Formazione

Sfide. Un ragazzo down e il suo sogno. Sono un sub normale

Matteo Ambrosini è il primo italiano con la trisomia 21 ad aver ottenuto un brevetto subacqueo.

di Carmen Morrone

«Io sono Matteo Ambrosini, ho la trisomia 21 e sono diventato sub frequentando un corso di immersione subacquea. Sono contento, anche se ho fatto più fatica degli altri. Mi dà fastidio avere la sindrome di Down, ma la vita non è perfetta, dobbiamo accettarla così: con gioie e dolori».
Cominciamo a raccontare questa storia proprio dalle parole del protagonista. Matteo, 24 anni, con il suo brevetto Open Water conseguito all?associazione sportiva Acquanauti di Arese, e certificato dalla Federazione Hsa (Handicapped scuba association international), ha scosso le acque del mare, ma anche e soprattutto il mondo dello sport subacqueo. Matteo è infatti il primo in Italia ad aver infranto quella barriera che esclude le persone con sindrome di Down dagli sport subacquei.
In effetti, il successo di Matteo è il risultato di fatti, atti e condizioni assolutamente irripetibili ma indefettibili, non sempre comuni in questi ragazzi che generalmente soffrono di problemi cardiocircolatori, di memoria e di comunicazione. «Ci siamo trovati di fronte a un ragazzo sano, che gioca a calcio, ottimo nuotatore, con buone capacità di comunicazione e relazionali, fondamentali nel nostro sport», spiega Giorgio Papetti, medico e istruttore di Matteo. «Questa premessa è necessaria, perché vogliamo che lo sport non sia fonte di stress soprattutto per persone diversamente abili che sono altamente sensibili».
È stato il fratello maggiore, Davide, a portare Matteo nella piscina di Arese. Per lui da tempo ormai nuoto e snorkeling non avevano più segreti e grande era il desiderio di fare immersioni. Gli Acquanauti, istruttori dell?omonima associazione sportiva, messa da parte un?iniziale perplessità si sono letteralmente tuffati in questa sfida: «Abbiamo ideato un corso ad hoc, con un linguaggio semplificato e lezioni di sostegno, che però si è svolto sempre insieme ai normodotati», dice Papetti. «Per la comunicazione sott?acqua abbiamo creato un codice personale». E qui Matteo sbuffa, come un qualsiasi studente, ricordando quanto ha dovuto studiare: «C?è stato il corso in piscina. Poi la teoria: mi hanno dato libro e videocassetta, e ci sono 6 capitoli da studiare, tutti. Dopo c?è un esame».
Un?esperienza davvero straordinaria, da cui si ricaverà un libro, ma non delle solite memorie. Giorgio Papetti sta scrivendo un manuale pratico che possa fare da guida ai colleghi istruttori per il rilascio di altri brevetti simili. La sezione italiana della Hsa, che firma il tesserino che certifica il superamento di un esame dopo un corso per sub, sulle prime non voleva concedere a Matteo il ?titolo? di sub, nonostante dal 1985 a oggi abbia consegnato brevetti a 750 disabili fisici. Poi però gli ha dato fiducia: «Ci siamo trovati di fronte a una novità assoluta, e insieme all?associazione Acquanauti ci siamo messi attorno a un tavolo per capire le capacità di Matteo e come potevamo rilasciare questo nuovo tipo di brevetto», racconta Aldo Torti, presidente di HsaItalia. Che continua: «Il risultato è stato una serie di regole di immersione che Matteo deve osservare, come quella di essere sempre accompagnato da due sub esperti, di non superare i 12 metri di profondità e di rinnovare ogni anno il brevetto». Matteo, che oggi lavora alla A.la.t.ha onlus, che si occupa di trasporti per disabili a Milano, non si ferma: «Vado avanti anche quest?anno, devo imparare cose nuove, fare il ripasso dell?anno scorso e poi ancora pratica. Io sono fatto così. Ma nessuno della mia famiglia e dei miei amici è mai andato sul giornale».

Info:
HsaItalia
via Fratelli Rosselli 3 – Milano
tel. 02.537299

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