soprattutto sul versante dell’informazione, per spiegare quanto sia importante andare a votare ed esercitare questo strumento di democrazia diretta. Questa modifica avrebbe un impatto decisivo sulla vita di molti cittadini che vivono in questo Paese, italiani di fatto ma non di diritto».

Il presidente nazionale delle Acli Emiliano Manfredonia la definisce «una grande battaglia di civiltà a cui abbiamo aderito con convinzione e che riguarda più di due milioni di persone del nostro Paese. Al grande successo di questo quesito referendario ha contribuito l’influenza delle nuove generazioni e di numerosi artisti che si sono spesi per lanciare un messaggio alla politica».

Gli italiani saranno chiamati a esprimersi con il proprio voto. Su cosa bisognerà puntare per raggiungere la meta? «Saremo chiamati a dare voce a centinaia di migliaia di persone che, pur senza cittadinanza, sono già italiani», spiega Liberto. «Dovremo impegnarci per favorire nei cittadini la partecipazione. La motivazione più forte è racchiusa nelle storie che da anni raccontiamo sulla piattaforma Obiettivo Cittadinanza, un luogo di scambio di esperienze e testimonianze, un’iniziativa volta a rendere visibili le persone alle prese con il complicato iter per acquisire la cittadinanza italiana».

Autonomia differenziata, tener desta l’attenzione

Sono di un altro tenore le reazioni alla dichiarazione di inammissibilità del quesito referendario per abrogare interamente la legge 86/2024 sull’autonomia differenziata che definisce i principi generali per l’attribuzione alle regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. «La Corte Costituzionale ha rilevato che l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari», si legge nel comunicato ufficiale. «Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore. Il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’art. 116, terzo comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale».

La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni. In attesa di leggere le ragioni della Corte, il presidente delle Acli Manfredonia, riflette: «Rispettiamo il giudizio della Corte, ma nello stesso tempo occorre rilevare che questa pronuncia non difende in alcun modo la scellerata “riforma” sull’autonomia differenziata già dichiarata in larga parte incostituzionale». Dello stesso avviso la segretaria generale di Cittadinanzattiva Anna Lisa Mandorino: «La decisione della Consulta non ci sorprende, vista la sentenza 192 di novembre con la quale la stessa Corte aveva già fatto rilievi fondamentali sulla legge Calderoli. Nella sentenza la Corte aveva indicato come incostituzionali sette profili della legge perché lesivi “dei principi dell’unità della Repubblica, della solidarietà tra le Regioni, dell’eguaglianza e della garanzia dei diritti dei cittadini, dell’equilibrio di bilancio”, e aveva intimato al Parlamento di correggerli. Nella stessa direzione», continua Mandorino, «va il nostro appello affinché le Camere intervengano con unità e responsabilità per modificare il provvedimento in linea con il dettato costituzionale. Terremo altissima l’attenzione e l’impegno per evitare derive che acuiscano le disuguaglianze nell’accesso ad alcuni servizi pubblici essenziali, a partire da sanità e scuola».

Manfredonia aggiunge: «Era un rischio che ci fosse questo tipo di interpretazione ma questo non significa che non si dovesse esprimere la nostra contrarietà. Più di un milione di firme in meno di un mese hanno un significato politico. Le Acli continueranno a mantenere un’attenzione costante affinché il principio dell’autonomia venga declinato in termini solidali, senza compromettere l’unità politica e sociale del nostro Paese».

Per il presidente dell’Arci nazionale Massa, «la sentenza della Corte non indebolisce le ragioni del nostro impegno. Resta per noi una legge ingiusta che aumenta le disuguaglianze e i divari tra nord e sud, contro la quale continueremo a batterci, anche sulla base della sentenza 192 del 14 novembre scorso, con la quale la Corte ha già demolito l’impianto dell’Autonomia così come disegnata dal governo. Il nostro impegno continua a essere la tutela della democrazia e dello stato di diritto».

In apertura, manifestazione per il diritto di cittadinanza a Roma, nel febbraio del 2022 (Foto Mauro Scrobogna /LaPresse)

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