La dimensione collaborativa è oggi sempre più al centro dei meccanismi di innovazione sociale, la si può osservare sia dentro lo spazio micro dei progetti comunitari, sia a livello macro come paradigma economico (sharing economy). Condividere e collaborare non nascono unicamente da comportamenti pro-sociali e da motivazioni intrinseche, ma sono sempre più associati all’evidenza di un ritorno, di una convenienza, un mutuo vantaggio che oggi è sempre più facile riprodurre anche grazie alla diffusione di quelle piattaforme tecnologiche che hanno “ridotto all’osso” i costi di attivazione di questi scambi collaborativi.
Ovviamente c’è molto di più dietro al crescente interesse verso la “collaborazione”.
Collaborare è innanzitutto un diverso modo di costruire la propria identità, un’identità che mette al centro l’esperienza e non gli “oggetti”. Le persone che costruiscono l’identità mediante “oggetti” comprendono di doversi garantire reddito finalizzato a trasformarsi poi in potere d’acquisto; di conseguenza, non coltivano relazioni sociali significative dato che dedicano la maggior parte del loro tempo all’accumulazione del reddito e al suo consumo. E’ quindi,spesso, un’identità alimentata dalla competizione in cui le relazioni diventano strumentali, come le persone.
La collaborazione, invece, postula la fiducia. Anche nel più banale degli scambi collaborativi, vi è un costo di attivazione in termini di capitale sociale. Un costo che seleziona la platea ma che diventa un investimento per chi lo sostiene perchè contiene un duplice premio: quello in termini di maggior convenienza nell’accedere a beni e risorse, e quello che nasce da una relazione, un’esperienza che, potenzialmente, ha il valore non solo di cambiare l’oggetto ma bensì il soggetto.
E’ proprio questo aspetto che rende, a mio avviso, la dimensione collaborativa particolarmente interessante per la cooperazione e l’impresa sociale.
Il DNA della cooperazione e del non profit devono la loro biodiversità proprio a queste tracce di meccanismi collaborativi:
– Collaborazione nell’aggregazione (advocacy)
– Collaborazione nella governance ( multistakeholdership cooperativa)
– Collaborazione nel modello di imprenditorialità (imprenditorialità collettiva)
– Collaborazione nel modello di sviluppo (paradigma dell’economia civile)
La Collaborazione è il lievito del Co-operare; un lievito che prima si raccoglieva a piene mani nelle comunità e che oggi è divenuto un bene sempre più scarso e proprio per questo, sempre più prezioso.
La Collaborazione non è sufficiente a definire la Cooperazione (che prevede la condivisione dei fini e non solo degli strumenti) ma è indispensabile per attivarla. Ecco perchè la relazione fra Sharing Economy e Coop Economy è fondamentale e necessaria affinchè si possa rigenerare quel valore di legame indispensabile per costruire diverse forme di socialità e di economia.
Come? un ambito di sperimentazione ce lo offre la rete digitale: proviamo a trasformare i contatti in relazioni, i social network in network sociali e le piattaforme collaborative in imprese cooperative.
Volendo sintetizzare con uno slogan: Share to Coop!
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