Non profit

Shhhhhhh!

di Marco Sessa

E’ proprio vero che nulla si crea nulla si distrugge ma tutto si trasforma. In un epoca come quella attuale dove le guerre (per lo meno nel cosiddetto mondo occidentale) si combattono su campi di battaglia chiamati  borse, dove i soldati si chiamano con sigle da spionaggio: Bond: Nasdaq, Spread; dove non si invade e conquista un paese bensì lo si porta a fallimento. Nonostante la violenza la crudeltà di una guerra venga presentata in guanti bianchi su vassoio di argento, quello che non è riuscito a trasformare il tempo sono le vittime le quali rimangono comunque troppe e come sempre prevalgono i civili, le donne, i bambini, gli anziani e i disabili.  

Nell’epoca attuale i nuovi luoghi di aggregazione si chiamano social network dove tutto è (solo) apparenza, dove non esistono limiti e tutto può succedere, comprese le guerre personali o private. Sono spazi cosiddetti virtuale e con pochissime virtù.  Richiedono una immediatezza sorprendente che impedisce di riflettere su quello che si vede e si legge. Sono ambienti isterici e come fiumi in piena possono esondare causando danni e vittime.

In questo nostro spazio abbiamo sempre cercato di dire quanto le parole possano essere più violente delle pallottole e possano lasciare delle cicatrici che rimangono nel tempo. A volte è difficile guarire dalle ferite causate dalle parole perché a differenza delle pallottole una volta che entrano nel nostro corpo, esse non sono più estraibili  e rimbalzano, come una palla da ping pong, tra cuore e mente arrivando a volte a logorare la persona anche fino a risultati estremi.

Alle elementari ricordo che la maestra mise un cartello sulla lavagna con scritto ‘Pensare prima di parlare’. Ricordiamoci sempre che esiste pure il silenzio, nobile condizione oramai poco praticata, sinonimo a questo punto di pace.

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