Volontariato

Sfida all’impero dei debiti

"Ma io dico che se non aiutiamo i Paesi poveri a uscire dal baratro, affonderemo con loro."

di Gabriella Meroni

A febbraio, quando l?ambasciatore Francesco Paolo Fulci, neopresidente di Ecosoc (il Dipartimento sociale dell?Onu) è voluto andare a visitare la ?sua? sala riunioni, ha trovato la porta chiusa. Sorpreso, ha fatto qualche domanda. Risposta: Ecosoc era stato ?trasferito? nel seminterrato del Palazzo di vetro. Praticamente, in cantina. «Come Cenerentola» osserva il combattivo ambasciatore, primo italiano a presiedere quella che i padri fondatori delle Nazioni Unite avevano disegnato come la ?gamba? solidale dell?Onu, un Consiglio di 54 membri incaricato di occuparsi di economia in crisi, sottosviluppo e povertà. «Certo, negli ultimi anni Ecosoc si era ridotto a un fantasma, si limitava a eleggere i suoi membri, produrre qualche documento e poco più. Ma arrivare al punto di chiudere la sala…». L?ambasciatore Fulci racconta la storiella con un misto di amarezza e diplomatica ironia. «Ufficialmente il posto era indisponibile perché mancavano tre file di sedie, e per risolvere la cosa ho dovuto spedire un mio uomo a Stoccolma, al museo di architettura. Sì, perché la scusa era che i mobili erano opera di un famoso architetto svedese e per rifare le sedie occorrevano i disegni originali dell?artista». Un episodio forse minore, ma che spiega fino a che punto l?Onu avesse dimenticato la sua anima sociale. Che ora Fulci, dopo qualche mese di rodaggio (è stato eletto a gennaio), ha deciso di rilanciare in grande stile durante questo mese di luglio, che vede Ecosoc in sessione plenaria a Ginevra. Ecco come pensa di «ridare un?anima all?Onu». La attende un compito molto difficile, specialmente dopo le polemiche che hanno travolto le Nazioni Unite e le sue agenzie in Kosovo. Difficile, ma indispensabile. Le Nazioni Unite hanno perso troppo tempo. Appena nominato mi sono detto: ma possibile che nessuno si renda conto che la povertà è il problema più grave del mondo? È il vero nemico dell?umanità. E a quelli che mi chiedono perché, di colpo, ci sia venuta questa ?ossessione? suggerisco di studiare la storia romana. I guai seri dell?impero romano incominciarono proprio quando turbe di persone povere e affamate confluirono sulla capitale per cercare di sopravvivere, e la sommersero. Oggi siamo allo stesso punto, secondo lei? Non ancora, ma il trend è simile: ogni anno infatti i poveri aumentano e anche i ricchi, e aumenta il divario che separa questi due gruppi. Purtroppo non si è ancora riusciti a stabilire un?inversione di tendenza che invece è necessaria per non sconvolgere l?equilibrio già precario del nostro mondo, quello occidentale e ricco. Se non aiuteremo i paesi poveri a uscire dal baratro, affonderemo insieme a loro. Come intendete muovervi con Ecosoc? Ecosoc deve ridiventare l?organo principale delle Nazioni Unite per tutti i temi economici e sociali a favore della famiglia e dei popoli. Il nostro primo banco di prova sarà la riabilitazione di Haiti dal punto di vista economico e sociale dopo gli anni della dittatura. Proveremo che affidando programmi di questo tipo ad un solo organismo si evitano le sovrapposizioni tra agenzie che in passato hanno paralizzato il lavoro dell?Onu in molti paesi. Per quanto riguarda il resto del mondo ci muoveremo in tre aree principali: sanità, educazione e aiuti alle donne. Per queste ultime in particolare abbiamo previsto programmi di microcredito ricalcati sulle esperienze già avviate con successo in alcuni paesi poveri, come il Bangladesh. Come farete ad attivare programmi di microcredito? Avete anche questa competenza? No, ma sarà la Banca mondiale a dover estendere gli esperimenti di microcredito già in atto. Noi la solleciteremo a farlo. Ammesso che la Banca mondiale sia sensibile agli appelli di chi per statuto si occupa di paesi in gravi difficoltà economiche… Sarò sincero: fino all?anno scorso tra noi e la Banca regnava l?incomunicabilità più totale. C?era un muro contro cui le richieste di Ecosoc rimbalzavano. Poi improvvisamente quest?anno si è creata una sinergia, un?interrelazione continua per cui ci siamo incontrati ben sei volte per mettere a punto piani di azione comuni. I nostri rapporti sono cordiali e improntati alla massima trasparenza. Ci sembra di capire che anche loro si rendano conto che non può esistere solo la legge del mercato ma si deve tenere conto