Cultura

Settimane sociali: Terzo settore protagonista

Da Zamagni a Vittadini. Una sintesi degli interventi di oggi

di Redazione

Stefano Zamagni: “Il bene comune è il bene della relazione stessa fra persone”

Che la categoria di bene comune viva, oggi, una situazione di crisi ? vale a dire, di transizione ? è cosa risaputa e ampiamente confermata da una pluralità di segni. Uno di questi ? non certo dei minori ? è la duplice confusione in continua crescita, per un verso, tra bene comune e bene totale e, per l?altro verso, tra bene comune e interesse generale.
Come chiarisce il Documento Preparatorio della 45° Settimana Sociale ai numeri 17 ? 19, mentre il bene totale è una somma di beni individuali, il bene comune è piuttosto il prodotto degli stessi. Ciò significa che il bene comune è qualcosa di indivisibile, perché solamente assieme è possibile conseguirlo, proprio come accade in un prodotto di fattori: l?annullamento di anche uno solo di questi, annulla l?intero prodotto. Essendo comune, il bene comune non riguarda la persona presa nella sua singolarità, ma in quanto è in relazione con altre persone.
Il bene comune è dunque il bene della relazione stessa fra persone, tenendo presente che la relazione delle persone è intesa come bene per tutti coloro che vi partecipano.

Giorgio Vittadini richiama al principio della sussidiarietà

?La sussidiarietà è l?affermazione della libertà dell?uomo nella sua dimensione sociale e istituzionale?. Così Giorgio Vittadini, Ordinario di Statistica all?Università degli studi Milano-Bicocca richiamando ciò che si legge nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa: «Il principio della solidarietà, anche nella lotta alla povertà, deve essere sempre opportunamente affiancato da quello della sussidiarietà, grazie al quale è possibile stimolare lo spirito d?iniziativa, base fondamentale di ogni sviluppo socio-economico, negli stessi Paesi poveri: ai poveri si deve guardare ?non come ad un problema, ma come a coloro che possono diventare soggetti e protagonisti di un futuro nuovo e più umano per tutto il mondo?». In quest?ottica, il principio di sussidiarietà, ?nato dalla riflessione e dalla codificazione di esperienze secolari in atto, ha un nesso profondo con un concetto non ridotto di esperienza, fondato su una concezione antropologica ben precisa? ha aggiunto Vittadini. Negli ultimi secoli, la categoria di ?esperienza? è stata intesa secondo un?accezione soggettivistica: don Luigi Giussani, riprendendo in modo originale categorie del realismo cristiano, ha reinterpretato questo termine proponendo la nozione di esperienza elementare, cioè l?insieme di esigenze ed evidenze fondamentali che costituiscono – usando il linguaggio biblico – il ?cuore? di ogni uomo, la sua faccia interiore, il suo senso religioso, il suo desiderio di verità, di giustizia, di bellezza «criterio oggettivo con cui la natura lancia l?uomo nell?universale paragone».

Giovanna Rossi “Terzo settore e capitale sociale”

Emerge un rapporto circolare tra la produzione di bene comune e la generazione di capitale sociale. Ne è convinta Giovanna Rossi, Ordinario di sociologia della famiglia all?Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, intervenendo sulle ?Forme emergenti nel terzo settore italiano e capitale sociale: un apporto distintivo alla generazione del bene comune??
Il quadro delineato consente di affermare che ?il luogo sorgivo del bene comune, laddove il benessere delle persone e delle famiglie non sia inteso in modo assistenzialistico e individualistico come nei modelli tradizionali di welfare, bensì come benessere relazionale, si situa nelle relazioni di privato sociale e si concretizza nell?azione svolta dalle organizzazioni di terzo settore che si relazionano con gli altri attori societari proprio nell?intento di portare a termine questo loro compito specifico.
Ciò è possibile solo nella prospettiva di un welfare societario, basato sull?attuazione di una sussidiarietà di tipo orizzontale (Colozzi, 2006)?. Non sempre i soggetti del terzo settore riescono a coniugare solidarietà e promozione di un benessere che coinvolga le relazioni delle persone, in primis quelle familiari e restano anch?essi ancorati ad una prospettiva assistenzialistica e sostitutiva nei confronti delle reti primarie e dei mondi vitali.

