Economia
Sharitaly, focus sull’indotto collaborativo
Apre oggi la quinta edizione di Sharitaly. L’indotto “a piattaforma” è radicato nei territori, permette la costruzione di nuove logiche di rete e può offrire un campo sperimentale per il platform cooperativism. Gli esempi
di Ivana Pais
A cinque anni dal primo Sharitaly, il 5 e 6 dicembre studiosi, operatori e progettisti dell’economia collaborativa si incontrano di nuovo a fare il punto di un fenomeno in continuo cambiamento. Tra le novità di quest’anno c’è l’emergere delle piattaforme di secondo livello. Nel 2013 abbiamo analizzato le prime piattaforme multinazionali, negli anni successivi ci siamo interrogati sulle possibilità di successo delle numerose piattaforme nazionali, ora siamo entrati nella terza fase: la “piattaformizzazione” dell’indotto.
L’esempio più evidente è legato a Airbnb. Chi affitta una stanza o una casa per soggiorni brevi spesso ha bisogno di pulizie, per questo negli Stati Uniti è nato GuestPrep, che propone un “hotel style cleaning” e in Italia è operativo Properly, per l’incontro tra host e addetti alle pulizie. Per lo scambio chiavi senza l’utilizzo di serrature automatiche in Europa (ma non in Italia) è disponibile Keycafe, un box da appendere all’esterno dell’appartamento, che si sblocca tramite un’app. Ci sono poi piattaforme che offrono servizi integrati come GuestReady (disponibile anche a Roma) o MadeComfy: i consulenti calcolano il valore dell’appartamento, fanno le fotografie, scrivono l’annuncio e si prendono cura di tutto il rapporto con il guest.
Infine, ci sono piattaforme che offrono servizi più evoluti, come Guesty, che automatizza le operazioni ripetitive, dalla definizione del prezzo alla risposta a domande ripetitive dei clienti, fino alla gestione integrata della pubblicazione dell’annuncio su più piattaforme.
L’indotto “a piattaforma” è radicato nei territori, permette la costruzione di nuove logiche di rete e può offrire un campo sperimentale per il platform cooperativism.
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