Welfare

Severino: ecco i 16 milioni per il lavoro in carcere

Il ministro a Padova "festeggia" il budget ritrovato. Nicola Boscoletto (Consorzio Rebus): "Soldi spesi in modo migliore non ce ne è, i dati sulla recidiva non lasciano spazi a interpretazioni".

di Eugenio Andreatta

«In queste settimane di campagna elettorale, in cui le promesse mirabolanti si sprecano, lei è un raro esempio di serietà e coerenza». Siamo al centro congressi Padova “Luciani”, Enrico Berto, rappresentante di Confindustria Padova, sta parlando di fronte al ministro della Giustizia Paola Severino. Che nell’aula magna dell’università di Padova, il 17 settembre scorso, aveva fatto una promessa: «Se trovo i soldi per il lavoro in carcere, torno e festeggiamo».

Detto, fatto. Sono passati cinque mesi, di certo i più travagliati nella vita più che decennale della legge Smuraglia sul lavoro in carcere. I fondi per rifinanziarla appena prima di Natale sono scomparsi, volatilizzati, o per meglio dire scippati in commissione Bilancio. Ma la ministra non ha mollato l’osso. Ha recuperato 16 milioni destinandoli al solo lavoro in carcere. Così a Padova, oltre alle istituzioni e all’imprenditoria ci sono tutti i rappresentanti della cooperazione sociale – fuori del salone hanno allestito una minifiera, dai prodotti biologici della coop Madre Terra di Rimini ai costumi teatrali della Giudecca fino alle colombe pasquali padovane – a ringraziare Paola Severino per quel tesoretto salvato a fatica.

«Soldi meglio investiti non ce n’è», spiega Nicola Boscoletto, presidente del Consorzio Rebus organizzatore del convegno con Confindustria, Ministero e Università di Padova. «Per ogni milione investito nelle lavorazioni carcerarie se ne risparmiano nove». Non fosse altro perché la recidiva, per chi lavora in carcere, si abbatte dal 90 al 2 per cento (dati sostanzialmente confermati dal ministro) e che il costo di un detenuto per la collettività è di 250 euro al giorno.Tutt’altro che autocelebrazione, comunque, a Padova.

Al di là di sentimenti pietistici, «occorre pensare politiche pubbliche per il carcere che coniughino responsabilità e riconciliazione, dice Luciano Violante, anche lui presente lo scorso 17 settembre, definito da Boscoletto «insieme con il ministro Severino in questi ultimi due anni il nostro compagno di viaggio e sostenitore più importante». Quanto alla titolare di via Arenula, non dà proprio l’impressione di parlare come un ministro in scadenza: «Dobbiamo ancora decidere di quanto aumentare gli incentivi per l’inserimento dei detenuti nelle attività lavorative. Cosa ne pensate? Il ministero non vuole lavorare da solo». Un tema da definire assolutamente prima del nuovo Governo. «Sperando», si augura la ministra, «che chi verrà dopo di me si mantenga in questo solco completando le modifiche rimanenti alla legge Smuraglia».


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