Volontariato

Seveso, quale giustizia dopo ventidue anni?

Sono mezzo milione gli italiani a rischio di disastro chimico, denuncia Greenpeace

di Redazione

Seveso, 10 luglio 1976 – 10 luglio 1998: dopo 22 anni, dell?esplosione all?Icmesa rimane solo l?alto numero di casi di tumore che ha colpito la popolazione a causa della nube tossica e della malainformazione (gli abitanti di Seveso hanno infatti continuato a consumare prodotti ortofrutticoli colivati in casa elevando, senza saperlo, il rischio di danni alla loro salute). E la giustizia? Oltre al danno la beffa. Secondo Greenpeace, infatti, che ha inviato una lettera al presidente Scalfaro il caso Seveso è ancora aperto: la Givaudan, sussidiaria della multinazionale chimica Hoffman-La Roche, proprietaria dell?impianto, ha chiesto infatti che le vengano restituiti i 60 milioni pagati a 21 parti lese. «Un regime di impunità che certo non ferma attività svolte a scapito della salute umana e dell?ambiente», dice Greenpeace che ricorda anche come in Italia siano ancora 500 mila le persone a rischio di morte per incidenti chimici e 580 i comuni che ospitano industrie pericolose. Greenpeace, inoltre, insieme ad Ambiente Lavoro, Cts, Legambiente, Amici della Terra, Ekoclub, Pro Natura, Anni Verdi-Acli, Snop e Wwf ha scritto al sottosegretario dell?ambiente onorevole Valerio Calzolaio invitandolo a recepire una direttiva Ue, denominata appunto Seveso 2, per mettere il nostro Paese al riparo dal rischio industriale. Le associazioni invitano dunque i cittadini a scrivere al presidente Scalfaro per sostenere la loro richiesta di giustizia. Per partecipare alla campagna e avere ulteriori informazioni, rivolgersi a: Greenpeace, Viale Manlio Gelsomini 28, 00153 Roma; tel. 06/5729991, fax 06/ 5783531.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA