Non profit

Sex,verità e videotape

A parlare di festini e di frustini si prendono le frustate

di Martino Pillitteri

Sessanta frustate non bastano. L’accusa vuole inasprire la pena a Rosanna al Yami, la giornalista saudita colpevole di aver intervistato sul canale libanese Lbc (lebanese broadcasting corp) un playboy saudita in un programma dedicato alle prassi e alle confidenze sessuali degli uomini del regno.  La condanna, 60 frustate e a 2 anni di soggiorno forzato in Arabia Saudita, inflitta da una corte di Jedda la scorsa settimana, non ha soddisfatto il pubblico ministero.  Secondo quello riportato dalla stampa araba questo weekend,  per il  pm, le 300 frustate rappresentano la giusta punizione per aver condotto l’intervista. La giornalista però ne merita altre per averla studiata a tavolino con la squadra di produzione e per  averla pubblicizzata con i colleghi del marketing del network  libanese. Peggio è andata al protagonista dell’intervista, Mazein Abdul Jawad, impiegato della saudi airline, divorziato e padre di 4 figli: a lui sono stati inflitte 1000 frustate e 5 anni di carcere. I tre amici che erano presenti nel video con Abdul Jawad si sono beccati 2 anni di galera e 300 frustate. Solamente 2 mesi di carcere per il povero cameraman, che poverino, era li a fare il suo lavoro, e abituato agli standard  della libertina società libanese, magari si stava pure annoiando.
La pena alla giornalista and company deve essere ancora approvata dalla corte d’appello. Per la giornalista però, se gli ultimi rumor sono attendibili,  non solo non ci sarà inasprimento della pena, ma probabilmente non ci sarà nessuna condanna. Secondo il network saudita Al Alarabiya, visto la risonanza  negativa che questo caso ha generato nei media internazionali,il re saudita in persona sarebbe pronto a intervenire con un perdono reale e chiudere il caso giudiziario prima che diventi un caso diplomatico alcune nazioni  e un caso di principi e di libertà con le associazioni di diritti umani e della libertà di stampa mondiali. Secondo Al Alarabiya, il re è al corrente dei fatti e presto darà istruzioni in merito.
Kiss and Tell, come parafrasava la canzone di Brian Ferry molto famosa  negli anni 90 non è una prassi auspicabile nel regno saudita soprattutto quando si parla sui media arabi  e l’oggetto della discussione è il sesso. Ma non è neppure vero che  un approccio all’intimità stile  “Sex, bugie e vidotape” sia rigettata dalla società saudita.  Infatti, il video in questione, trasmesso la scorsa estate nel programma  Ahmar Bilkhat al-Areed  (La linea audace rossa) nel quale  Abudl Jawad descriveva i dettagli intimi della sua vita sessuale ( in particolare quella pre matrimoniale), come si preparava agli scambi di coppia,  spiegava la funzione dei sex toys ed elencava gli ingredienti degli afrodisiaci, se da un lato è valsa la denuncia da parte della polizia religiosa (ufficialmente conosciuta come commissione per  la promozione della virtù e della prevenzione del vizio) dall’altra lo ha trasformato in un idolo. Secondo un  articolo pubblicato da il Los Angeles Times il 23 luglio scorso, il video in questione aveva generato 150.000 visioni su internet elevando Abdul Jawal  paladino delle masse arabe su you tube.

Per vedere il viedo con sottotitoli in inglese cliccate qui


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