delle ricadute sociali dell?economia globale. Non sarà troppo ottimista? La prova di quanto le ho detto sta nella disponibilità del G7 di cancellare 70 miliardi di dollari del debito estero dei paesi poveri. Non solo: tocca anche a noi sollecitare continuamente questi grandi organismi finanziari a non perdere di vista l?economia sociale. In questo quadro si inserisce anche il meeting di lunedì scorso qui a Ginevra tra Ecosoc, Kofi Annan, il direttore del Fondo monetario internazionale Camdessus, il direttore della Banca mondiale Wolfensohn e il direttore ad interim della banca della Wto Hartbridge. Noi abbiamo chiesto ufficialmente a questi signori di impegnarsi di più per il debito estero. Finora hanno individuato solo 9 paesi che rispondono ai loro criteri per l?alleggerimento del debito? Non basta, devono allargare il cerchio. Hanno deciso di rimettere un terzo dei debiti dei Paesi poveri? Non basta ancora, devono arrivare a due terzi. Che giudizio dà un diplomatico di lunga esperienza come lei della campagna Jubilee 2000? Pensa che le istituzioni internazionali possano dialogare con queste espressioni della società civile? Non solo possono, ma devono dialogare, e anche prendere esempio. Jubilee 2000 è un?iniziativa eccezionale, e io non mi stanco mai di additarla come esempio da seguire. Credo che se in tutti i Paesi del mondo si facessero raccolte di fondi per sanare i debiti dei paesi poveri si avrebbero effetti positivi in tempi rapidi. Jubilee 2000 è riuscita in pochi mesi a suscitare un dibattito mondiale senza precedenti su un tema come il debito estero che è strettamente correlato alla povertà. L?Onu in 10 anni ha organizzato 9 conferenze mondiali sulla fame, i bambini, le donne, il lavoro, l?ambiente… montagne di carta che hanno prodotto topolini. Forse sarò ambizioso, ma vorrei proprio dare una spallata a tutta questa burocrazia. Qualche minuto prima che cada l?impero. Cos?è il debito inesigibile? Con ?unpayable debt? s?intende quella parte di debito che non può essere esatto nei confronti dei Pvs, se non a fronte di inaccettabili costi a livello di sviluppo umano. Questa è la parte del debito che la campagna Jubilee 2000 punta a cancellare. Perché il debito uccide: le Nazioni Unite hanno calcolato che se i soldi spesi per ripagare i debiti venissero utilizzati dai governi dei Pvs nella sanità e nell?educazione, in un anno si potrebbe salvare la vita a circa 7 milioni di bambini I Paesi indebitati pagano davvero? A parte alcuni provvedimenti presi dalla Banca mondiale al fine di ?congelare? una parte del debito (comunque meno della metà del totale), i Paesi indebitati ogni anno devono corrispondere ai propri creditori la parte del debito e degli interessi. Lampante il caso del Mozambico: ogni anno, nei tempi recenti, il governo di Maputo ha speso circa il 3% del proprio budget per la sanità, l?8% per l?educazione e il 33% per il debito. Un esempio di quello che si definisce ?unpayable? Quando è iniziato a porsi il problema del debito estero dei Pvs? Tutto è cominciato negli Stati Uniti, negli Anni 60, a seguito della svalutazione del dollaro che portò al conseguente aumento del costo del greggio. E, quindi, alla necessità dei Paesi in via di sviluppo di ottenere dalle banche mondiali una serie di prestiti per comprare petrolio e dunque mantenere il proprio grado di sviluppo. Il circolo vizioso a quel punto era posto, complice una politica economica un po? ?facilona? da parte delle banche occidentali: la maggior parte dei soldi prestati (in media un 50%) vennero utilizzati da dittatori locali per mantenere militarmente il proprio potere, gli interessi iniziarono a salire e così il costo del greggio. I Pvs erano a questo punto costretti a chiedere prestiti per poter ripagare quelli precedenti, finendo, di fatto, in bancarotta. Cos?è la campagna Jubilee 2000? Si tratta di un movimento internazionale per la cancellazione entro la fine del 2000 dei debiti inesigibili dei Paesi più poveri del mondo. A essa hanno aderito oltre 120 Paesi e i comitati locali di Jubilee 2000 si trovano in più di 50 nazioni. In Italia il comitato fa riferimento a Movimondo-Molisv (piazza Albania 10, tel. 06.57.30.03.30), dove sono già state raccolte 400 mila firme, fra le quali quelle di più di cento parlamentari. Per dare la propria adesione è sufficiente inviare un fax (06.57.44.869) oppure un molisv@flashnet.it


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