Leonardo Becchetti: “Tra evangelizzazione e promozione umana ci sono legami profondi”

?La dottrina sociale è parte integrante del ministero di evangelizzazione della Chiesa?. Leonardo Becchetti, Straordinario di Economia Politica all?Università degli studi di Tor Vergata a Roma ha aperto così il suo intervento nella seconda giornata delle Settimane sociali dei cattolici italiani. ?Tutto ciò che riguarda la comunità degli uomini ? situazioni e problemi relativi alla giustizia, alla liberazione, allo sviluppo, alle relazioni tra i popoli,alla pace ? non è estraneo all?evangelizzazione e questa non sarebbe completa se non tenesse conto del reciproco appello che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale dell?uomo? ha detto il professore.
?Tra evangelizzazione e promozione umana ci sono legami profondi .? legami di ordine antropologico perché l?uomo da evangelizzare non è un essere astratto, ma è condizionato dalle questioni sociali ed economiche. Legami di ordine teologico, poiché non si può dissociare il piano della creazione da quello della Redenzione che arriva fino alle situazioni molto concrete dell?ingiustizia da combattere e della giustizia da restaurare. Legami dell?ordine eminentemente evangelico, quale è quello della carità. Come infatti proclamare il comandamento nuovo senza promuovere nella giustizia e nella pace la vera, l?autentica crescita dell?uomo? (Compendio della dottrina sociale n. 66)?.

Luigino Bruni: “Il giorno della reciprocità e della comunione, anche in economia, è appena incominciato”

?Sono convinto che oggi sia necessario, anche per la grande questione ambientale, rivalorizzare la parola evangelica della ?povertà?. Poiché se è vero che la povertà è una piaga terribile quando non è scelte ed è subita, è anche vero che la povertà è una parola del vangelo, che ha ispirato e ispira l?azione dei cristiani e della chiesa fin dall?inizio.
Se sradicassimo tutte le povertà, l?umanità si ritroverebbe davvero molto misera!? E? quanto affermato da Luigino Bruni, Associato di Economia Politica all?Università degli studi Milano-Bicocca. ?I cristiani hanno sempre curato le povertà in mille modi, ma una nota è comune a tutte le esperienze di successo: saper riscoprire il valore della povertà evangelica, e partire da questa per curare le povertà disumane degli altri. I francescani, ad esempio, liberavano tanti dalla povertà non scelta (pensiamo, ad esempio, all?invenzione dei Monti Pietà come ?cura dell?usura?) scegliendo liberamente la povertà per amore (Bruni e Zamagni 2004) ? ha proseguito -. Come loro tanti hanno testimoniato e testimoniano che l?unico modo serio e sostenibile per curare le mille forme di povertà richiede un cambiamento di vita in tutti, in chi ha più ricchezza e in chi ne ha meno o è indigente. Non si aiutano i poveri del mondo con le briciole della tavola dei ricchi epuloni, ma con la comunione dei beni e con un cambiamento serio di stili di vita?.
Per questa ragione la principale proposta economica che la Chiesa dai tempi della primitiva comunità di Gerusalemme ad oggi fa a se stessa e all?umanità è quella della comunione, compresa la comunione dei beni, anche in economia, anche nell?economia globalizzata di oggi. ?Riporre la comunione al centro dell?azione economica significa allora negare la modernità, la globalizzazione, lo sviluppo e l?economia di mercato, e proporre comunità protette dai mercati e dai prezzi? ? ha aggiunto Bruni -. Non credo, e tante esperienza di economia sociale e civile di oggi dicono proprio che è possibile essere nel mercato ma cambiarlo da di dentro con la reciprocità, la comunione, e la gratuità. Il Cristianesimo vive ancora il tempo dell?aurora: non si tratta di rivolgere lo sguardo indietro con nostalgia in ricerca della communitas antica. Il giorno della reciprocità e della comunione, anche in economia, può essere appena incominciato?.

Per seguire i lavori: www.settimanesociali.it

Partecipa alla due giorni per i 30 anni di VITA

Cara lettrice, caro lettore: il 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, VITA festeggerà i suoi primi 30 anni con il titolo “E noi come vivremo?”. Un evento aperto a tutti, non per celebrare l’anniversario, ma per tracciare insieme a voi e ai tanti amici che parteciperanno nuovi futuri possibili.