Volontariato

Sì ad amicizia e famiglia. No a carriera e ricchezza. Scout, il gusto degli altri

1.200 under 16 hanno risposto alle domande preparate da un istituto di ricerca. Ne esce il ritratto di una generazione che ha voglia di vivere.

di Giuseppe Frangi

Non capita tutti i giorni di poter scattare una foto di gruppo per 1.200 ragazzi. E non capita a tutti di poterla fare. Ma l?Agesci, la maggiore associazione scout d?Italia, che proprio il primo maggio prossimo festeggerà i 30 anni, con i suoi 144.022 soci poteva davvero permetterselo. Non di foto vera e propria si tratta, naturalmente, ma di un?indagine su esploratori e guide (in pratica ragazzi tra i 12 e i 16 anni) commissionata all?Istituto Iard e realizzata durante i campi nazionali dell?estate scorsa. Un questionario con 27 domande, computer piazzati in mezzo alle tende, in modo che i ragazzi del campione prescelto potessero rispondere nel modo più libero e più congeniale. Le questioni passavano dalla sfera intima al giudizio sul mondo attorno. Le sorprese sono delle piacevoli non-sorprese. Nel senso che gli adolescenti scout si rivelano attenti, sensibili ai valori, tutto sommato ottimisti per il futuro. Hanno l?amicizia in testa alla gerarchia delle cose che contano, con la famiglia a ruota (88% contro 85%). La pace è valore assai più condiviso della religione. Escludono che nel loro futuro ci siano esperienze tipo ecstasy. Mentre sono più possibilisti circa gli spinelli (il 40% non lo esclude). Hanno un vero e proprio disdegno per la ricchezza (appena il 6% l?ha indicata come valore importante). Sono entusiasti della vita che li aspetta in quanto la stragrande maggioranza è convinta di fare un lavoro motivante, di metter su famiglia (che non vuol dire necessariamente sposarsi), di avere figli. Sono molto meno entusiasti del mondo che hanno attorno, in quanto quasi tutti si dicono ragionevolmente convinti che povertà e guerre continueranno a imperversare sulla terra. Tanto realismo non impedisce loro di confidare nei sogni (il 54 % si dice assolutamente contrario a chi pensa che i sogni siano inutili). Ma è il capitolo che esplora l?adesione all?esperienza scout quello con più elementi inaspettati. L?80% si dice contento (molto o moltissimo); il giudizio su capireparto e capisquadriglia è positivo con pochissime eccezioni. “I capi rappresentano delle figure di riferimento a un livello che non sospettavamo”, riflette Lino Lacagnina, presidente dell?Agesci insieme a Grazia Bellini. E Lacagnina aggiunge una riflessione importante: “I ragazzi che entrano nelle fila scout non hanno caratteristiche sociali particolari. Quindi la difficoltà delle famiglie, le separazioni dei genitori propri o di amici sono nel loro orizzonte. Eppure la grande maggioranza confessa di credere nella famiglia e di vederne una nel proprio futuro. Ecco, io credo che questi adolescenti abbiano davanti l?esperienza positiva dei capi, che hanno riscattato ai loro occhi l?esperienza del metter su famiglia”. La riflessione sull?essere scout porta anche altre sorprese. Il saper costruire tende resta la cosa più preziosa che s?impara, ma per il resto il bagaglio dello scout del terzo millennio è fatto soprattutto di valori relazionali. Nell?ordine: lavorare in gruppo, stare con gli altri, essere più responsabile, ascoltare gli altri. Insomma, ci sono pochi dubbi sul fatto che gli adolescenti considerino lo stare insieme come un valore prezioso che altrove nessuno sa garantire. Si dice d?accordo su questa conclusione anche Grazia Bellini. La quale però precisa: “La relazione non cresce su un vuoto. Cresce grazie a un metodo, a pratiche concrete come il contatto con la natura, o il saper accendere un fuoco”. Ma l?obiettivo resta quello: aiutare gli adolescenti a diventare uomini e donne di responsabilità. E la ricerca che cosa dice a proposito di questo obiettivo? “è la cosa che mi ha fatto più contenta di questa ricerca. I ragazzi mettono in testa agli insegnamenti ricevuti l?essere utili agli altri”.


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